Città e campagna: un antico legame

Le città sono ormai il cuore pulsante delle società odierne. Queste fungono da centri economici, culturali, turistici, industriali, politici e si caratterizzano anche per il loro livello avanzato in fatto di progresso scientifico, ricerca, qualità dei mezzi di comunicazione e numerosi altri settori che devono il loro progresso per lo più all’ottima pluralità di servizi e interconnessioni offerti dalle aree urbane.

Per definizione, una città è

Centro abitato (…), sede di attività economiche in assoluta prevalenza extra-agricole e soprattutto terziarie, e pertanto in grado di fornire servizi alla propria popolazione e a quella di un ambito più o meno vasto che ne costituisce il bacino d’utenza (o area d’influenza). La città è uno degli elementi umani dello spazio geografico: in particolare un elemento insediativo e un elemento economico; è, o può essere, anche un elemento politico (perché sempre vi si concentrano almeno alcune attività di governo, da quelle locali a quelle nazionali o internazionali), e, ancora, un elemento culturale, sia in quanto luogo elettivo della produzione di cultura sia in quanto sede di beni culturali accumulatisi nel tempo. Da tale molteplicità di funzioni si evince l’importanza della città e si comprende come essa risulti uno degli elementi-guida dell’organizzazione dello spazio.

Lo spostamento verso le città: un fenomeno “recente”

Il Sole24Ore ha stimato, al 26 marzo 2020, che su circa 62 milioni di italiani, 51 vivono in aree urbane, mentre i restanti 10,7 in aree rurali. L’ONU ha addirittura previsto che entro il 2050 due terzi della popolazione mondiale vivranno nelle città. Cifre senz’altro significative.

Questo processo di formazione e crescita delle città, definito urbanizzazione, è però tutt’altro che moderno. Diversi studi provano infatti che le prime tracce archeologiche relative a insediamenti umani risalgono all’incirca a 6.000 anni fa. Il tempo ha poi contribuito ad aumentare tanto i livelli di sofisticatezza di tali luoghi quanto la velocità con cui essi progredivano.

A proposito di questo, non va dimenticato che l’urbanizzazione è strettamente legata alla scoperta dell’agricoltura da parte dell’uomo, che avvenne circa 10.000 anni fa. Fu solo grazie a questa che egli divenne più sedentario, istituendo così villaggi di piccole dimensioni in cui gli individui potevano meglio seguire i loro raccolti.

Curioso è il fatto che inizialmente le società egualitarie fossero la norma, ma quando iniziarono a nascere i nuclei delle città anche le differenze tra gli individui cominciarono a manifestarsi. Il cosiddetto surplus agricolo fu uno dei principali fattori della stratificazione sociale: le varie scoperte tecnologiche in ambito agricolo, come l’irrigazione e la creazione di strumenti ottimali per le diverse procedure, fecero sì che si creasse una classe dirigente addetta al controllo di tale esubero. Queste persone spesso risiedevano vicino ai granai e si occupavano del controllo, della produzione e della conservazione degli alimenti.

I primi centri urbani e il legame con l’agricoltura

I cinque centri di urbanizzazione originari sono, non a caso, fortemente connessi alle aree di diffusione dell’agricoltura.

Mesopotamia

Innanzitutto, il primo scenario cui si deve fare riferimento è l’antica Mesopotamia (altrimenti conosciuta come mezzaluna fertile). In questo luogo nel 3500 a.C. i due fiumi, Tigri ed Eufrate che attraversavano la regione storica hanno contribuito notevolmente alla fioritura di un’avanzata civiltà che è passata alla storia per le sue mura, i templi prominenti, i palazzi avanguardistici ma anche, come previsto, le capanne modeste della gente più umile.

Un altro sito di interesse è chiaramente la valle del Nilo. Qui, nel 3200 a.C., il potere era detenuto da coloro che controllavano i sistemi di irrigazione, di vitale importanza per il corretto mantenimento dei campi. Le mura in questo particolare nucleo erano assenti, ma un segno di grande potere era identificato nelle opere architettoniche che i governanti richiedevano per l’esaltazione di sé stessi a figure divine.

Più recente è il nucleo della valle dell’Indo, che risale al 2200 a.C. circa e presenta una complessa mappa cittadina con la presenza di mura, infrastrutture e abitazioni, le quali, tuttavia, rimasero per diverso tempo piuttosto uguali tra tutti gli abitanti, senza che spiccassero acute differenze dovute all’appartenenza sociale di ciascuno.

Il centro urbano dell’area che si pone all’incontro tra Fiume Giallo e Fiume Azzurro sorge verso il 1500 a.C. e in essa si fa subito notare la prepotenza della classe dirigente: palazzi, templi e strutture imponenti si ergevano su tutta la città come simbolo e dimostrazione di potere. Anche in questo luogo non manca la cinta muraria, anzi, talvolta capitava di trovarne due, l’una dentro l’altra e, del resto, come dimenticare la celebre Muraglia Cinese?

Mesoamerica

Infine, la città antica più “giovane” è proprio quella che si sviluppa in Mesoamerica intorno al 200 a.C. Qui la religione rivestiva un ruolo a dir poco fondamentale nella società, tanto che gli stessi governanti erano ritenuti essere di origine divina.

Questo veloce e sintetico sguardo alla nascita delle città e la loro successiva diffusione permette di cogliere il tratto che da decine di migliaia di anni costituisce la fortuna e l’essenza stessa di tali luoghi: l’interdipendenza da aree che urbane non sono, ma che in diversi modi coinvolgono le città per quanto riguarda le risorse che possono offrire, le necessità che possono richiedere e soprattutto il cospicuo scambio che costituisce l’elemento fondamentale per lo sviluppo di entrambe le parti.

Ciò che in definitiva lega le città al mondo che le circonda è quindi un sostanziale bisogno reciproco di coesistenza. Se poi si volesse guardare al passato e ricordarsi di quella lontana e utopica parità di cui gli archeologi ci raccontano, non sarebbe poi tanto male cercare di considerarla storia e non solamente un’antica illusione.

FONTI

www.infodata.ilsole24ore.com

tg24.sky.it

Erin H. Fouberg, Alexandr B. Murphy, H.J. de Blij, Geografia umana, Zanichelli, Bologna, 2010

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