Seneca diceva “I mali che fuggi sono in te”, anticipando di secoli i suoi odierni colleghi psicologi. Per quanto indietro nel tempo, anche gli antichi infatti dovevano avere intuito che il legame tra corpo e mente era (ed è) qualcosa di totalmente indissolubile e inscindibile da essere in grado di portare vantaggi e svantaggi in entrambe le direzioni.
L’equilibrio mentale e quanto è complesso mantenerlo
Oggi i medici raccomandano di fare esercizio fisico per prevenire i mali più “invisibili” della nostra mente, in particolare l’ansia, e al contempo un “sano” stato mentale impedisce al fisico di spingersi verso estremi pericolosi. Non a caso Mens sana in corpore sano è ormai un motto che risuona in centri estetici e palestre in giro per il mondo.
Mantenere uno stato mentale equilibrato non è però affatto semplice per l’uomo. Egli, in quanto animale, è pur sempre spinto ad agire e pensare da idee tutt’altro che razionali e combatterle con la ragione è un compito più facile a dirsi che a farsi. Oltre ai problemi fisici veri e propri, la specie umana affronta ogni giorno il crescente problema dell’ansia, o meglio delle ansie, perché di questo disturbo ne esistono decine e decine di forme.
L’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap) ha testato in un sondaggio on line la frequenza del presentarsi di sintomi legati all’ansia e al panico. In questo campione di 700 soggetti tra i diciannove e i sessant’anni
è emerso che il 79% di coloro che hanno risposto al sondaggio ha avuto, durante l’ultimo mese, manifestazioni fisiche frequenti e intense di ansia; il 73% si percepisce come una persona molto apprensiva, che si preoccupa facilmente di piccole cose/situazioni; il 68% dichiara di avere non poco disagio a stare lontano da casa o da luoghi familiari, mentre il 91% trova molto spesso difficoltà nel rilassarsi.
Quali sono allora le ansie più comuni?
L’ansia generalizzata:
equivale al palesarsi di sintomi ansiogeni che si protraggono nel tempo, anche senza che si verifichino reali situazioni o eventi scatenanti. Questi sintomi sono spesso identificabili con agitazione, continua spossatezza, difficoltà a trovare la concentrazione o ripetizione di vuoti di memoria, irascibilità, tensione muscolare e alterazioni del sonno.
I precedenti effetti, infatti, non creerebbero allarmismo se fossero temporanei, ma nel disturbo d’ansia generalizzata si presentano anche più di uno alla volta contemporaneamente e con una frequenza pressoché quotidiana per un lungo periodo di tempo (minimo sei mesi). Logicamente, questo stato mentale compromette le prestazioni dell’individuo in qualsiasi ambito che lo coinvolga.
L’ansia sociale:
è caratterizzata da un notevole disagio, che può diventare perfino paura, in casi che richiedano all’individuo di mostrarsi in pubblico ed essere quindi giudicato dagli altri. Si riconosce tipicamente in coloro che, per esempio, mostrano un’inusuale riservatezza e timidezza in mezzo a più persone e che assumono una postura piuttosto rigida, come per stare “sulla difensiva”, inoltre parlano spesso a voce bassa e distolgono lo sguardo dal loro interlocutore. Questo determina che soprattutto in ambito lavorativo tali individui evitino in ogni modo di doversi esibire pubblicamente, riducendo anche al minimo la possibilità di mettersi in gioco.
I disturbi ossessivo-compulsivi:
sono caratterizzati “da pensieri, immagini o impulsi ricorrenti. Questi innescano ansia/disgusto e obbligano la persona ad attuare azioni ripetitive materiali o mentali per tranquillizzarsi.” Nella maggior parte dei casi queste paure sono evidentemente infondate o, quantomeno, esagerate nel loro pericolo; tuttavia provocano, oltre a un vero e proprio senso di repulsione, anche sensi di colpa se l’individuo non provvedesse subito a sistemare il problema.
Così come le ossessioni, anche le compulsioni sono incontrollabili e diventano quindi una sorta di rito che si ripete al ripresentarsi della situazione sgradevole. Sono in tutto e per tutto delle regole, una prassi che la persona adotta per esercitare un controllo ritenuto efficace sull’anomalia che si teme.
Agorafobia:
nonostante l’accezione primitiva del termine indicasse negli studi psicologici quel disturbo che spingeva gli individui a non recarsi in luoghi affollati, oggi è più precisamente ritenuto come il timore di recarsi in luoghi in cui è difficile ricevere aiuto o da cui è difficile scappare.
In genere questa fobia si presenta dopo crisi d’ansia minori e diventa disturbo nel momento in cui l’individuo evita in modo sistematico tutti i suddetti contesti. Prendere i veicoli, uscire da solo, frequentare concerti o posti simili con aggregazioni incontrollate di persone o salire su un ascensore sono azioni che il soggetto agorafobico non è in grado di compiere nel quotidiano, e si riconosce a maggior ragione affetto da questa malattia nel momento in cui tale timore gli impedisce di svolgere i normali incarichi di tutti i giorni.
L’ipocondria:
sempre più diffusa oggigiorno, è invece quell’incontrollata ansia che riguarda le malattie in sé. Il soggetto, infatti, è preso da costante allarmismo ogni qual volta sia convinto di avere una malattia. Questo deriva principalmente da una crescente abitudine acquisita nell’era di internet che permette ad ognuno di analizzarsi autonomamente e ciò incrementa l’errore nel riconoscere il problema (che il più delle volte non esiste o viene ingrandito). Le visite mediche servono poco a chi soffre di questa “fobia delle malattie” e il più delle volte anche solo il sentirne parlare può scatenare dubbi nell’individuo ipocondriaco, senza alcuna effettiva presenza di tali segni su di sé.
L’ansia anticipatoria:
è una forma d’ansia che nello specifico si potrebbe identificare nella formula “paura della paura”. Questa tipologia di disturbo si presenta infatti come una sorta di ipotesi catastrofica di quello che deve accadere nel futuro prossimo e di conseguenza genera aspettative negative su eventi non ancora realizzatisi.
In questo modo si innesca un circolo vizioso, il quale impedisce all’individuo di controllare la situazione perché paralizzato dalla paura del futuro negativo che quindi si realizzerà come tale proprio a causa dell’inibizione che ha colpito il soggetto solo in previsione dell’evento. In sostanza, il preoccuparsi per qualcosa che deve ancora accadere dando per scontato che andrà male impedisce la sua realizzazione positiva.
La forma di malattia mentale più diffusa al mondo
In definitiva, è comprensibile immaginare perché i disturbi d’ansia siano la forma di malattia mentale più diffusa in tutto il mondo: questi sono determinati da fattori esterni, ma non solo… anche la genetica, il carattere, le esperienze personali e la chimica del cervello fanno la loro parte nel plasmare la mente umana in modo continuo e insospettabile.
Il fatto positivo rispetto ad altri malesseri fisicamente più gravi, è che queste fobie sono il più delle volte temporanee e facilmente risolvibili con percorsi guidati, anche se non è raro che si risolvano con serie prese di coscienza da parte di chi vuole riassumere il pieno controllo della propria vita.
Desiderare di essere perfetti sarebbe come chiedere a sé stessi l’impossibile, poiché in quanto umani i limiti fanno parte del gioco, ma, tuttavia, ammettere di averne è il primo passo per trovare l’equilibrio: per quanto vacillante e difficile da raggiungere, è un obiettivo che chiunque, a suo modo, è in grado di realizzare.