Cile: la Costituzione verrà cambiata dopo referendum popolare 

Il Cile ha intrapreso un viaggio verso la democratizzazione della propria Costituzione. Il 4 Luglio si è tenuta la prima sessione dell’assemblea costituzionale, la quale ha l’obiettivo di mettere in pratica una revisione costituzionale, voluta dallo stesso popolo cileno.

Com’è iniziato il processo di revisione costituzionale?

Domenica 25 Ottobre, il popolo cileno è stato chiamato alle urne per decidere se rimpiazzare la Costituzione attuale. Le domande poste al referendum sono state due: “Lei vuole una nuova costituzione?” e “Che tipo di organo dovrebbe redigere la nuova Costituzione?”

Il primo quesito ha visto la vittoria del sì (78,27%) sul no (21,73%). Mentre al secondo quesito, il popolo cileno ha optato per un’assemblea costituente formata da 155 cittadini eletti tramite voto popolare, anziché per un’assemblea costituente mista (formata da membri eletti popolarmente e membri del parlamento in forma equa).

L’assemblea costituente popolare è una novità sorprendente in Sud America, e non solo. Inoltre, ci sarà anche una quota di rappresentanza riservata ai popoli indigeni, anche se non sono ancora stati deifiniti i dettagli in modo preciso. All’estero, più dell’80% ha votato in favore della redazione di una nuova Costituzione. La partecipazione è stata superiore al 50% di tutta la popolazione expat. Una cifra che supera quelle di qualsiasi votazione mai tenuta dall’instaurazione della democrazia in Cile. 

Oggi abbiamo dimostrato nuovamente la naturalezza democratica, partecipativa e pacifica dello spirito dei cileni […] onorando la nostra tradizione repubblicana. […] Questo plebiscito non è la fine. È l’inizio di un cammino, che insieme dovremo percorrere per concordare su una Nuova Costituzione per il Cile.

ha affermato il Presidente cileno Sebastián Piñera. 

La vittoria del sì è stato un momento storico

Quella domenica di Ottobre ha segnato per sempre la storia del Cile. Per la prima volta nella storia del Paese, la Costituzione sarà redatta da un’assemblea totalmente eletta dal popolo. L’importanza del momento si è percepito soprattutto dalla reazione dei cittadini. Quest’ultimi hanno riempito le strade di Santiago, Valparaíso e delle altre città per celebrare il risultato

Santiago del Cile ha visto scoppiare fuochi d’artificio, un applauso generale e altri festeggiamenti nella centrale Piazza Italia. Inoltre, sull’edificio più alto dell’area, Telefónica, è anche stata proiettata la parola “Rinascita”. La celebrazione è durata fino all’inizio del coprifuoco notturno dovuto alla crisi del Covid-19. 

Le “megaelezioni” del Cile

A maggio, il 15 e 16, in Cile si sono tenute le cosiddette “megaelezioni”, chiamate così dalle testate giornalistiche nazionali, nelle quali sono stati eletti contemporaneamente diversi sindaci, assessori e governatori delle regioni. Inoltre, sono stati eletti i 155 membri dell’assemblea che si occuperà della revisione costituzionale, divisi equamente tra uomini e donne, con una quota riservata anche alle popolazioni indigene.

I candidati all’assemblea costituente erano oltre 1300 e l’affluenza popolare alle urne ha simboleggiato ancora una volta la volontà di democratizzare il Paese. A differenza del Venezuela, che aveva intrapreso una revisione costituzionale guidata totalmente dal primo partito, il Cile ha visto candidati rappresentanti di tutte le fazioni, evidenziando la pluralità politica. Tuttavia, la maggior parte dei cileni non ha scelto di votarli e quindi il potere di veto si trova nelle mani soprattutto di cittadini indipendenti, che hanno ricevuto la gran parte dei voti.

Il testo finale sarà successivamente ratificato dalla popolazione nel “plebiscito in uscita”, o ratificatorio, che dovrà avvenire nella seconda parte del 2022. Una volta che l’ultimo referendum sarà approvato, la nuova legge entrerà in vigore immediatamente e sarà retroattiva, invalidando quella precedente.

Il ruolo del Covid-19 nelle votazioni

Il plebiscito di Ottobre 2020, programmato originariamente per il 26 aprile 2020 ma poi posticipato a causa della pandemia, si è realizzato osservando un protocollo sanitario speciale, con una fascia oraria riservata agli anziani over sessanta e con l’uso obbligatorio della mascherina. 

Le persone contagiate dal coronavirus non hanno potuto partecipare, non vi è stata infatti la possibilità di implementare le misure di sicurezza necessarie per permettere alle persone di votare senza trasgredire la quarantena. 

La revisione della Costituzione è stata una delle richieste poste dopo l’“estallido social” (crisi sociale) dell’ottobre 2019, che ha dato luogo alle manifestazioni e proteste di massa che sono sfociate in episodi di violenza, portando alla morte di più di trenta persone e 2.250 querele di violazione dei diritti umani. Il referendum è stato, quindi, il frutto di un lungo processo di accordi firmati dal Congresso il 15 novembre 2019 in un contesto sociale molto fragile.

Le critiche alla Costituzione 

L’attuale Carta Costituzionale cilena (1980) è l’eredità del regime militare di Augusto Pinochet (1973-1990). Questa è una delle ragione principali per le quali i manifestanti del “estallido social” avevano richiesto una revisione della Costituzione.

Augusto Pinochet, dittatore cileno tra il 1973 e il 1990

Molti accademici sostengono, però, che la Carta Magna sia stata già modificata nel 1989 e nel 2005 con buoni risultati. Per esempio, nel 1989 si è eliminata la parte che limitava il pluralismo politico e la promozione di alcune ideologie, fino ad allora proibite, come il marxismo. 

Nel 2005, sotto il governo di Ricardo Lagos, si è conclusa un’importante riforma costituzionale che eliminava la figura dei senatori designati ossia coloro che erano eletti dalle istituzioni delle Forze Armate o la Corte Suprema. Ma oltre all’origine della Costituzione, se ne critica ancora molto il contenuto stesso. 

Secondo Miriam Henríquez (docente di Diritto Costituzionale alla Facoltà di Diritto dell’Università di Alberto Hurtado di Santiago), la Costituzione fu concepita originariamente per essere separata dall’irrazionalità del popolo perché vi era una certa sfiducia nelle capacità razionali della popolazione. Il ruolo effimero dei partiti politici ne rappresentava la prova.

Inoltre, in quanto al contenuto, si tratta di una Costituzione molto rigida: per modificarla si richiedono le maggioranze di due terzi o tre quinti di tutti i deputati e senatori. Quindi, nonostante le riforme del 1989 e del 2005, la docente ha constatato che la Costituzione presenta alcune norme che rendono quasi impossibile riformare una buona parte delle disposizioni.

L’aspetto sociale dell’attuale Costituzione 

L’altro aspetto problematico della Magna Carta cilena è correlato ai diritti sociali. Il testo costituzionale prevede un estado subsidiario che non garantisce delle prestazioni in merito a salute, educazione o sicurezza sociale, considerate aree destinate a una gestione di tipo privato. 

In questo contesto, il ruolo dello Stato è minimo e si limita unicamente a controllare come le aziende private forniscono questi diritti. La privatizzazione è sempre stata un tassello fondamentale del modello di Pinochet. Anche servizi di base come la luce e l’acqua potabile passarono nelle mani dei privati. 

Ci fu infatti una forte privatizzazione anche nelle aree dell’educazione e dell’assistenza sanitaria. La vittoria schiacciante del sì è il risultato di un malessere sociale dovuto anche alla poca rappresentanza popolare nella politica cilena. È un’opportunità per inserire nel panorama politico nuovi ruoli che possano rappresentare la cittadinanza e allo stesso tempo far sì che il cittadino medio cileno diventi la priorità dello Stato. 

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