Si immagini di ritornare al liceo e di dover affrontare nuovamente l’interrogazione di storia romana. Anche lo studente più preparato si sarà reso conto della mole di nozioni, date, eventi, battaglie e nomi di celebri personaggi che si affollano nella mente di chi cerca di ricordarli tutti. Benché appassionante, quella storia che ha visto la nascita e il tramonto del grande impero romano può essere spesso sembrata tanto vicina nei luoghi che ci ha lasciato in eredità quanto lontana nel tempo in cui è accaduta.
Quanto spesso si cerca di dare un volto a coloro che hanno fatto la storia per poterli sentire più reali, più vicini, più simili a chi ora li studia e li ricerca tra le pagine dei libri? A chi non piacerebbe vedere “a colori” quei personaggi di cui si sente tanto parlare e i cui nomi risuonano nella mente passando per vie, piazze e parchi che portano il loro nome come impronta della loro grandezza? Chi non vorrebbe entrare in un museo e vederli prendere vita liberandosi da quei blocchi di marmo che li hanno tenuti intrappolati per secoli e secoli? Daniel Voshart, grazie al Roman Emperor Project, è riuscito a realizzare questa fantasia.
Il Roman Emperor Project: dare un volto agli imperatori
Ebbene, Daniel Voshart, designer canadese, ha messo a frutto il periodo di lockdown dei mesi primaverili del 2020, dovuto alla pandemia da Coronavirus, concentrandosi su un progetto estremamente ambizioso, che unisce scienza, storia e arti grafiche: si è cimentato infatti, durante i mesi in cui era obbligato alla reclusione, nell’impresa di dare finalmente un volto ai grandi imperatori romani che uno dopo l’altro si sono susseguiti dal 27 a.C. al 285 d.C., definendo il progetto “Roman Emperor Project”. Grazie a specifici programmi informatici, Photoshop e riferimenti storici, il designer è riuscito infatti a ricreare i ritratti di questi personaggi trasformando o restaurando circa 800 immagini di busti raffiguranti gli imperatori del Principato. Artbreeder, il programma utilizzato, è noto anche come Machine learning ed è in grado di imparare autonomamente attraverso i dati che gli vengono forniti.
Lo stesso Voshart ha ammesso “Artistic interpretations are, by their nature, more art than science, but I’ve made an effort to cross-reference their appearance (hair, eyes, ethnicity etc.) to historical texts and coinage. I’ve striven to age them according to the year of death — their appearance prior to any major illness” (Le interpretazioni artistiche fanno parte, per loro natura, più dell’arte che della scienza, ma ho fatto uno sforzo per far corrispondere il loro aspetto, capelli, occhi, colore della pelle etc., ai testi storici e alle raffigurazioni sulle monete. Ho cercato di invecchiarli in base all’anno della morte – il loro aspetto prima di qualsiasi malattia grave).
Sostanzialmente, quindi, si può dire che nel progetto abbia cercato di attenersi il più possibile a quelle che sono le testimonianze letterarie, storiche e artistiche pervenuteci riguardo a tali personaggi, ma, naturalmente, il margine di “errore” non è dato trascurabile poiché tanto le raffigurazioni artistiche quanto i ritratti letterari godono di una qualche mancanza (o spesso volontaria modifica) che solamente un salto indietro nel tempo potrebbe colmare.
Le statue corrispondono alla realtà?
Curiosa la scelta sottolineata dallo stesso autore per quanto riguarda le fonti utilizzate per realizzare il Roman Emperor Project quando afferma che “(…) I favored the bust made with the greatest craftsmanship and where the emperor was stereotypically uglier — my pet theory being that artists were likely trying to flatter their subjects” (Ho preferito il busto realizzato con la massima maestria e dove l’imperatore fosse stereotipicamente più brutto – dal momento che la mia teoria preferita è che gli artisti stessero cercando probabilmente di adulare i loro soggetti). A quanto pare, la componente encomiastica e adulatoria connessa alla produzione di statue, sculture e busti, è forse quella da cui più ci si deve guardare: l’istinto di lusingare il committente deve essere stato spesso motivo di abbellimenti anche non poco audaci (e questo Voshart lo sapeva bene).
Per quanto riguarda imperatori appartenenti a dinastie più tarde o alla guida di regni caduti prematuramente, il designer canadese si è avvalso di monete, alberi genealogici e luoghi di nascita, non senza dare un contributo più personale.
Quello che stupisce di questo progetto è vedere come possa rivelarsi la perfetta unione tra scienza e storia, dottrine scientifiche e letterarie, rendendo di pari utilità le risorse di entrambe le parti. Senza la scienza infatti non si sarebbero potuti sommare i dati raccolti in un’unica sintesi, ma, d’altro canto, senza le fonti storiche che sono giunte dal passato non ci sarebbe stato nemmeno un punto di partenza. È fondamentale ricordare che davanti a un progresso scientifico che avanza verso il futuro con passi da gigante e spesso lascia indisturbato dietro di sé i resti di vari tentativi sbagliati, la storia non è solo fonte di sapere ma anche, e soprattutto, fonte di correzione. La storia è l’esempio cui guardare per imparare il meglio ed evitare il peggio.
FONTI