Artigianato: arte o solo un antico mestiere?

L’artigianato può essere considerato arte? È questo l’interrogativo che spesso viene associato a questa attività, che consiste nella realizzazione di oggetti utili e decorativi realizzati completamente a mano o tramite attrezzi. Gli articoli prodotti sono poi spesso molto importanti dal punto di vista culturale e religioso. La natura dell’artigianato è quindi quella di creare oggetti che hanno prettamente una funzione decorativa, principalmente estetica.

Le origini dell’artigianato

Nel tempo l’artigianato è stato differenziato dal concetto di arte, attribuendo una maggiore importanza alla pittura e alla scultura, che nel Medioevo erano ritenute parte dell’artigianato stesso. Questo viene quindi considerato un lavoro tradizionale, che sfocia nel quotidiano, mentre l’arte implica un perfezionamento delle tecniche creative. Ma è sempre stato così? Scopriamolo insieme.

artigianato

Entrambe le parole arte e artigiano derivano dal latino “ars“, che sta per “metodo pratico o tecnica“. E pensare che, nel Medioevo, la parola artigiano non esisteva nemmeno, c’era solo la parola artista. Ma, nonostante ciò, la figura dell’artigiano era importantissima, in quanto indicava una persona che eccelleva nel proprio mestiere, nella propria arte. Inizialmente, dunque, l’artigiano era considerato un vero e proprio artista. Ma le cose non sono rimaste sempre così e la concezione dell’artigiano e dell’artigianato è cambiata.

L’artigianato tra antico Egitto e antica Roma

In Egitto, per esempio, la produzione di oggetti quotidiani era controllata dai tecnici statali. Venivano prodotte armi e materiali per l’esercito, ma  c’era anche una produzione meno sofisticata di oggetti e beni di lusso, destinata ad essere esportata. Questi venivano considerati delle vere e proprie opere d’arte, commerciati come produzioni di valore da popoli come fenici, cretesi e minoici.

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La condizione degli artigiani migliorò sempre di più fino a consentire loro di diventare cavalieri. Nella Roma imperiale vi fu un collezionismo di opere d’arte del passato, che attribuì una dignità artistica all’artigianato. La nascita di un vasto impero portò poi ad una specializzazione territoriale di molte produzioni come metallurgia, ceramiche e prodotti tessili. Le grandi manifatture, a differenza delle piccole botteghe, riuscivano a dare lavoro a un centinaio di persone tra artigiani e operai. Perciò, la transazione tra produzione artigianale ed industriale fu fermata soltanto dall‘elevato costo dei trasporti delle merci oppure dalle tecniche manifatturiere estremamente semplici.

E in Grecia?

Grazie alla sua versatilità, l’artigianato diventò una delle attività fondamentali per l’economia di tutto il mondo. In particolare città come Corinto e Atene riuscirono a trarne i maggiori benefici dato che la ceramica assunse un grande valore artistico. Il gusto e lo stile iniziarono a differenziare le varie botteghe e l’artigiano acquistò un grande valore sociale, nelle città dove lo sviluppo del livello commerciale era molto più elevato.

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La formazione di comunità stabili incentivò quindi  parecchio l’attività dell’artigianato. La creazione di manufatti richiedeva sempre una maggiore specializzazione, ed era diventata un’attività che ormai si tramandava attraverso segreti professionali. Si installarono delle comunità stabili di artigiani per via della crescente richiesta di manodopera e la formazione di città e di diverse aree permise la circolazione delle materie prime, specializzando la produzione artigianale in città diverse. Dal punto di vista sociale, il ruolo dell’artigiano diventa dunque più importante e autonomo quanto più funzionale è la sua attività.

Molto probabilmente vicino le città c’erano delle vere e proprie botteghe artigianali che si trasformavano in imprese. Chi voleva entrare nel settore dell’artigianato veniva affidato ad un artigiano esperto, che insegnava ai suoi allievi il mestiere. Questi dovevano osservare, capire e cercare di imparare le dinamiche del lavoro della bottega. Gli allievi chiaramente all’inizio non erano pagati, ma iniziarono a ricevere una piccola paga quando le loro produzioni rispettavano le richieste delle associazioni per cui lavoravano.

Le Corporazioni e il Rinascimento

L’attività dell’artigianato era poi tutelata da associazioni, chiamate Corporazioni delle Arti e dei Mestieri. Le Corporazioni regolavano ogni dettaglio riguardante il controllo sulle materie prime e il corretto processo lavorativo. Già presenti in epoca romana, erano denominate “Corpus” e avevano un ruolo politico ed economico molto importante. Diocleziano rese le corpus obbligatorie ed ereditarie, garantendo una stabilità sociale presente e futura. In questo modo divennero un vero e proprio modello da cui prendere ispirazione.

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Le corporazioni delle arti del disegno iniziarono a staccarsi tra loro. Con la nascita delle Accademie si assistette quindi a una distinzione economica e pratica tra artigiani ed artisti. Nel Settecento ci fu una profonda preoccupazione per la crisi dell’artigianato e si proposero nuove tecniche di lavorazione. In quegli anni nacquero scuole di arti destinate a preparare gli artigiani. Nell’Ottocento, invece, il ritorno di una produzione artistica di alta qualità avvicinò, nel secolo successivo, le produzioni artistiche all’industria.

L’artigianato italiano

L’artigianato ha quindi una storia molto ricca e sfaccettata. In Italia, soprattutto, è un’arte tramandata da generazione in generazione. Fare artigianato è sinonimo di creare storia e tradizione culturale. Purtroppo, la concezione di artigiano con il passare del tempo si è distaccata sempre di più dalla figura dell’artista. Infatti, nel vocabolario italiano l’artista è indicato come “colui che si dedica a una delle belle arti come realizzatore o come interprete“, mentre l’artigiano come “colui che lavora prodotti non in serie, artistici e non“.

Tutto è però cambiato quando, il 25 luglio 1956, il Parlamento definì l’artigianato come impresa, inserendo lavorazioni in serie. Le botteghe dovettero iscriversi al R.e.c. (Registro Esercenti il Commercio) e rispettare gli stessi regimi fiscali che erano stati imposti alle industrie vere e proprie.

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Ma com’è considerato oggi l’artigianato?

La legge 443/85 della nostra Costituzione afferma:

É imprenditore artigiano colui che esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare, l’impresa artigiana,  assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri ed i rischi inerenti alla sua direzione e gestione e svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo. È inoltre previsto che lo stesso imprenditore possa essere titolare di una sola impresa artigiana, mentre può essere socio non operante in altre società.

L’artigiano, quindi, con questa legge perde il l’appellativo di artista e diventa un vero e proprio imprenditore. Dunque, tutto il suo lavoro inizia a basarsi esclusivamente sul denaro e sul desiderio di arricchirsi, non più sulla passione e sul sentimento di produrre arte.


FONTI

Wikipedia

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