Contrariamente a quanto spesso si pensa ragionando per stereotipi l’età medievale è stata ricca di cultura e, soprattutto, di letteratura. Molti tra i più famosi e influenti autori delle principali letterature del mondo occidentale hanno composto i loro capolavori in questo periodo e sono rimasti punti di riferimento per molti secoli. La produzione medievale, inoltre, per via della sua diretta discendenza da quella tardo-latina, mantiene un’unità che, in un certo senso, unisce l’Europa, se non dal punto di vista politico sicuramente da quello culturale.
Un’unione politica complicata
L’idea di unità politica non era particolarmente presente nel periodo delle letterature romanze. I principali stati si trovavano infatti in una situazione di divisione interna. La Francia conservava una profonda divisione tra zona settentrionale, in cui veniva parlata la lingua d’oïl e la zona meridionale, in cui dominava la lingua d’oc. La Spagna era divisa in regni distinti, alcuni dei quali sotto il dominio arabo. Anche l’Italia era divisa in comuni e principati. Com’è possibile, dunque, che la letteratura potesse rappresentare un punto di unità non solo per uno stato, ma per un continente?
La formazione scolastica medievale
Quest’unità, per cui nessun autore può essere radicalmente analizzato individualmente o all’interno dei confini del suo stato, ha le sue radici più profonde nell’istituzione scolastica. La scuola medievale discende direttamente da quella latina: è impostata sulle ars liberales e l’insegnamento è impartito principalmente in latino. Questa lingua, che dopo la caduta dell’impero aveva perso la sua unità istituzionale, continuava a essere la lingua della cultura per eccellenza e dava la possibilità ai letterati di spostarsi e di rendere i loro studi internazionali. Sintetizzando potremmo dire che il ruolo del latino all’epoca è assimilabile a quello dell’inglese nella società odierna.
Il ruolo della religione
Anche la religione ricopre sicuramente un ruolo centrale nell’internazionalizzazione culturale. La fede cristiana era infatti un punto di incontro per la maggior parte dei letterati, un motivo di comunione in mancanza di identità nazionali ben definite. I pellegrinaggi e i testi di teologia erano centrali perché gli intellettuali di vari paesi, geograficamente distinti, trovassero un punto di incontro e arrivassero a costituire una sorta di unità, un unicum romanzo, come è stato denominato da diversi studiosi.
Un aperto riutilizzo di temi…
Importante è anche la comunione di temi che attraversa radicalmente le opere di autori distanti geograficamente. Questo è radicato chiaramente nella formazione dei poeti: essi si formavano su testi latini ed erano spesso, a causa del costo e della mancanza dei libri, obbligati a impararli a memoria. Molti temi tornavano spesso circolarmente, arrivando a essere dei veri e propri topoi o luoghi comuni. Ne è una esempio il fortunatissimo topos del locus amoenus, un luogo perfetto, ricco di alberi, con un torrente, una brezza primaverile, in cui si sviluppano situazioni sempre piacevoli.
… e di opere
Abbastanza chiaro è che il copyright sia un concetto moderno e non medievale. Infatti in questo periodo era molto diffuso riprendere opere di altri autori per terminarle, per rivederle, per continuarle. Anche in questo caso ci troviamo di fronte dunque a una circolarità di temi: penso per esempio al fortunatissimo ciclo dei romanzi carolingi, con protagonista il paladino Orlando. Partendo dalla Chanson de Roland, la figura del paladino e delle sue avventure incontra fortuna addirittura fino a Ludovico Ariosto, che nel 1516 pubblica la sua prima versione dell’Orlando Furioso continuando idealmente la precedente opera di Matteo Maria Boiardo. Stessa fortuna al filone dei romanzi bretoni incentrati sulla figura di re Artù, che suscitano ancora oggi curiosità per il loro originale miscuglio di storia e leggenda, verità e magia.
La figura dell’intellettuale
Per la società medievale la figura dell’intellettuale era problematica: per i nobili era colui che, essendo in grado di leggere e scrivere, poteva assolvere ad alcuni compiti burocratici; per il popolo era una figura complicata. Grazie alla sua formazione era potenzialmente un individuo in grado celebrare la messa. Non era tuttavia riconosciuto per il suo impegno intellettuale, ma più per le attività pratiche che poteva assolvere. Da cui un senso di isolamento nella società di tutti i giorni, che spinge molti intellettuali a legarsi ad altre personalità culturali sparse per l’Europa, con cui è possibile comunicare grazie al latino. Viene dunque a costituirsi una sorta di società ideale di letterati, certamente spinta all’unità di cui abbiamo sopra detto.
E gli incolti?
Se fino a ora ci siamo concentrati sul ruolo della cultura nella società ideale dei colti, non possiamo dimenticare che la maggior parte della popolazione nel medioevo era analfabeta e non aveva dunque le competenze per essere ammessa nell’élite letteraria. Essi erano tuttavia i fruitori di alcune opere, soprattutto quelle scritte nelle lingue romanze. Centrali per questa cultura, principalmente orale, le figure dei giullari, che riprendevano alcune opere, come le storie bretoni o quelle carolinge, e le narravano nelle piazze, potendo giungere a strati della società prima esclusi dal mondo letterario. Il loro stile di racconto è caratterizzato da continue ripetizioni e colpi di scena, per permettere di mantenere alta l’attenzione del pubblico, facilitarne la comprensione e la memorizzazione.
Ruolo della Chiesa per gli incolti
Altro punto di incontro tra pubblico incolto e forme letterarie è certamente quello delle scritture sacre, lette e commentate durante le messe, e delle vite dei santi, usate come esempio di comportamento. Anche opere prettamente didascaliche erano molto diffuse: condannavano comportamenti sbagliati, a volte sotto forma di allegoria, e mettevano in risalto le punizioni esemplari
Il ruolo centrale della Francia
Punto di irradiazione di molti temi e mode è stata durante il medioevo la Francia. Territorio fertile culturalmente, che ha dato molti autori importanti. Ricordando la divisione linguistica della Francia, possiamo riconoscere come forte modello per la poesia l’area occitana, la cui lingua è il provenzale. L’area settentrionale invece, in cui si parlava francese antico, padre del francese moderno, è stata invece a lungo modello per la narrativa, sia breve che lunga.
Conclusioni
Concludendo possiamo forse capire meglio, dagli aspetti sopra analizzati, perché la letteratura europea è stata spesso indicata proprio come “europea”, senza che vi fosse ancora un’unione politica. L’importanza della lingua è sicuramente centrale, ma certo anche i rapporti tra i letterati e il lavoro internazionale dei giullari hanno fatto sì che le nostre letterature contemporanee avessero delle radici comuni in epoca medievale.
FONTI
Alberto Vàrvaro, Letterature romanze del Medioevo, Bologna, Il Mulino, 1985