Negli ultimi anni, in Italia si respira un sempre più evidente clima di tensione razziale. Da un lato, il discorso sul razzismo italiano sta finalmente trovando un pubblico che è pronto ad ascoltare (come la Rai). Dall’altro lato, quest’attenzione crescente è dovuta alle tragedie, soprattutto statunitensi, di cui si ascoltano sempre più spesso le notizie.
Il discorso italiano sul razzismo ha trovato il suo punto culminante con l’omicidio di George Floyd e le seguenti proteste globali avvenute lo scorso giugno. Ma ora, sembra sia giunto il momento di affrontare questa tematica nel contesto italiano. Soprattutto dopo vari episodi accaduti negli ultimi anni: dall’omicio di Emmanuel Chidi Namdi al suicidio di Seid Visin.
Ma come si parla di razzismo in Italia? E, soprattutto, chi ne parla?
Il podcast “Sulla Razza”
“Sulla Razza” ha lo scopo di dare inizio alla discussione sulla questione razziale in Italia. Il podcast è prodotto da Undermedia col supporto di Juventus.
Le conduttrici sono Nadeesha Uyangoda, Natasha Fernando e Maria Mancuso, le quali per due volte al mese, per sei mesi, parlano per trenta minuti di quei termini e di quelle nozioni solitamente associate solo al mondo anglofono. Il loro podcast vuole applicare questi termini alla realtà italiana, e quindi sviluppare un linguaggio aggiornato e pertinente.
Il focus sulla lingua è dovuto alla necessità di sviluppare un linguaggio che possa rappresentare l’esperienza delle persone italiane non bianche. Molto spesso, parole come lightskin o la n-word non sono prese seriamente dalle persone “bianche” che si giustificano affermando che sono parole che non c’entrano niente con l’Italia o la storia italiana. Sembra quindi che manchino le parole in italiano per descrivere certe esperienze, ma queste esperienze non mancano affatto, anzi sono effettivamente vissute da molte persone, specialmente dalle seconde generazioni, le quali non hanno però di solito molta voce in capitolo.
Ed è per questo, che il fatto che il podcast sia presentato da donne non bianche è estremamente rilevante. Finalmente, si inizia a comprendere che temi come il razzismo e la questione razziale italiana dovrebbero poter essere affrontati principalmente da persone che la vivono sulla proprio pelle e non solo in modo prettamente teorico da persone bianche.
Le speaker
Natasha Fernando lavora presso la Università di Westminster ed è co-speaker e autrice di S/Confini, il podcast di “The Submarine” sulla migrazione e identità. Natasha Fernando ha ottenuto il dottorato di ricerca presso l’Università di Westminster con una tesi sulla percezione della “crisi d’immigrazione”, l’empatia e la discriminazione interiorizzata.
La seconda speaker è Nadeesha Uyangoda, un’autrice e giornalista freelance che tratta di identità, seconde generazioni e migrazioni. I suoi articoli sono stati pubblicati da «Al Jazeera English», «The Telegraph», «Open Democracy», «Vice». Quest’anno è uscito il suo primo libro “L’unica persona nera nella stanza” che affronta tematiche simili a quelle trattate nel podcast, a partire dal suo vissuto.
La giornalista Nadeesha Dilshani Uyangoda racconta il senso di contraddizione di identità vissuto da molti cittadini italiani di nuova generazione in “L’unica persona nera nella stanza”. https://t.co/7sGK38GL5u @66thand2nd pic.twitter.com/VjNJ849K7s
— Il Libraio (@illibraio) March 9, 2021
Il podcast oltre ad avere due speaker nere ha anche una speaker bianca. Maria Mancuso è l’unica persona bianca e il suo ruolo è rilevante in virtù di quel concetto che viene spiegato proprio nel primo episodio, “l’alleato”.
Lei è un’alleata, ossia una persona che sostiene una minoranza pur non facendone parte. Infatti, l’alleato si rende conto della dell’esistenza del razzismo e delle ingiustizie e come persona bianca riconosce il privilegio dell’essere bianco. L’alleato in questione non potrà mai capire del tutto come sia subire una discriminazione razziale, ma può essere d’aiuto per cambiare il mondo: leggendo, informandosi e praticando attivamente l’antirazzismo.
Qualsiasi persona bianca che ascolta con attenzione il podcast sta già adempiendo al suo ruolo di alleato. Infatti, già il solo ascoltare può fare molto perché può portare a un’autocritica e autoanalisi dei propri comportamenti e successivamente al parlarne con altre persone bianche, nella vita privata, con amici e famiglia, specialmente quando affrontare l’argomento sembra difficile.
Tratti interessanti del podcast
Il podcast “Sulla Razza” riflette su dodici parole legate alla questione razziale in Italia.
Ogni puntata inizia con una parentesi storica spiegata da Natasha Fernando, la quale insegna Comunicazione e Sociologia alla Università di Westminster a Londra. L’episodio, poi, prosegue con una riflessione sul termine specifico e si cerca di capire come quella parola e quei concetti possano essere tradotti nella realtà italiana.
Un tratto del podcast molto importante è il rilievo che si danno alle voci delle persone che vivono sulla loro pelle certe dinamiche razziste o in generale, discriminatorie, che siano persone della categoria definita BAME (Black, Asian and minority ethic), musulmane o semplicemente donne.
Alla fine di ciascun episodio, suggeriscono altri contenuti riguardanti la tematica affrontata in quell’occasione in modo da permettere alla audience di approfondire l’argomento: da libri di narrativa, alla letteratura post-coloniale ai film.
Perché questo podcast è importante?
“Sulla Razza” vuole provocare. Si capisce dallo stesso titolo scelto per il podcast: in Italia normalmente si cerca di evitare parole come “razza” e “razzismo” secondo la narrativa per cui in teoria siamo tutti uguali, anche se nella pratica non veniamo trattati tutti egualmente.
Per 30minuti, 2 volte/mese tradurremo 12 concetti e parole provenienti dalla cultura angloamericana, ma che ci ostiniamo ad applicare alla realtà italiana — BAME, colourism, fair skin privilege. E cercheremo di capire come questi circolano e si fanno spazio nella nostra società. pic.twitter.com/E1qTHxouxf
— sullarazza (@sullarazza) February 2, 2021
La necessità di podcast come questi, o in generale di contenuti italiani su queste tematiche, è fondamentale perché è giunto il momento di riconoscere che il razzismo in Italia esiste ed è istituzionale e culturale.
La provocazione di “Sulla Razza” non è però senza un fine ultimo: l’obiettivo è fare uscire gli italiani bianchi dalla comfort zone e portarli a conoscere (o riconoscere?) il peso che atteggiamenti, azioni e parole hanno per una fetta della popolazione italiana, quella di origini straniere.
Per ora i temi affrontati sono i seguenti: la razza, il colorismo, la goccia di sangue nero, la parola con la n, la minoranza modello, le coppie miste, la diversità e inclusione, il tokenismo e la letteratura postcoloniale.
Infine, in collaborazione con «Vice», dopo ogni episodio sono proposti degli articoli che approfondiscono le tematiche discusse. Negli articoli, le speaker indagano su aspetti particolari dell’episodio. Per esempio nell’articolo di Nadeesha Uyangoda in riferimento alla terza puntata, Nadeesha affronta il tema della one-drop rule nel contesto italiano e in particolare la questione di chi può definirsi nero, brown, di colore etc.