Zack Snyder e Justice League, la forza di perseguire un’idea

Se stai per vedere lo Snyder Cut di Justice League è molto probabile che tu abbia già visto la prima versione del film andata in sala nel 2017 e la successiva versione estesa in DVD ad opera di Joss Whedon. Questo vuol dire che quasi sicuramente, fatta eccezione per coloro che hanno una grave malattia chiamata “mancanza di buongusto”, sarai già rimasto deluso due volte da questa pellicola. Le tue aspettative magari si saranno leggermente rialzate dopo i tanti promettenti trailer riguardo questa nuova extended version, eppure comunque nella tua mente persiste il sospetto.

Il sospetto di doverti sorbire nuovamente lo stesso banalissimo film infinito per poter vedere l’aggiunta di due scene inutili e scialbe. Non mollare amico. Vale la pena crederci e sedersi ancora una volta davanti allo schermo, perché Zack Snyder’s Justice League merita la giusta attenzione.

 

La profezia si avvera ancora

La trama, per grandi linee, resta fedele allo scheletro delle precedenti versioni della pellicola. Si riparte dalla fine di Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016. Superman è morto per mano di Doomsday e l’umanità ha perso il suo più grande eroe. Il mondo è in tumulto e la profezia pronunciata da Lex Luthor nelle ultime scene, “Egli sta arrivando dall’oscurità”, sembra essere in procinto di realizzarsi. Infatti dalle profondità della spazio remoto emerge Steppenwolf, tirapiedi d’elité dell’oscuro signore del pianeta Apokolips Darkseid, pronto a riportare la distruzione sul pianeta Terra.

Il piano è semplice. Riunire le tre scatole madri, marchingegni tecnologici avanzatissimi usati per plasmare i mondi a proprio piacimento, smarriti da Darkseid durante il suo primo assalto alla Terra secoli orsono. Con questa tecnologia tra le mani nulla potrebbe opporsi al Tiranno di Apokolips.

Tuttavia, le tre scatole sono state divise, a seguito dell’antica vittoria, tra i tre popoli membri dell’alleanza che ricacciò i malvagi invasori in passato: Amazzoni, Atlantidei e Uomini. Inizia così la caccia di Steppenwolf che seminerà cadaveri in ogni regno pur di giungere al potere assoluto. Contemporaneamente però, qualcuno cerca di contrastare la minaccia assemblando un gruppo di eroi che possa fronteggiare l’esercito nemico. Stiamo parlando ovviamente dell’uomo pipistrello più amato di Gotham City, Batman aka Bruce Wayne. Bruce, tra mille difficoltà e ripensamenti, riesce nel suo intento e getta le basi della futura Justice League, unendo Wonder Woman, Flash, Cyborg e Aquaman.

Eppure non basta. Il nemico è ancora troppo forte. Così, dopo una serie di dolorose sconfitte e dopo aver perso due scatole madri, non resta che ricorrere al proibito. Bisogna riportare in vita Superman. Con tutti i rischi che questo comporta.

Riportare tra i vivi il figlio di Krypton non è semplice ed è eticamente controverso. Vuol dire sfidare le leggi della natura e giocare con la sottile linea che divide la vita e la morte. Non tutti gli eroi sono d’accordo. A ciò si aggiunge un incubo ricorrente che tormenta le notti di Bruce Wayne: in questo sogno la Terra è ormai soggiogata dal male cosmico e l’umanità vive nell’ombra o in catene e il suo carceriere altri non è che il suo vecchio paladino, Superman, ora al fianco di Darkseid.

Ma Bruce non esita. Ne è sicuro. L’unica speranza per vincere è ricondurre Clark Kent a nuova vita. Il piano riesce, ma Clark ha bisogno di tempo per realizzare ciò che è successo, per riabbracciare coloro che hanno pianto per lui, la sua amata Lois e la madre Martha. La Justice League tuttavia non ha più tempo. È ora di lanciarsi in uno scontro frontale con il nemico, ormai pronto a distruggere il mondo, forte del possesso di tutte e tre le scatole madri.

La battaglia per il destino dell’umanità è senza quartiere e il suo esito oscilla costantemente tra il successo e la catastrofe. Proprio quando tutto sembra perduto, nonostante l’arrivo di Superman in soccorso dei nostri eroi, sarà Flash a rivelarsi decisivo per la salvezza del pianeta. Ad un solo istante dall’annientamento inizia una folle corsa capace di fermare e riavvolgere il tempo, riportando i nostri eroi in vantaggio e mettendo Cyborg nelle condizioni di distruggere le scatole madri. La partita è chiusa. Steppenwolf perde la testa, letteralmente, per mano di Wonder Woman e la Justice League manda un segnale forte a Darkseid. La Terra ha dei nuovi eroi pronti a difenderla.

Il fallimento del DC Extended Universe?

Il progetto cinematografico del DC Extended Universe, come è ben noto, sta procedendo con risultati altalenanti. La Warner ha deciso di seguire una filosofia vagamente simile a quella di casa Marvel, concorrente numero uno in materia di supereroi. Il disegno iniziale alla base di questo universo narrativo prevedeva una serie di storie, con protagonisti Batman, Superman e compagni, che prima o poi si sarebbero intrecciate fino a giungere ad un mega-blockbuster, Justice League per l’appunto. Un po’ come ha fatto la Marvel con il progetto che ha portato ad Infinity War ed Endgame.

Tuttavia, accanto a queste storie si è deciso di affiancare dei film one shot dedicati ai medesimi eroi o ai loro antagonisti, vedi il caso di Joker del 2019 di Tod Phillips, con un taglio più autoriale. Questi ultimi hanno soddisfatto le aspettative, mentre i primi sono andati incontro a recensioni negative di critica e pubblico.

Non ha convinto L’uomo d’acciaio. Wonder Woman e Wonder Woman 1984 sono risultati incolori agli occhi degli spettatori. Stessa sorte è toccata ad Aquaman. Insomma, qualcosa chiaramente non funziona nel progetto Warner e ad ogni nuovo film il pubblico evidenzia sempre più lacune.

Con queste basi deboli e ricche di dubbi si è giunti a Justice League, il banco di prova definitivo. Se vi state domandando come mai non si è fatto alcun accenno in queste precedenti righe a Batman v Superman, potrete facilmente intuire l’apporto di questo film al DC Extended Universe. Nullo, visto che sostanzialmente il film può essere riassunto con una frase: Batman e Superman litigano per colpa di Lex Luthor e Superman muore, fine. Da qui come detto parte Justice League, che quindi porta con sé una serie di fragilità narrative evidenti e uno sviluppo travagliato che porterà la pellicola a mutare in corso d’opera e a passare dalle mani di Zack Snyder a quelle di Joss Whedon.

Le ceneri di Joss Whedon

Snyder purtroppo, a seguito di un grave lutto familiare, ha dovuto abbandonare il film in fase di post-produzione, a lavoro quasi ultimato e a riprese finite. L’arrivo di Whedon, almeno inizialmente, era stato accompagnato da discrete speranze. Il regista aveva comunque alle spalle il successo di The Avengers, il che faceva presupporre che avesse le carte in regola per rilanciare l’universo cinematografico DC, che anche a causa dei film dello stesso Snyder si stava inabissando.

Inutile dirlo. Non è andata esattamente così. Il suo lavoro segue le direttive degli stati generali di Warner che intendono rimuovere la patina dark e le atmosfere cupe tipiche di Snyder per virare verso un prodotto più family friendly. Insomma, volevano fare i soldi con The Avengers senza Capitan America, ma con Superman. C’è un grosso problema però. DC e Marvel sono due cose totalmente distinte.

Il risultato è stato un film a dir poco imbarazzante. Farcito di battutine alla Guardiani della Galassia, con personaggi edulcorati e stereotipati fino alla nausea, un cattivo scialbo come pochi, scene di combattimento o troppo confusionarie o troppo rapide e backstories inesistenti che rendevano i protagonisti delle mere maschere senza anima.

Joss Whedon ha totalmente snaturato il pensiero riguardo il film di Snyder e ha creato una copia carbone mal riuscita e decorata con lustrini e paillettes. A nulla è servita la prima extended version, le cui scene esclusive non aggiungevano nessun valore alle dinamiche narrative. Il fallimento nasce alla base, dall’idea di cambiare in corsa lo stile della pellicola, senza riflettere sulle conseguenze artistiche di tale scelta, bensì pensando solo agli incassi. Ma il pubblico sa cosa vuole e, purtroppo per i dirigenti Warner, non voleva un film di Joss Whedon.

Il desiderio di portare avanti un’idea

Detto ciò, bisogna però fare i conti con la realtà. Se il DC Universe al cinema stava fallendo – più avanti si capirà il perché del tempo passato – era anche colpa di Zack Snyder. Il suo modo, a tratti altezzoso e pretenzioso, di fare cinema aveva creato dei prodotti poco godibili e trattandosi non di film d’autore, ma di blockbuster per il pubblico mainstream, questo aveva generato non poche critiche.

Eppure Zack Snyder’s Justice League è forse il film più bello del regista di Green Bay. Tornato al lavoro per volere del cast e dei fan, Snyder ha riversato anima e corpo nella pellicola, rendendola completa e profonda. Il desiderio era quello di presentare la sua idea primordiale e dimostrare quanto di buono c’era nelle sue intenzioni e nel suo disegno. La parola d’ordine è completezza. Non bisogna rimanere perciò sconvolti dalla mostruosa durata di quattro ore e dalla divisione in capitoli.

Finalmente la vera Justice League

Ogni minuto risulta essenziale. Viene dato spazio a tutto ciò che Whedon aveva disgraziatamente tagliato. Tutte le backstories dei protagonisti sono approfondite e gettano le basi per le loro personali avventure future. Nelle prime scene dedicate a Barry Allen  incontriamo a sorpresa Iris West, che nel 2022 avremo occasione di rivedere nell’attesissimo The Flash, e successivamente nelle profondità di Atlantide ritroviamo Vulko, interpretato da Willem Dafoe, che abbiamo conosciuto in Aquaman.

Da non dimenticare anche le comparsate di Martian Manhunter. Ogni personaggio della squadra riceve la propria attenzione e cerca di ritagliarsi un carisma lontano dallo stereotipo fumettistico. Fondamentale ad esempio è il ruolo di Cyborg. Questi rappresenta il punto focale della Justice League, prima ancora dello stesso Superman, ed è al centro del piano che porterà gli eroi a trionfare nello scontro finale. Nell’opera di Whedon questa sua crucialità si era persa dietro una terribile CGI ed una sceneggiatura frettolosa.

Ritornano con arroganza le atmosfere dark di Snyderiana memoria, che su questo film non stonano e, anzi, vanno di pari passo con la maggiore attenzione data alla costruzione del ruolo da villain di Steppenwolf, la fine dei mondi. Esteticamente questi appare totalmente rivisitato. Ringraziando ogni possibile divinità, viene accantonato il design con il gonnellino da gladiatore romano in favore di una maggiore prestanza fisica e di un look più aggressivo e “spinoso”, all’insegna del grigio metallizzato.

Il personaggio viene sviscerato e mostrato per quello che è. Un mero scagnozzo del tiranno oscuro Darkseid, vero mastermind del film. Anche questo gigantesco dettaglio, che tutto è fuorché trascurabile, era solo accennato nelle precedenti versioni, mentre all’interno dello Snyder Cut è il vero nodo della vicenda.

A Darkseid è dedicata l’inedita sequenza iniziale che mostra la prima discesa del conquistatore di Apokolips sulla Terra, alla ricerca della misteriosa equazione anti-vita, e la sua cocente sconfitta per mano dell’antica alleanza.

Questa battaglia è fondamentale per comprendere al meglio la narrazione di Justice League e al suo interno Snyder inserisce tutta una serie di presenze che strizzano l’occhio ai fan più accaniti della serie. Possiamo osservare la presenza delle divinità greche al centro degli intrecci di Themyscira e di una lanterna verde, altro personaggio cardine della Justice League fumettistica e altra nota dolente per l’universo cinematografico DC. Questa storia lontana nel tempo verrà successivamente riportata alla luce, in un’altra scena tagliata in precedenza all’interno di una cripta, da Diana, Wonder Woman.

Più attenzione è data anche banalmente agli scontri, si pensi al maestoso assalto di Steppenwolf contro le amazzoni. Le coreografie di combattimento durano più a lungo e, in particolar modo nelle fasi finali, risultano totalmente stravolte. Basti pensare anche solo all’ingresso di Superman nell’ultimo faccia a faccia con Steppenwolf.

La sua entrata da bravo ragazzo in tutina rossa e blu con annessa frase sull’amore per la giustizia, praticamente Capitan America ma con i raggi fotonici dagli occhi, è stata rimossa dalla memoria collettiva. Al suo posto una discesa dal cielo da vero badass, con una divisa nera, poche parole e tanti schiaffi. In precedenza, nel film di Whedon, il villain veniva rispedito con forza nel proprio mondo doveva subiva la collera di Darkseid. Nello Snyder Cut invece Diana avrà la premura di tagliare senza pietà la testa del malcapitato pochi istanti prima che questo attraversi il varco dimensionale.

Tutti vogliono il Knightmare

Per finire, non si può non parlare della chiusura a sorpresa del film. Ricordate l’incubo di Batman che vedeva Superman come carceriere degli uomini al fianco di Darkseid? Ebbene, quella visione distopica torna ancora una volta in coda alla pellicola, proprio quando tutto sembra concluso.

Bruce vaga attraverso una Terra desertica e dimenticata, in compagnia di amici alquanto improbabili, tra i quali spiccano Deathstroke e, rullo di tamburi, il Joker di Jared Leto. Con quest’ultimo l’uomo pipistrello instaura un dialogo a metà tra sogno e delirio, in cui veniamo a conoscenza di una promessa fatta da Bruce a una morente Harley Quinn desiderosa di vendetta nei confronti del clown principe di Gotham. Una scena a dir poco straniante, ma ricca di fascino. Siamo davanti a quello che Zack Snyder ha definito il Knightmare.

Proprio il Knightmare sarebbe dovuto essere il motore delle dinamiche narrative dei futuri due sequel di Justice League ad opera del regista di Green Bay. Tuttavia questo progetto forse non vedrà mai la luce, ad ascoltare le parole di Ann Sarnoff, CEO di WarnerMedia Studios, che ha definito conclusa l’avventura di Snyder con i supereroi DC.

Alla luce degli straordinari numeri di streaming ottenuti dallo Snyder Cut e dalle ottime recensioni da parte della critica, tale decisione sembra essere affrettata e, ancora una volta, poco lungimirante. I piani alti di Warner pensano di sapere nuovamente ciò che vuole il pubblico, ma il pubblico ancora una volta sta alzando la voce per fargli capire che sono totalmente fuori strada. Sui social imperversa l’hashtag #restorethesnyderverse e impazzano teorie sugli sviluppi distopici del Knightmare. Zack Snyder, forte dei nuovi consensi ottenuti dalla sua fanbase, vuole tenere viva la speranza e chiede a tutti di continuare a supportare il progetto.

Con il cuore, per chi non c’è più

Zack Snyder’s Justice League è un opera ricca di passione. La dedica finale alla figlia scomparsa rende esplicito il già visibile trasporto che ha accompagnato Snyder nella realizzazione della pellicola. Il film si presenta come personale, non tanto nella tematica, quanto nello stile, volutamente fedele al passato del regista ma limato di certe esagerazioni.

La sfida di presentarsi al pubblico con una durata di quattro ore è degna di nota ma delinea ancora una volta la scelta di non scendere a compromessi e creare un film secondo il proprio gusto. Un dettaglio da non trascurare vista la triste piattezza che caratterizza troppo spesso la regia dei cinecomic d’oggigiorno, in particolar modo quelli di casa Marvel. Lo Snyder Cut è un esperimento riuscito. Un blockbuster ricercato, ma non troppo, che mantiene fede all’idea del suo creatore e intrattiene lo spettatore senza snaturarsi.

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