Prendersi cura dell’ambiente significa avere un atteggiamento di ecologia umana. […] Non si può separare l’uomo dal resto; c’è una relazione che incide in maniera reciproca, sia dell’ambiente sulla persona, sia della persona nel modo in cui tratta l’ambiente; e anche l’effetto rimbalzo contro l’uomo quando l’ambiente viene maltrattato.
Good On You è una piattaforma del tutto innovativa, sebbene diversi siano stati i tentativi di creare un’enciclopedia che includesse vari marchi di abbigliamento, classificati in base al loro impatto sull’ambiente. Ricercare qualcosa all’interno del nostro mondo non è per niente semplice. Risulta quasi impossibile avere il pieno controllo dell’enormità di informazioni che coinvolge l’industria della moda; la tracciabilità è ancora un grave problema, che purtroppo non è ancora stato risolto.
È tutto in fase di esecuzione, ma gli intenti promettono solo avvenimenti futuri progressisti e positivi: il team di Good On You – oggi sparso in giro per il mondo – è ancora agli inizi con 3.000 marchi registrati, ma l’intenzione è di arrivare a 10.000 entro la fine dell’anno.
Come è nata l’idea di questo progetto?
Good On You nasce nel 2015 con l’obiettivo di orientare i clienti verso scelte più sostenibili, nella maniera più semplice e meno dispendiosa possibile. Nel 2013 è accaduto un fatto che ha reso tutti un po’ più consapevoli: il crollo di una Fabbrica in Bangladesh – Rana Plaza – che produceva capi per le grandi multinazionali europee e americane. Questo disastro ha aperto gli occhi a molti marchi che si sono attivati, per quanto possibile, in nome di una moda più sostenibile e solidale.
Abbiamo iniziato Good On You perché sappiamo che sempre più persone vogliono assicurarsi che le loro scelte di moda facciano del bene piuttosto che trattare ingiustamente i lavoratori e causare danni all’ambiente e agli animali. Negli ultimi anni ci sono stati sempre più segni che la domanda dei consumatori per una moda sostenibile è in aumento. Lo stiamo vedendo anche noi di Good On You, con la crescita vertiginosa dei consumatori che usano le nostre piattaforme digitali per trovare e comprare da marchi sostenibili.
Una moda più sostenibile
Probabilmente il lungo e interminabile periodo di quarantena è servito a molti per prendersi una pausa dai tempi frenetici che la vita impone, per riflettere su ciò che si cela dietro l’atto dell’acquisto. Questo è dimostrato dall’aumento del numero degli utenti che nell’ultimo periodo si sono registrati sulla piattaforma Good On You: la domanda per una moda più sostenibile è aumentata in maniera vertiginosa.
La registrazione dei marchi è molto semplice: o vengono inseriti dal team, oppure sono loro stessi che chiedono di essere valutati. Per chi fosse interessato, sappiate che gli utenti possono proporre un brand da includere anche attraverso i social.
Il sistema di valutazione
Questa fase sicuramente è una delle più importanti: Good On You raccoglie fino a 500 dati per ogni singolo marchio su più di 100 domande riguardanti la sostenibilità e indicatori standard, come, per esempio, Fair Trade e Global Organic Textile Standard. In alcuni casi – in base alle possibilità – si fa affidamento a fonti terze, tenendo in considerazione la qualità della loro garanzia e la loro affidabilità. L’obiettivo è uno: marchi trasparenti.
Il range di valutazione è molto semplice: 1 rappresenta il punteggio più basso; 5 significa che il prodotto è buono.
Delocalizzazione delle fasi produttive
Nel 2010 in Italia è stata varata una legge secondo cui l’etichetta Made in Italy può essere apposta sui prodotti solo se due delle quattro fasi lavorative viene conseguita in territorio nazionale. Non tutti rispettano le regole: soprattutto il mercato dei nuovi ricchi tende ad approfittarsene, creando dei falsi.
I marchi fanno fatica a controllare che i diritti dei lavoratori vengano rispettati; quelli grandi spesso lasciano correre, al fine di risparmiare sui costi di manodopera. La soluzione migliore sarebbe puntare su un tipo di controllo locale, in modo tale da ridurre le problematiche riguardanti la tracciabilità.
Lo spreco è un altro fondamentale quesito: molti marchi, soprattutto quelli del fast fashion non si preoccupano della fine che fanno i capi d’abbigliamento una volta che i clienti li gettano via. A peggiorare la situazione sono le politiche interne del sistema stesso: l’obiettivo è incentivare i potenziali compratori ad acquistare sempre più frequentemente.
Per quanto riguarda il futuro Gordon Renouf, co-founder, e Solene Rauturier, Digital Marketing & PR Manager, si sono espressi con queste parole in un’intervista su «Io Donna»:
Fino a ora ci siamo concentrati sullo sviluppo della nostra tecnologia di valutazione e sulla dimostrazione del valore di Good On You agli acquirenti e all’industria. Vogliamo lavorare con sempre più marchi e rivenditori per aiutarli a diventare più sostenibili e poi raggiungere il crescente mercato dei consumatori consapevoli. Per i consumatori vogliamo creare uno spazio dove è possibile trovare moda sostenibile che soddisfi le proprie esigenze, indipendentemente dalla taglia, dallo stile, dalla posizione o dalla fascia di prezzo.
Good On You prevede anche, a lungo temine, di espandersi in altri mercati di consumo, come quello degli accessori, dei profumi e della bellezza in generale: settori in cui i problemi sono simili e il desiderio dei consumatori di costruire un mondo più sostenibile risuona molto presente.
I grandi e piccoli brand stanno cercando di porre più attenzione alle fasi di produzione e alle condizioni dei lavoratori tessili all’estero. Questa tematica è molto sentita soprattutto dai ragazzi che appartengono alla generazione Z, i quali stanno cercando di aggiustare e salvare un mondo in ginocchio, sull’orlo della catastrofe. Il mercato dell’usato, per esempio, sta avanzando la sua scalata in maniera molto rapida: si stima che tra qualche anno arriverà a essere una delle fonti più produttive in termini economici, ma anche ambientali.
Nel frattempo, il consiglio è quello di utilizzare piattaforme come Good On You che, oltre alla semplicità, garantisce un sistema di orientamento volto a scelte e acquisti sempre più consapevoli, semplici, giusti ed ecologici.
Inizialmente le persone devono essere consapevoli di essere in una vera crisi ambientale. La consapevolezza del problema è importante, ma agire di conseguenza è ancora più importante.
– Aran Cosentino
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