La lista delle band che si sono sciolte a seguito di incomprensioni e litigi, anche piuttosto violenti, è davvero molto lunga, ma ne possiamo ricordare certamente alcuni che hanno dimostrato più di tutti come, anche nel mondo della notorietà, non è sempre rose e fiori. Tanti sono i motivi per i quali una formazione, in questo caso musicale, decide di intraprendere strade diverse dopo aver raggiunto l’apice del successo. Spesso si tratta di motivazioni interne, squilibri caratteriali, ambizioni diverse, mancanza di organicità che hanno contribuito a mettere un punto definitivo alla carriera di molte star.
Il caso Oasis
Quale miglior occasione dunque per parlare dell’epopea dei fratelli Gallagher? Liam e Noel Gallagher hanno fatto la storia del britpop e non solo. La loro carriera è stata alla ribalta dei più accreditati notiziari internazionali per gli svariati problemi che correvano tra i due “fratelli coltelli” sin dagli esordi della formazione degli Oasis avvenuta nel 1991. L’arroganza e il desiderio di prevalere i fratelli ce l’hanno nel sangue, uno l’opposto dell’altro, il cantante e il compositore, l’esuberante e il riflessivo.
Così, dai sobborghi di Manchester si ritrovano a calcare i palcoscenici di tutto il mondo, a vendere circa 70 milioni di dischi e ad essere considerati come una delle band più note e influenti di sempre. Sono personaggi schivi, i Gallagher: non amano particolarmente stare in mezzo ai fan, né tantomeno lasciare interviste. Hanno la fama di essere particolarmente litigiosi e insolenti, ma nel 2009 avviene la rottura definitiva che rappresenta il culmine di una carriera musicale e personale che è stata tutto fuorché un armonico e coeso percorso di crescita: dietro le quinte del festival “Rock en Sein” di Parigi infatti, la discussione “in famiglia” degenera in una rissa dove volano insulti e vengono distrutte pure due chitarre. È l’atto finale. Quello che sancirà la fine della band.
È con un po’ di tristezza e grande sollievo che vi comunico che questa notte lascio gli Oasis. La gente scriverà e dirà quello che vorrà, ma non posso riuscire a lavorare con Liam un giorno di più.
Dirà in un comunicato ufficiale Noel.
“E se non sarà così, allora avrò fallito”
Dopo anni di continue faide famigliari e attriti, alimentati anche da un’infanzia burrascosa, da un padre violento, dalla voglia di rivincita e di prevalere sull’altro e sugli altri, lo scioglimento poco glorioso degli Oasis era qualcosa di prevedibile che di certo non deve lasciarci stupiti. Una volta Noel disse:
Se vogliamo liberarci di Phil Collins e Sting dobbiamo scalare le classifiche e farli fuori. Voglio la testa di Phil Collins nel mio frigo entro la fine del decennio. E se non sarà così, allora avrò fallito.
L’atteggiamento e il carattere dei due fratelli erano già ben segnati. Il motivo di queste continue discussioni che li portavano spesso a separarsi anche temporaneamente e ad annullare concerti, era in primis un problema di soldi e di un diverso “prestigio” che Noel, autore della maggior parte delle canzoni, godeva rispetto al fratello Liam; ma si trattava anche di incomprensioni di carattere personale, caratteriale, musicale e un consumo smoderato di droghe che aveva messo in crisi la già precaria stabilità del gruppo. Insomma un connubio talmente perfetto che ci si chiede come abbiano fatto a durare così a lungo. Dopo il tragicomico epilogo, hanno preferito continuare la carriera da solisti, con un discreto successo ma la battaglia verbale tra i due non è mica finita. Continuano ad insultarsi e a lanciarsi frecciatine a suon di tweet lasciando poco spazio all’immaginazione dei fan che li vorrebbero ancora insieme sul palco.
Screzi anche in casa Floyd
Restiamo in territorio inglese per parlare di un altro gruppo formatosi a Londra nel 1965 che ha segnato il panorama musicale internazionale; il loro nome è Pink Floyd e il loro motto è “rock”. Il gruppo non suona ufficialmente dal 1995 e nonostante qualche recente réunion, la loro era sembra oramai giunta al termine, lavorativamente parlando, s’intende. Ma non è di questo che vogliamo parlare. In pochi sanno che l’equilibrio della rock band è stato più volte messo a repentaglio da vicissitudini interne di vario genere che potremmo dire abbiano avuto inizio con l’abbandono di Richard Wright, il tastierista e cofondatore del gruppo.
Wright vs Waters
Pare ci fossero delle diatribe tra lui e il batterista Roger Waters, tanto che fu lui stesso a cacciare Wright durante la sessione di uno dei più importanti dischi di sempre: “The Wall”. Addirittura minacciò gli altri di distruggere l’album se non avessero aderito al suo licenziamento. Tuttavia Wright tornò nel 1985 a far parte della band anche se come componente aggiuntivo una volta che ad abbandonarla a sua volta fu proprio il suo “amico-nemico” Waters. Infatti i malumori all’interno della formazione erano all’ordine del giorno. Waters aveva sicuramente manie di protagonismo, era consapevole delle sue doti creative, desiderava avere tutto sotto controllo e credeva che i Pink Floyd senza di lui, non avrebbero continuato. In un clima di continua tensione si sa che basta un minimo sbaglio per far esplodere la miccia che latita tra gli equilibri del gruppo.
Ed è ciò che accade quando Roger Waters intraprende una trattativa riservata con il manager della band per rinnovare il contratto. Quest’ultimo rompe il segreto informando del fatto il resto del gruppo. Dopo il tradimento, il manager viene sostituito e il batterista lascerà il gruppo nel 1985.
“Uno spreco di energie”
Successivamente, inizierà una battaglia legale ad opera dello stesso Waters nei confronti del chitarrista David Gilmour e del batterista Nick Mason, i quali non avevano nessuna intenzione di cedere i diritti del nome del gruppo affermando la volontà di continuare la carriera portando avanti nuovi progetti musicali. La disputa legale continuò per svariati mesi, Waters si definiva “la forza trainante della band” e non avrebbe permesso ai suoi colleghi di utilizzare ancora ufficialmente il nome Pink Floyd.
Il bisogno primario di Waters possiamo dire essere la necessità di intraprendere una carriera da solista senza interferenze da parte della sua oramai ex band e dei componenti rimasti, non a caso ufficializza l’abbandono dal gruppo definendolo “uno spreco di energie”. Nonostante i tentativi di riconciliazione e gli accordi trovati, i Pink Floyd persero irrimediabilmente l’aura gloriosa dei primi anni.
John Lennon & Co.
Potremmo soffermarci a lungo su questo tema, tanti infatti sono gli esempi di band che in maniera più o meno evidente hanno posto fine alla propria carriera così come l’avevano iniziata. Anche in casa Beatles gli umori pare fossero alle stelle, forse per la troppa pressione che un’icona mondiale come loro stavano vivendo, forse per divergenze in ambito musicale o forse per la presenza che si stava facendo sempre più ingombrante di Yoko Ono. Fatto sta che anche i Fab Four si sciolsero in maniera irreversibile il 10 aprile 1970, dopo otto anni di successi. In molti casi la storia è sempre la stessa: la volontà di proseguire la carriera da solisti cercando nuove atmosfere altrove.
Anche il rapporto tutt’altro che idilliaco tra Axl Rose e Slash è passato alla storia come la goccia che in questo caso ha fatto traboccare i Guns N’Roses, salvo poi riunirsi di recente. Amici mai direbbe Venditti, anche se non nel senso che noi possiamo attribuire al duo. Insomma, non è un caso che la storia del rock sia piena di situazioni del genere e forse gli stessi dissapori che hanno caratterizzato le vite e la musica di moltissime stelle, sono stati il motivo e la ragione per i quali esse godono ancora oggi di un prestigio e di una popolarità importanti.
Le cose dovevano andare così
Normale chiedersi che fine avrebbero fatto i fantastici quattro di Liverpool se non si fossero sciolti nel lontano 1970 o quante emozioni ci avrebbero regalato gli Oasis se oggi fossero ancora uniti. Ma è altrettanto normale pensare che, forse, le cose dovevano andare così e che con il senno di poi non si arriva molto lontani.
L’incapacità di adattarsi a un nuovo stile di vita derivato da un aumento di fama e successo, dalle problematiche relative ai soldi, dalle diverse posizioni finanziarie occupate dai singoli membri o, ancora, delle diverse preferenze musicali, sono solo alcuni dei motivi più diffusi che hanno giocato un ruolo fondamentale nella fine di un complesso.
La speranza è l’ultima a morire si sa, ma in questi casi un vaso rotto non tornerà più come prima.