Ogni giorno assistiamo a collaborazioni sempre più strane. Brand che non avremmo mai pensato di vedere insieme uniscono le forze per rompere i paradigmi della moda. Ormai ci si può aspettare di tutto: sovvertire le aspettative sembra essere l’unica logica per emergere in un mercato sempre più affollato e omologato. Oppure potrebbe essere una strategia, volta a esplorare nuovi orizzonti e nuovi target, al di fuori del DNA delle maison. Come Emilio Pucci, patrono del lusso italiano, che avvia una collaborazione con Supreme, emblema dello streetwear che si eleva ai vertici della couture.
Emilio Pucci e Supreme
Partire dai codici estetici di una maison per arrivare da tutt’altra parte. Emilio Pucci, storico brand fiorentino tra i pionieri del prêt-à-porter italiano, fa il suo ingresso nel mondo dello streetwear grazie a una capsule collection con Supreme. Il motivo? Forse raggiungere la generazione Z, quella fetta di consumatori giovani e alla moda che sta facendo sentire sempre di più la propria voce.
Dal contributo dei due nasce una collaborazione insolita, ma del tutto sensata e, soprattutto, strategica. La release raggiunge infatti gli store, fisici e online, il 10 giugno, poco più di un mese dopo l’apertura del primo store italiano Supreme a Milano. A concludere la grande inaugurazione del fenomeno americano è quindi una collaborazione con il brand fiorentino.
Una sinergia che porta alla creazione di quattordici pezzi che vedono le proprie radici in due stampe della maison fiorentina: Tulipani e Fantasia, rispettivamente del 1965 e del 1970. I due motivi sono alla base di una giacca smoking in seta, un completo da calcio composto da pantaloncini e polo, camicie, le attesissime Box Logo e una felpa con pantalone correlato. A completare il total look Pucci-Supreme ci sono gli accessori: dai classici occhiali da sole fino a un accendino firmato Zippo.
Sia Supreme sia il brand Pucci hanno un forte spirito per le collaborazioni. Per Emilio Pucci, parte del gruppo francese LVMH, sono un modo per estendere l’estetica delle sue stampe al lifestyle. In passato si è agganciato a diverse realtà, tra cui la NASA, per la creazione di uniformi, e la Braniff International Airways, della quale ha rivisitato l’immagine coordinata in chiave Pucci.
Supreme ha invece costruito il suo successo proprio sulle partnership con brand noti e al di fuori dei propri confini, estendendosi in diversi mercati grazie alla sinergia con nomi come Louis Vuitton, Yohji Yamamoto e Rimowa. Quella che sembrerebbe una trovata al confine tra due mondi apparentemente opposti, quelli di Pucci e Supreme, in realtà nasce da più punti in comune di quanti se ne potrebbe pensare.
Emilio Pucci, il “Principe delle stampe“
Da un lato Emilio Pucci, che inizia la sua carriera nel 1947 a Firenze, dopo aver acquisito notorietà sulle piste da sci tra le montagne svizzere e italiane. Le sue prime creazioni nascono proprio nel mondo dello sportswear, prima per la squadra della sua Università, poi con un completo da sci disegnato per un’amica. I suoi design vengono notati quasi per caso, grazie a una fotografia di Toni Frissell che attira l’attenzione di Harper’s Bazaar.
Inizia a svilupparsi la “Puccimania”, che dalla natura si sposta nel suo nobile palazzo di Firenze, per poi aprire il suo primo store nella bella Capri. Pucci è considerato il “Principe delle Stampe“, tra motivi lineari, declinati in colori accesi, e forme astratte che raccolgono le suggestioni dei luoghi che rappresentano. I suoi abiti restano semplici proprio per esaltare le stampe, su cui non manca mai la firma dell’artista. Grazie allo stile che incalza perfettamente lo spirito frizzante degli anni Sessanta, Emilio Pucci sa ricreare una Swinging London tutta all’italiana, tant’è che è in questo periodo che il marchio consolida il suo successo e inizia a ricevere l’attenzione di star e first ladies.
Il successo è dovuto proprio alla sua capacità di unire estetica e funzionalità: mix perfetto per la nuova figura femminile indipendente ed emancipata, che si stava affermando in quel periodo.
Supreme, lo “Chanel del lusso“
Supreme, pur essendo più contemporaneo, nasconde una storia simile a quella di Emilio Pucci.
1994, a New York, per la precisione a Lafayette Street. James Jebbia esordisce nel mondo dello sportswear aprendo un negozio che è un mix tra una boutique, una pista da skate e una galleria d’arte. Al contrario di come si potrebbe pensare, lo store conserva uno spirito molto minimalista: i capi sono esposti solo ai lati e ci sono alcune tavole appese; la zona centrale è riservata agli skater. Il negozio diventa un punto di ritrovo, simbolo di una community di appassionati. Arte, estetica e funzionalità sono i punti in comune con Pucci, ma il vero successo di Supreme deriva dal suo modello di business.
Forte di una comunicazione basata sull’hype, sulla suspense e sulle edizioni limitate, si afferma come brand di lusso: propone abbigliamento in quantità limitata a un prezzo piuttosto elevato, per poi guadagnare sugli accessori o gli articoli più comuni. Si ricordino le famosissime Box Logo, semplici t-shirt che variano nella stampa e nei colori del marchio; furono all’origine di un vero e proprio collezionismo per fanatici.
«Vogue» lo ha dichiarato lo “Chanel dello streetwear”, e Supreme è diventato emblema di uno stile di strada e della scena rap e hip-hop, dotato di gran gusto e tanto lusso. Ed è così che il brand di James Jebbia ha scalato in poco tempo l’Olimpo della moda, rivolgendosi a un target giovane e dinamico che, letteralmente, fa la fila per aggiudicarsi ogni ultima release.
Una collaborazione tra tradizione e innovazione
Una commistione strana, impensabile, che dona alla classicità italiana un lato più innovativo, tutto americano. Questa collezione fa così uscire entrambi i brand dalla propria comfort zone, verso nuovi target. Pucci guarda ai giovani; Supreme aggiunge un altro tassello al puzzle del lusso che da tempo si sta costruendo.
Quella di Pucci e Supreme è sicuramente una ventata d’aria fresca, che, come da tradizione, ha creato hype e suspense tra gli appassionati del colosso americano, letteralmente in lotta per aggiudicarsi un altro capo da aggiungere alla propria collezione. Per non parlare della tanta curiosità nata tra la clientela più sofisticata del brand italiano.
For spring/summer 2021 @EmilioPucci has unveiled a partnership with Supreme, creating a new collection of 14 pieces featuring the iconic Pucci prints Tulipani (1965) and Fantasia (1970).
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— LVMH (@LVMH) June 14, 2021