Lebensweltè il termine che Husserl utilizzava per parlare del mondo della vita, ovverosia del mondo pratico, vivo, concreto ma anche per parlare del mondo delle cose o delle ovvie datità, considerate il fondamento antropologico per ogni relazione dell’uomo con il mondo. Con Roberto Diodato, si analizza di seguito come il concetto di mondo della vita husserliano, oggi, nell’era della realtà virtuale, sia cambiato.
Dall’Umwelt al virtuale
Husserl è stato un filosofo tedesco vissuto fino alla prima metà del Novecento, un filosofo moderno, consapevole della necessità di una riforma della metafisica. Husserl è stato un fenomenologo: si è interrogato su come il senso dei fenomeni si manifesta e su come il senso dei fenomeni si manifesta per noi, che siamo soggetti attivi. La conoscenza non si dà – secondo Husserl – se non nella relazione intenzionale dell’uomo con le essenze del suo Umwelt, o mondo-ambiente circostante.
Siamo nel 2021 e Roberto Diodato, professore di Estetica all’Università Cattolica di Milano, si chiede come sia cambiato il concetto husserliano di Lebenswelt. Al giorno d’oggi – egli afferma – il concetto di mondo della vita è da considerarsi mediatizzato. L’ambiente in cui ci troviamo a vivere è abitato da nuove tecnologie e queste rendono il nostro un mondo-ambiente virtuale.
Ripensare la fenomenologia
Diodato ripensa la fenomenologia attraverso una risematizzazione dei termini che essa utilizza. La fenomenologia rimane ancora la scienza che studia la relazione fra l’empirico e il trascendentale, fra l’io e il mondo, ma se l’ontologia del mondo in un secolo è cambiata, allora necessariamente anche il fenomenologo deve interrogarsi ed esplicitare il senso della nuova datità del correlato, cioè del mondo virtuale.
Conoscere…
Rimane importante sottolineare – e di seguito risulterà un utile chiarimento – che la conoscenza non si definisce nel rapporto fra due sostanze, dunque fra un soggetto che conosce e un oggetto che viene conosciuto. La conoscenza viene considerata da Husserl come una relazione intenzionale fra il mio vissuto intenzionale (Erlebnis) e il fenomeno verso cui la mia coscienza si dirige. E la mia coscienza non è, bensì vive nel suo operare: è un A che si articola con B e B che si intreccia con A. La conoscenza è le messa in prospettiva del mondo da parte del soggetto.
…vuol dire abitare
La relazione dell’uomo con l’ambiente si traduce nel fatto che il mondo plasma gli uomini e che gli uomini riplasmano il mondo: è un influenzarsi a vicenda. Questo perché noi non abbiamo un corpo (inteso come involucro esterno che accompagna la nostra mente), ma siamo un corpo. E noi corpi, proprio in virtù di esso, tocchiamo, sentiamo, esperiamo o, in una sola parola, abitiamo e abitiamo un eco-ambiente (“eco”- dal greco: oikos, casa) che noi stessi condizioniamo e che ci condiziona.
Il mondo virtuale
Husserl vive fino al 1938 e sarà verso la fine degli anni Novanta del Novecento che nascerà il virtuale. Il mondo contemporaneo è rappresentato dal mondo virtuale, questo è il nostro attuale eco-ambiente, con cui viviamo relazionandoci.
Con il termine “mondo virtuale“ si intende l’ambiente non solo sociale – dove intercorrono rapporti fra persone di una o più comunità – ma anche l’ambiente naturale della vita, il nostro odierno eco-ambiente. E le condizioni di possibilità di questo attuale sono le neotecnologie, strumenti, o forse sarebbe meglio dire organismi biotecnologici. Si sta facendo riferimento a un ramo specifico del virtuale: il corpo-ambiente virtuale.
Il corpo-ambiente virtuale
Il corpo-ambiente virtuale indica la possibilità divenuta realtà che un algoritmo diventi fenomeno attraverso la mediazione di un fruitore. Sono oggetti, ma sono anche anche ambienti, sono realtà e sono esperienze: si tratta di quelle protesi bio-robotiche che offrono le condizioni necessarie per un’immersione in ambienti totalmente informatici. Sono quelle cose che comunemente vengono chiamate “caschetti per realtà virtuale”.
Due sono i modi di attualizzazione possibili: da un parte, i soggetti partecipano con degli alter-ego virtuali, i cosiddetti avatar, i quali vengono comandati direttamente dall’individuo; dall’altra parte, è il soggetto stesso a essere l’agente situazionato nel mondo virtuale.
Il corpo-ambiente virtuale in senso proprio è strutturalmente relazionale ed essenzialmente interattivo; le caratteristiche essenziali, e connesse, della sua ontologia sono l’intermediarietà e la virtualità.
Ripensare l’abitare: analogie
Analizzando la citazione di Diodato sopra riportata, si deduce che il correlato della mia coscienza non è solamente il mondo “naturale”, ma anche il mondo virtuale. E il mondo virtuale risulta essere una realtà “strutturalmente” ed “essenzialmente” simile al mondo di Husserl.
“é strutturalmente relazionale“: la relazione rimane al centro dell’esperienza che questo oggetto-evento (così lo definisce Diodato) offre. Così come nel mondo “naturale”, anche nel mondo virtuale l’individuo abita e vive in rapporto ad altri agenti, avatar o persone che siano.
“ed essenzialmente interattivo“: il soggetto non solo si relaziona ma anche agisce con questo nuovo mondo, che plasma e che viene plasmato.
Ripensare l’abitare: differenze
Abbiamo constatato – con Husserl e Diodato – che noi corpi abitiamo nel mondo e ne veniamo influenzati, e viceversa. Abbiamo colto, con questi filosofi, le analogie fra il mondo cosiddetto naturale e il mondo invece virtuale. Ma quali sono invece le differenze?
Sicuramente cambierà la struttura cognitiva dell’uomo, proprio in relazione a questo nuovo correlato di mondo, ma c’è di più. Diodato afferma che un corpo-ambiente virtuale è una realtà che media tra il soggetto-uomo e il soggetto-prodotto. é ossia una realtà che vive nella relazione dell’uomo con se stesso, ma diviso in due mondi differenti. E che cosa implica allora questo?
La libertà nel mondo virtuale
Nel nuovo tipo di uomo, ancora più diviso e frantumato dell’uomo della modernità, non solo nelle relazioni sociali, ma anche nelle diverse realtà, che cosa ne è della libertà? Nel mondo virtuale si possono compiere quelle scelte o vivere quelle avventure che difficilmente un corpo, che non sia un corpo-ambiente virtuale, può vivere.
Eppure, che l’individuo agisca come avatar o meno nel mondo virtuale, la libertà di scelta del soggetto rimane comunque vincolata da decisioni pre-determinate dal programmatore di quella particolare realtà virtuale. Si può parlare allora di una realtà virtuale accompagnata da un concetto di libertà vincolata? Si può affermare che una definizione cambi a seconda del periodo storico? Ma che cos’era la libertà prima e che cos’è la libertà adesso?
FONTI
Roberto Diodato, Il corpo ambiente virtuale, Perspectiva, Florianopolis, v. 37, n. 1, jan./mar. 2019
Husserl, La filosofia come scienza rigorosa, Roma-Bari, Laterza, 2010
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