Il cane come protagonista nella storia dell’arte

La figura del cane è ormai un’icona in ambito culturale, oltre ad essere diventata una fedele figura di riferimento nelle nostre vite. Nel corso della storia ha avuto molteplici significati che riguardano in particolare il panorama artistico. E forse non sapete che il cane è l’animale più rappresentato in assoluto nella storia dell’arte! Un animale fedele, portatore di gioia e tanto amore, da sempre considerato come il miglior amico dell’uomo. Questa è la pervasiva concezione che di solito si ha della figura canina. Ma avrà avuto gli stessi valori nel mondo lungo tutta la storia dell’arte? Scopriamo il percorso artistico dei nostri amici a quattro zampe.

Il dio Anubi e il levriero, cane dei Faraoni

Gli Antichi Egizi immaginarono in vari modi il potere sovrannaturale emanato dal cane. Il cane, in maniera più precisa, il levriero egiziano, era un animale da compagnia e veniva utilizzato molto spesso per cacciare. Ma finì per essere adorato come una divinità, trasformandosi in Anubi, il dio della morte, poi diventato il guardiano dei morti. Anubi era rappresentato come uno sciacallo o un cane nelle sculture, o come una figura umana con la testa di sciacallo o di cane in pittura. Il suo colore era nero, come i corpi dopo aver subito il processo di imbalsamazione. Quando tuttavia crebbe il culto di Osiride, il ruolo di Anubi venne declassato a guardiano dei morti.


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Il suo ruolo era importantissimo. Anubi custodiva una bilancia grazie alla quale pesava le anime dei defunti con la piuma di Maat. Se l’anima era leggera come la piuma veniva affidata ad Osiride, se era più pesante cadeva nella demoniaca bocca di Ammitt, una creatura mostruosa. Questa divinità canina è stata ispirata al Levriero poiché questa specie abitava la valle del Nilo. Non a caso oggi è chiamato “Cane dei Faraoni“, molto simile nell’aspetto fisico al dio Anubi, tranne per il colore del manto.

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Ritratto di Carlo V con il cane

Fra il 1400 e il 1700 il rapporto tra uomo e cane si consolida sempre di più. Molti nobili iniziarono a far rappresentare nei dipinti anche i loro fedeli animali. Uno di questi è Ritratto di Carlo V con il cane (1532) di Tiziano. Il sovrano è ritratto a mezza figura a grandezza naturale, su uno sfondo scuro. Indossa una ricca cappa foderata di pelliccia, un corpetto stretto in vita da una cintura, braghe corte e aderenti e un cappello con una piuma. Con una mano l’imperatore impugna l’elsa della spada, invisibile, mentre con l’altra accarezza un grande cane irlandese, molto probabilmente il suo fedele Sampere, che si rivolge al padrone estasiato. Tiziano ingrandì di proposito le dimensioni del cane per evidenziare la piccola corporatura di Carlo V.

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Ritratto dei coniugi Arnolfini

Questo dipinto è invece l’opera più nota del pittore fiammingo Van Eyck, datata nel 1434. L’opera mostra la coppia dei giovani Arnolfini in piedi, dentro la stanza da letto. L’uomo ha lo sguardo rivolto verso lo spettatore, mentre la donna gli offre la sua mano destra. La sua mano sinistra è adagiata delicatamente sulla sua pancia, segno che testimonia una probabile gravidanza. La stanza è piena di oggetti, tutti raffigurati con un’estrema cura per il dettaglio. Tra questi spicca uno specchio dove il pittore dipinse la coppia di spalle e il rovescio della stanza dove si vede una porta aperta con due personaggi in piedi, uno dei quali potrebbe essere il poeta.

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Ma l’attenzione ricade principalmente sul cane, di una razza particolare: il grifone. La sua figura è talmente precisa nei dettagli da sembrare persino più espressiva rispetto ai due padroni. La sua indole dolce e fiera lo spinge ad attaccarsi molto al padrone, infatti in questo caso rappresenta proprio la fedeltà e l’amore.

Due dame veneziane

Il dipinto raffigurato è un’opera di Vittorio Carpaccio, databile intorno al 1490-1495. L’opera mostra due donne in attesa sedute in una terrazza, mentre gli uomini sono a caccia in laguna. I loro svaghi comprendono i giochi con due cani e l’osservazione di molti uccelli, come una pavoncella, due tortore e un pappagallino. Tra gli oggetti presenti si notano un paio di sandali con la zeppa alta, accessorio femminile dell’epoca. Ma anche in questo caso sono i cani ad attirare lo sguardo, incarnando un simbolo di lealtà ed attenzione. Per questo sono tenuti dalla donna più anziana e sottintendono che a quest’ultima spetta il compito di custodire la donna più giovane e garantirne la rispettabilità. Il cane avvinghiato al bastone potrebbe inoltre alludere alla sorveglianza. Ma secondo un’altra interpretazione, l’animale potrebbe essere un lupo, che richiama invece l’immagine della prostituta.

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Due cani da caccia

Il cane, poco per volta, inizia ad essere rappresentato nel suo habitat naturale e a diventare un vero e proprio oggetto di studio. Il pittore veneziano Jacopo Bassano, invece, nella sua opera rappresenta due cani immersi nella natura, con perizia e realismo. La sua scelta ricade su due segugi di taglia media che, con disinvoltura e tranquillità, si trovano immersi in una sorta di bosco. L’autore raffigura così le reali origini del cane, in una dimensione naturale, prima di diventare un animale domestico da compagnia.

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La Venere di Urbino

Tornando al grande maestro Tiziano, al 1538 risale la celebre Venere di Urbino, prendendo come riferimento la Venere di Dresda di Giorgione. La donna, rispetto al modello di Giorgione è carica di sensualità, completamente nuda e stesa sul letto sfatto, sveglia, con i lunghi capelli che scendono sul corpo e con uno sguardo voluttuoso che attira lo spettatore. Uno degli elementi che spicca nel dipinto è un cagnolino accoccolato sul letto accanto alla Dea. Un cucciolo color latte e con qualche macchia scura, dorme sul letto, acciambellato ai piedi della donna. Il cane viene interpretato ancora una volta come simbolo di  fedeltà ed è in questa veste che il pittore lo inserisce nell’opera.

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Nano con cane

Nano con cane è un’opera di Diego Velázquez realizzata tra il 1640 e il 1645. Il nano, o buffone di corte, è rappresentato in posizione eretta, indossa un ricco vestito color ocra. Il suo abbigliamento sembra conferire alla figura una certa nobiltà, ma tale effetto è contraddetto dall’ingombrante presenza di un mastino tenuto al guinzaglio con la mano sinistra e forse con qualche apprensione. La mole dell’animale pare quindi sottolineare non solo la modesta altezza del protagonista umano ma anche la mediocrità del suo rango sociale e cortigianesco, di poco superiore a quello appunto di un cane. Perciò non traspare la regalità di Carlo V, il cui rapporto con il proprio cane era di una diversa intimità.

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Cane interrato nell’arena

L’opera in questione è invece un dipinto olio su tela del pittore spagnolo Francisco Goya, datato 1820. L’opera è molto semplice dal punto di vista cromatico, giocata sui toni del giallo e dell’ocra. Il soggetto del dipinto è così quasi impossibile da identificare, a causa dei colori. Ma se osserviamo bene, un piccolo cane sta lentamente naufragando in questo mare di giallo. L’animale ha il naso umido e nerissimo, le orecchie pelose, le pupille terrorizzate e uno sguardo sgomento e dolcissimo. Egli, infatti, non vuole morire, e pertanto volge la testa verso l’alto, conducendo una lotta cieca ed affannosa per non rimanere intrappolato nella morsa della sabbia. Tuttavia è terribilmente solo: nessuno verrà a prestargli soccorso.

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Da questo quadro emerge l’opinione di Goya. La natura è totalmente insensibile al destino delle creature da lei create e inoltre, non è guidata da un disegno benevolo volto a rendere felici i singoli esseri viventi, bensì intende solo perpetuarne l’esistenza in un processo meccanicistico di creazione e distruzione. Il messaggio che Goya vuole trasmettere con questo dipinto è che la sofferenza è insita nell’uomo, non per particolari colpe o eccezionalità, ma perché semplicemente – così come il cane – soggiace a un’ineluttabile legge naturale.

L’amico fedele

Arriviamo dunque alla tela di Federico Zandomeneghi, un importante pittore impressionista italiano, datata  1874 e raffigurante una ragazza con il suo cagnolino. La donna è raffigurata in ginocchio ad accarezzare il suo fedele amico, ed entrambi sono rappresentati di profilo. L’intonazione del dipinto è molto dolce e infonde una sensazione di serenità. Le pennellate di colore sembrano quasi accarezzare la donna e il suo cane. Le mani sono ancora perfettamente definite e suggeriscono una sensazione tattile molto accentuata e morbida. Il viso della ragazza risalta molto perché sullo sfondo vi è una tenda dal colore scuro.

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La ragazza sembra essere ritratta senza esserne consapevole. La giovane è talmente intenta ad accarezzare il cagnolino, che non si preoccupa di sistemare la spallina del vestito, che, intanto, è scesa. Il pittore mette in risalto l’innocenza ed il candore della ragazza da un lato e la sua sensualità, probabilmente inconsapevole, dall’altro. E soprattutto evidenzia la tenerezza del rapporto tra la padrona ed il suo cane.

Ragazzo con cane

Questo celebre dipinto di Pablo Picasso del 1905 fa parte del suo iconico periodo rosa. La vita errabonda e randagia è simboleggiata sia del cane sia del piccolo saltimbanco, come esponenti di chi vive ai margini della società, come gli artisti in quegli anni,  in polemica con la borghesia e il suo modo ottuso di interpretare il mondo. Nella malinconia che trapela da questo quadro il cane esprime la forma più pura di esistenza. Sia il bambino che il cane sono esempio di fratellanza e di un’amicizia, testimoniata dalla dolcezza di una carezza umana sulla testa del cane affiancato al bambino.cane

Dinamismo di un cane al guinzaglio

Sicuramente una delle opere più conosciute del Futurismo, Dinamismo di un cane al guinzaglio(1912) di Giacomo Balla mostra l’intero arco di movimento di un bassotto e delle gambe della sua elegante padrona. I colori sono pochissimi, è come se si trattasse di una fotografia in bianco e nero. Lo spazio è privo di struttura architettonica, in quanto Balla si limita a descrivere con delle leggere pennellate le figure del cane e della padrona e il sottile guinzaglio. Questo si agita nell’aria come il bassotto scodinzola, agitando insieme, le lunghe orecchie. Balla, con il suo dipinto, voleva indubbiamente rappresentare il movimento e dunque il tempo come entità reale e astratta. Si tratta di uno dei temi più frequenti  nelle opere dei futuristi.

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A friend in Need

A friend in Need (Un amico in difficoltà), è un’opera ironica di Marcellus Coolidge, noto artista statunitense che deve la sua fama ad una serie di diciotto dipinti di cani che giocano a poker. Coolidge offre un’umanizzazione degli animali, rappresentando proprio l’umanità in tutti i suoi vizi: alcool, gioco d’azzardo e costante voglia di truffa. Il suo obiettivo è lanciare una vera e schietta critica nei confronti della società, ma con lo sguardo placido e disinteressato dei cani, che lascia affiorare un sorriso.

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Hachiko

La statua raffigurata non sarà certamente un capolavoro nella storia dell’arte, ma lo è dal punto di vista emozionale. Raffigura Hachiko, il cane protagonista di una delle storie più belle riguardante il rapporto cane-padrone e si trova a Shibuya, nel cuore pulsante di Tokyo. Hachiko è un Akita Inu bianco che, per due anni, ha accompagnato il suo padrone, il professor Ueno alla stazione, dalla quale partiva il treno per raggiungere l’università. Questo accadeva ogni giorno e Hachiko non si stancava mai di accompagnare il suo padrone, fino a quando Ueno non scese più dal treno.

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Il professor Ueno morì durante una lezione a causa di un ictus. Ma, Hachiko, per circa 10 anni, alle 17:00, continuò ad andare alla stazione per aspettare il ritorno del suo padrone. Il suo è quindi l’estremo simbolo della fedeltà canina. Per questo nel 1934 gli è stata dedicata una statua in bronzo, posta nella piazza della stazione ferroviaria. All’età di 15 anni anche Hachiko si è spento. Il corpo del cane è stato imbalsamato ed esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo, mentre alcune ossa sono state sepolte nel cimitero di Aoyama, proprio al fianco della tomba dove riposa il padrone.

Ecco quindi come il cane rispecchi fedeltà, devozione, amore, dolcezza e sensibilità. Ma anche dinamismo, forza e compagnia. E l’arte non manca mai di rappresentarlo.

 

“Dedicato a Kira, la mia fedelissima cagnolina, che in soli due mesi ha riempito la mia vita di amore e gioia. So che sarai sempre al mio fianco quando ne avrò bisogno. Ti amerò per sempre.”


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