La pandemia dovuta al Covid-19 ha rivoluzionato le nostre vite. Siamo stati costretti a rivedere il nostro comportamento, la nostra socialità e la nostra quotidianità. Il lavoro è stata una delle cose che più ha risentito della situazione di emergenza. Per molti, per non dire moltissimi, il 2020 è stato un anno da dimenticare sul fronte lavorativo. ll 90% delle grandi imprese (250 dipendenti e oltre) e il 73,1% delle imprese di dimensione media (50-249 dipendenti) hanno introdotto o esteso lo smart working durante l’emergenza Covid-19.
Il lavoro da remoto è diventato, quindi, un modus operandi delle aziende che hanno dovuto, obbligate dall’emergenza sanitaria, rivedere gli ambienti lavorativi. Si è dibattuto molto sulla questione smart working: tra i tanti motivi c’è sicuramente la situazione che molte persone hanno dovuto affrontare, rimodulando gli ambienti familiari, per far fronte a questa nuova esigenza. Da questa situazione nasce la proposta dello Smart working village.
La proposta
L’idea dello smart working village nasce ben prima dell’arrivo del Covid-19. Si tratta di una iniziativa per favorire il lavoro da remoto in un piccolo paese della Toscana.
Lavorare da remoto in uno dei borghi più belli d’Italia, farlo sfruttando la banda ultralarga e beneficiando di un incentivo che copre il 50% del canone d’affitto. Questa è l’iniziativa proposta dal comune di Santa Fiora sul Monte Amiata che si appresta a diventare il primo smart working village italiano.
L’idea è quella di offrire un servizio non convenzionale al lavoratore che, immerso nelle campagne toscane, potrà comodamente lavorare con le stesse comodità. Con questa proposta c’è anche l’intento di incrementare il turismo nei piccoli borghi attraverso l’iniziativa “Vivi in paese”. Incrementare quindi quello che è anche chiamato slow tourism.
Cosa prevede il bando
Il comune del paesino toscano ha redatto un bando, comodamente consultabile sul sito (https://www.vivinpaese.it/), in cui viene spiegato nel dettaglio come sarà realizzata questa nuova opera strutturale e lavorativa e quali vantaggi porterà a chi deciderà di far parte di questo villaggio.
Attraverso uno stanziamento di 30.000€, il comune mette a disposizione dei voucher per affittare una delle tante abitazioni libere del borgo: da monolocali a villette, sia “in centro” sia più immerse nella natura. Il contributo arriva ad un massimo di 200€, che servirà a pagare il 50% dell’affitto per il periodo scelto. Per poter usufruire di tale iniziativa basterà presentare la domanda comodamente scaricabile dal sito e inoltrarla.
A chi è rivolto il bando
Il bando è rivolto a tutti: dai dipendenti pubblici e privati, fino ad arrivare ai lavoratori autonomi, come professionisti e artigiani.
Tutti coloro che desiderano prendersi una pausa dallo stress delle grandi città per trascorrere del tempo in borghi come Santa Fiora, che grazie alla banda ultra larga, permette a tutti di avere una connessione veloce come in centro città.
Altre iniziative: la proposta delle Marche
Anche altre regioni in Italia puntano al turismo “di lavoro” legato allo smart working e alla possibilità di lavorare da remoto magari trascorrendo qualche giorno nei borghi storici.
Si è pronunciato a questo proposito il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli:
Questo trend potrebbe essere una risorsa aggiuntiva. Per questo stiamo ragionando sui borghi digitali. I borghi storici delle colline marchigiane sono al centro del progetto di un circuito turistico che va costruito in maniera circolare anche ai fini della destagionalizzazione e del superamento del gap tra entroterra (penalizzato anche dal sisma) e costa.
Holiday Working
Alla proposta “Vivi in paese” del borgo toscano Santa Fiora si affianca anche quella dell’azienda Italianway “holiday working”. L’Italianway, azienda italiana, mira a ridare vita alle seconde case degli italiani non utilizzate, ubicate nelle grandi città, ma anche nei piccoli borghi, per poter lavorare anche lontano da casa.
Prima del Covid questa azienda era riuscita a portare in Italia viaggiatori di oltre 180 Paesi del mondo conducendoli alla scoperta degli angoli meno conosciuti del nostro Paese. La loro prima mossa, una volta arrivata la pandemia, è stata quella di potenziare la piattaforma online facendola di fatto diventare la prima OTA (On line Travel Agency) tutta italiana della home sharing. Attraverso l’uso della tecnologia viene incentivato l’uso del patrimonio immobiliare non utilizzato con un solo obiettivo: lo smart working.
Il pensiero che hanno in comune tutte queste iniziative è quello secondo il quale lo smart working non cesserà di esistere con l’estinzione della pandemia. Moltissime aziende continueranno ad usufruire del lavoro da remoto anche per un tornaconto personale come per esempio il pagamento di strutture che rimarrebbero semivuote. Lo scopo da perseguire è quello di combinare lavoro e turismo.
Chi non vorrebbe lavorare immerso in un’atmosfera da vacanza?
Credits
Un commento su “Smart working village: la svolta del lavoro agile”