il malato immaginario - Moliere

“Il malato immaginario” e un commediografo di nome Molière

Chi era lo scrittore francese e cosa ha fatto

Molière, Molière, Molière. Innanzitutto, questo, non è il vero nome dell’attore che scrisse i capolavori che tutt’oggi leggiamo o andiamo a vedere a teatro. Jean-Baptiste Poquelin scelse, per l’appunto, il nome di Molière, ispirato a François de Molière, uno scrittore francese nato attorno al 1600, quando iniziò la sua professione teatrale.

Nulla di tragico o disperato, anzi, definire le opere di Molière comiche è riduttivo. Riduttivo non solo perché sono molto divertenti, ma anche perché, la sua, non è una comicità bassa: si tratta di ritratti, spesso caricaturali, di una realtà che tutti possono osservare con i propri occhi.

E la cosa migliore è che queste caricature, alla fine, non sembrano essere così eccessive, ma il modo in cui quest’uomo le mette per iscritto permette di vedere, sorridendo, cose che normalmente si ignorano o a cui si dà poco peso, spesso poiché ritenute seccanti.

Jean-Baptiste nasce nel 1622 a Parigi; la sua infanzia è segnata da diversi lutti alleviati, forse, anche negli anni successivi, dalle visite che il nonno gli permetteva all’Hotel de Bourgogne e al Pont Neuf, per assistere a rappresentazioni di commedie e tragedie.

Dopo aver studiato al Collège de Clermont, seguendo le orme del padre, presta giuramento come futuro erede tappezziere del re. Pochi anni dopo, nel 1641, conclude gli studi diventando avvocato e, proprio in questo periodo, inizia a frequentare diversi ambienti teatrali. Con l’aiuto di una giovane attrice Madeleine Béjart, organizza una compagnia teatrale.

Diventata chiara la sua vera vocazione; così Molière rinuncia alla carica di tappezziere reale. Madeleine Béjart, che diventerà la moglie dello scrittore francese, pochi mesi dopo costituisce con lui una troupe teatrale di dieci membri dal nome l'”Illustre Théâtre“, in cui Madeleine era la prima attrice. Il gruppo non viene apprezzato dal pubblico e in poco tempo iniziano ad accumulare debiti, fino ad arrivare all’arresto di Molière per insolvenza. Nel 1645 la compagnia si scioglie. Tornato in libertà grazie all’aiuto del padre, decide di lasciare Parigi insieme ad alcuni membri della compagnia e di iniziare la carriera di attori ambulanti.

Nel 1650 Molière ottiene la direzione di una troupe e inizia a rappresentare lavori teatrali a Pézenas; dal 1652 la compagnia inizia ad avere un pubblico regolare a Lione.  Nel 1658 recitano davanti al Re Luigi XIV che rimane entusiasta di fronte alla farsa scritta da Molière “Le docteur amoureux”.

Dopo alcuni fallimenti nella rappresentazione di tragedie Molière decide di dedicarsi completamente alla commedia. Scrive e mette in scena numerose commedie, tutte hanno un buon riscontro, ma “La scuola delle mogli” supera tutti gli scritti precedenti e non solo: diventa causa di un anno di controversie con i rigoristi cristiani.

Il 1664 è l’anno in cui andò in scena per la prima volta “Tartufo o l’Impostore“. Infine, nel 1673, mentre Molière recita l’ultima commedia che ha scritto, “Il malato Immaginario”, muore a causa della tubercolosi.

Il malato immaginario

L’ultima e una delle più famose commedie dello scrittore francese è Il Malato Immaginario: è una comédie-ballet  ovvero una commedia caratterizzata da intermezzi con balletti tra i diversi atti, tre in questo caso.

Molière narra la storia di un ipocondriaco di nome Argante – interpretato da lui stesso in scena – che si ritrova esser circondato da medici e farmacisti che piuttosto che calmarlo e placare le sue ansie, tendenti alla paranoia, alimentano queste sue paure per il loro tornaconto personale.

La paura e la convinzione di Argante di essere così gravemente malato lo portano a desiderare che sua figlia, Angelica, si sposi con un medico di nome Tommaso. Argante però, non è solo vittima delle sue paure e dei suoi dottori ma anche della moglie, un’avara signora che ha a cuore la sola eredità del marito.

Una commedia ha sempre un qualche equivoco: qual è qui? In realtà ce n’è più di uno, e sono proprio questi malintesi e fraintendimenti che rendono il racconto di Molière così divertente.

Questo è quello che apre le porte alla comicità: Angelica, la figlia di Argante, si confida da qualche tempo con la cameriera al riguardo di una tresca con un giovane di nome Cleante. La moglie del padre, nonché sua matrigna, desidera che Angelica prenda il velo, in modo tale che l’eredità del vecchio, una volta morto, sia tutta per lei. Argante, sorprendendo entrambe, dichiara un giorno di aver deciso di dare la figlia in sposa a un uomo coscienzioso.

Lo stupore e la gioia della figlia, che pensa si tratti di Cleante, svanisce non appena viene a sapere che l’uomo non è il suo amato, bensì un giovane medico di nome Tommaso che, quando arriva a casa della giovane per presentarsi si rivela essere un babbeo sempliciotto.

Angelica dichiara fin da subito che non ha alcuna intenzione di sposare Tommaso, ma la risposta del padre è molto simile a una minaccia: o Tommaso o il convento. Ora non è sicuramente opportuno rivelare come questa situazione viene risolta – perché si sa, nelle commedie tutto, o quasi viene risolto. È un testo che diverte e, poiché far ridere non è una cosa semplice, deve essere letto o, se possibile, visto a teatro. Raccontare il come questa situazione venga risolta servirebbe a poco, ma quello che faranno i protagonisti sarà far credere ad Argante che uno come lui, che è sopravvissuto a tutte quelle cure e medicine, è in realtà l’uomo più sano al mondo.

Il malato immaginario è un testo in cui si mescolano la tradizione della Commedia dell’arte e l’innovazione di un uomo geniale come Molière. Ma soprattutto è un testo dalla comicità così pulita, come d’altronde lo sono altre commedie di Molière, che diverte al punto di far star male.


FONTI

Treccani

Il Post

Molière, Il malato immaginario, Einaudi, 1979

CREDITS

Copertina

 

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