Cosmetologa, farmacista, divulgatrice scientifica, influencer. Elena Accorsi Buttini è la prova che scienza e social media possono coesistere creando un’accoppiata perfetta. La passione per la cosmesi ormai dilaga nel vasto mondo dei social atterrando tra i più disparati profili che, più o meno correttamente, parlano di “beauty”. Possiamo davvero diventare delle consumatrici consapevoli? Questo è ciò che Elena cerca di fare: sfatare miti, svelare segreti, aiutarci nella comprensione del vasto mondo della cosmesi.
La vera scienza della cosmesi ma, soprattutto, La scienza dei capelli. Questo è ciò di cui parla Elena e da qui prende il nome il suo primo libro. Un racconto, un manuale, una guida per diventare consapevoli di come funzionino i prodotti che utilizziamo ogni giorno.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarla scoprendone la passione e la professionalità che si riflettono anche nel suo profilo.
Attraverso i social, il tuo podcast e il tuo blog dai voce alla scienza, in particolare, potremmo dire la scienza dei capelli. In realtà non parli solo di capelli vero?
Io non parlo esclusivamente di capelli anche se sicuramente i capelli mi hanno targetizzata. Mi sono avvicinata gradualmente a questo mondo negli ultimi due anni per diversificarmi dalla comunicazione della scienza dei cosmetici che divido con Beatrice Mautino. Ognuna di noi ha un suo stile, ha una sua identità che ci permette di non risultare troppo simili e di non tornare sugli stessi argomenti.
Ho notato un forte interesse sui prodotti per capelli. Mentre esistono tantissime persone che recensiscono prodotti per il viso e per la pelle, mancano uguali informazioni per quanto riguarda i capelli. Queste non sono sempre vere o affidabili, ma ce ne sono tante. Per i prodotti per capelli c’è davvero poco, chi vuole avere un approccio più scientifico o tecnico fatica a trovare siti che approfondiscono tale argomento in Italia e, in realtà, anche all’estero.
Mi ha incuriosito questa assenza così, pochi anni fa, ho iniziato a interessarmi a questi prodotti iniziando un master a Firenze. L’interesse è la materializzazione di avere un approccio accademico, clinico alla materia. Così ho iniziato a lavorare con i terzisti che si occupano della produzione di prodotti per capelli e da qui mi si è aperto un mondo. Ho lavorato con i produttori di phon e device per i capelli e anche qui mi si è aperto un altro mondo. Ho collaborato con Parlux, azienda milanese esperta in device per capelli, per comprendere a pieno come fosse strutturato un phon. Lo stesso con Dyson. Ho esplorato il mondo del capello a 360°.
Dalle tinte all’henné, tutte queste informazioni sono state inserite nel libro oppure nel poadcast, nel cosmedì, nel blog. Tante informazione che nel loro insieme costituiscono gran parte del mio libro e, se prese a piccole dosi, rappresentano gli argomenti utilizzati per tutti i miei canali di informazione. Per esempio, ha avuto molto successo il mio articolo sui mascara. Ci sono cose come uno scovolino del mascara che pensiamo siano uno uguale all’altro, ma approfondendo si comprende quale enorme mondo stia dietro alla forma dello scovolino, alla formula del mascara ecc. che determinano la differenza e la performance di un prodotto cosmetico.
Da dove nasce l’idea di raccontare sui social la scienza? Come mai hai deciso di comunicare la scienza in una piattaforma così lontana fino a pochi anni fa a questo ambito?
Ho iniziato anni fa quando ero una libera professionista e mi occupavo di formazione scientifica sulla cosmesi. La mia regola personale era non relegarmi a un brand. Non voglio lavorare con una casa cosmetica, ne faccio volentieri sponsorizzazioni se lo ritengo opportuno ma non voglio esserne vincolata o la mia divulgazione risulterebbe non vera quanto io pretendo sia. Per auto-promuovermi ho iniziato a parlare su instagram della funzionalità dei cosmetici. Mai avrei pensato che il lavoro di divulgazione sarebbe stato così predominante nella mia carriera successiva.
Oggi ci sono centinaia di profili social che trattano di scienza, cosmesi, hair care e mondo beauty. Quanto è difficile per l’utente capire il livello di affidabilità di questi e quali consigli daresti a chi vuole approcciare a questo mondo e informarsi attraverso i social?
È difficilissimo, è una giungla. Capire quali siti, profili siano i più affidabili è davvero complicato. Nonostante il mio grande impegno anche io posso peccare di piccoli errori, di imprecisioni. Chi fa divulgazione, in teoria, non dovrebbe avere interessi nel campo. A ogni informazione diffusa deve corrispondere un chiarimento immediato degli eventuali interessi professionali personali che uno rispetto a tale informazione. Bisogna fare attenzioni alle sponsorizzazioni. Io, per esempio, non faccio mai product placement di un prodotto del settore cosmetico. Mi sembra buonsenso. Mentre accetto volentieri una sponsorizzazione da parte di un’azienda cosmetica pur mantenendo libera scelta sui miei contenuti, non accetterò mai di sponsorizzare un loro prodotto. C’è sempre una linea sottile che ci salva se vogliamo lavorare bene, se vogliamo essere coerenti con quello che facciamo. Capisco che l’utente su instagram sia in difficoltà nel capire chi sia affidabile a meno. Va molto caso per caso.
Spesso la cosmetica viene legata alla parola bellezza, difficilmente a salute. Quanto ritieni che si sia consapevoli dell’importanza di un corretto utilizzo dei prodotti cosmetici?
Purtroppo molto poco. Tutti noi diamo per ovvio che i prodotti cosmetici devono essere sicuri. Molte volte gli effetti indesiderati dei cosmetici sono dovuti a un uso improprio degli stessi. Dall’altra parte non so quanti consumatori abbiano la percezione degli sforzi che ci sono voluti affinché quel prodotto fosse sicuro. Siamo tutti a favore del divieto della sperimentazione sugli animali però, allo stesso tempo, vogliamo un prodotto sicuro e la certezza scientifica che non possa farci male. C’è questo comportamento schizofrenico che, da una parte, non vuole che la scienza faccia ulteriori sperimentazione però, dall’altra, vuole un prodotto al 100% sicuro.
Tutto questo mi fa pensare. Anche io sono contro la sperimentazione sugli animali però questo atteggiamento è forse conseguenza della poca consapevolezza del percorso che un cosmetico deve intraprendere per essere sicuro. Non posso essere green, essere un’influencer green e poi prendere l’aereo privato per andare a Dubai. C’è un po’ di inconsapevolezza unita a un comportamento incoerente.
A tal proposito possiamo quindi parlare del tuo primo libro. La verità, i falsi miti, il modo migliore per prendersene cura. Il tuo libro si presenta così fin dalla sua copertina. Sembra quasi un’enciclopedia dei capelli. Qual era il tuo vero intento quando hai pensato di scrivere questo libro? L’idea e lo scopo con il quale hai iniziato a pensare al tuo libro sono rimasti i medesimi anche una volta concluso?
Io volevo spiegare comefunziona un cosmetico per i capelli, volevo che le persone fossero consapevoli di come funzionano i prodotti che usano. Voglio che, per esempio, quando un mio lettore compra uno shampoo seboregolatore al supermercato pensi al capitolo nel quale io parlo di questo prodotto. Volevo spiegare, forse per la prima volta in italiano, come funzionano i meccanismi dei prodotti per capelli. Mostrare la varietà di prodotti che esistono intrecciandoli alla vita di inventori, scienziati, imprenditori che arrivano anche da campi molto lontani, ma ti portano al prodotto in questione. Un intreccio tra storia e scienza come meccanismo con il quale raccontare il libro.
Un manuale e un racconto. Il tuo libro si divide in una parte più teorica unendosi perfettamente a quello che pare quasi una storia. Gli argomenti sono numerosi e diversi. Come hai capito e deciso quali temi affrontare?
Ho sempre avuto paura che il manuale fosse noioso così ho inserito la vita delle persone. Questa, secondo me, è la parte più interessante. I ricordi di un meccanismo, di un prodotto che si rifanno alla vita di un fisico, uno scienziato. Collegare un prodotto a una persona. Per capire quali argomenti selezionare mi sono fatta aiutare molto dalla community negli ultimi anni. Chiedevo loro cosa avrebbero voluto sapere e ne sono emersi spunti davvero interessanti. Tantissimi argomenti per me assurdi perché la risposta mi sembrava ovvia come, per esempio, il fatto che il ciclo lunare non influisse sulla salute dei capelli oppure che il messaggio al cuoio capelluto non aiuti a far crescere i capelli.
Parli del parrucchiere come di un piccolo chimico. Questo vuol dire che giocare con i prodotti a casa testandoli sulla nostra pelle o cute non è una grande idea?
Certo. Infatti anche quando facciamo tinte in casa, noi non abbiamo la manualità di un parrucchiere e non abbiamo la giusta prospettiva. Pur seguendo le indicazioni, pur essendo brave nell’applicazione difficilmente avremo la stessa performance. Non abbiamo occhio, esperienza, prospettiva di un parrucchiere. La performance sarà sempre diversa e non equiparabile pur seguendo le indicazioni perfettamente.
Ci salutiamo con una domanda difficile. Tre consigli che daresti a chiunque sapendo a quali errori siamo soliti andare più incontro.
Non farsi condizionare troppo dal prezzo. Un prodotto buono non deve per forza costare tanto e, viceversa, un prodotto caro non è necessariamente di qualità.
Non farsi condizionare dal canale di vendita. Non pensare che il prodotto di farmacia sia sempre migliore e quello da supermercato di bassa qualità. Sempre provare e sperimentare.
Mettere le recensioni dei prodotti, ma soprattutto non farsi condizionare dalla paura. I cosmetici sono tutti sicuri, non sono stati testati sugli animali, garantiscono i requisiti di sicurezza. Non dobbiamo avere paura che un cosmetico sia pericoloso.
Normalmente in un’intervista, o in un semplice scambio di confidenze, si viene interrogati su questioni piuttosto comuni: il libro preferito, il passatempo […]