José Saramago è stato il primo portoghese a ricevere, nel 1998, il Nobel per la letteratura: ancora oggi si ricordano le parole del suo discorso pronunciate poco prima di ricevere il riconoscimento: “l’uomo più saggio ch’io abbia mai conosciuto non era in grado né di leggere né di scrivere”. L’uomo a cui fa riferimento è suo nonno.
Noto per la forte critica verso la globalizzazione e la democrazia che non è stata in grado di controllare l’espansione di un capitalismo sfrenato, lo scrittore, solo dopo la caduta del regime fascista portoghese, nel 1974, poté iniziare a scrivere ed esporre liberamente il suo pensiero. Il 1974 è detto anche l’anno della rivoluzione dei garofani, nome ispirato al movimento militare che si oppone al regime fascista e ha come simbolo distintivo il garofano.
Un mese prima della rivoluzione del 25 aprile o, più precisamente, il 16 marzo, quando un gruppo di militari tentò di rovesciare il regime senza successo, Saramago scrisse il primo dei trenta componimenti del libro L’anno mille993.
Perché mille993 e non mille974? Perché Saramago ha scelto di spostare nel futuro la storia che stava vivendo e osservando, la storia di un popolo oppresso che per resistere subisce la perdita di migliaia di persone.
L’insurrezione del Portogallo
In nessun componimento è mai nominato il paese a cui queste sofferenze e speranze si ispirano, ma la storia del Portogallo è una storia di oppressione che inizia nel 1933, quando António de Oliveira Salazar instaurò un governo autoritario e, dopo pochi anni, un regime ultra cattolico, corporativista e fascista chiamato Estado Novo. Nel 1968, dopo 35 anni di governo, successe a Salazar Marcel Caetano che mantenne però la stessa politica dittatoriale del suo predecessore.
Dalla metà degli anni Sessanta il Portogallo si vide coinvolto in continue guerre contro i ribelli indipendentisti nelle colonie di Angola, Mozambico, Guinea, Timor Leste e Capo Verde. Dopo anni e anni di combattimenti il paese era più che mai diviso e isolato rispetto alla comunità internazionale. La stessa opposizione al regime era divisa: da un lato i militari progressisti e la popolazione civile, dall’altro i gradi più alti dell’esercito.
Dopo il tentativo di colpo di stato del 16 marzo, si stabilì una nuova data per una grande insurrezione: il 25 aprile. Nei primi minuti dopo mezzanotte venne trasmessa alla radio Grandola Vila Morena, una canzone del poeta José Zeca Afonso, di norma proibita poiché associata al comunismo: rappresentava il segnale segreto per dare il via all’insurrezione.
Meno di 24 ore dopo il segnale di partenza, gli alti ufficiali erano stati arrestati e alle 23.20 dello stesso giorno venne dichiarata la legge n°1 del 25 aprile 1974 che prevedeva la destituzione dei dirigenti pubblici e delle cariche dello stato e il passaggio dei poteri alla Giunta di Salvezza Nazionale.
Dalla mattina successiva un grandissimo numero di persone si radunò nelle piazze di Lisbona, in una di queste in particolare una fioraia iniziò a regalare garofani rossi ai soldati che li infilarono nella canna dei loro fucili. Da qui nasce il nome di rivoluzione dei garofani, movimento grazie al quale il Portogallo mise fine a tutti i conflitti coloniali e diventò una Repubblica democratica.
Almeno formalmente.
Saramago e la democrazia portoghese
Come dice Saramago nella breve introduzione fatta al libro nella traduzione italiana, la democrazia, nella visione perfetta che se ne ha, non esiste o è irraggiungibile.
Ed ecco che in parte si spiega la trasposizione nel futuro dei pensieri nati durante l’insurrezione portoghese raccontati in L’anno mille993: quel paese di cui non viene mai nominato il nome nei componimenti di Saramago è in realtà stato il paese di molti, lo è ancora e, senza troppi dubbi, si può dire che lo sarà di molti altri. Saramago scrive “pensavo che forse mi ero messo a narrare le ultime sofferenze degli uomini, che lentamente avrebbero appreso la felicità”, così non è stato.
I trenta componimenti non sono poesie, ma hanno una musicalità fluida, che lascia il lettore libero di scegliere il proprio ritmo, non esiste infatti, all’interno di questi, alcun segno di punteggiatura: sono piccoli frammenti di storie e di diverse realtà, qualcuno più crudo e truce degli altri.
Componimento 11 e componimento 16
Nell’undicesimo componimento si parla di una città in cui tutti i termometri sono stati requisiti e ne è stato proibito il possesso. Nessuna spiegazione, nessuno ne parla. Un merito però si deve a questo inspiegabile accadimento: molti bambini poterono sentire per la prima volta, sulla loro fronte calda, la mano fresca della madre o del padre.
Arrivò il giorno in cui tutti compresero il perché della sparizione dei termometri, ma solo coloro che abitavano in periferia della grande città poterono vedere la prima apparizione del grande occhio di mercurio che avrebbe iniziato a vegliare sulla città. Questo, non appena il Sole iniziò a sorgere, si divise in due, poi in quattro, fino ad arrivare a centinaia di piccole sfere.
Fu istituito l’occhio della vigilanza individuale o l’occhio che non dorme mai.
Le madri però si accorsero che sopra queste sfere, ogni volta che poggiavano la mano sulla fronte dei figli con la febbre, scendeva un velo che causava l’invio di informazioni false al calcolatore centrale.
Nel sedicesimo componimento un uomo, nell’oscurità di una caverna, scopre improvvisamente di non saper più leggere. Cercando di ricordare le lettere e disegnarle nella memoria, non uscirono che graffi ciechi o simboli di una scrittura non esistente. Quando il Sole spuntò l’uomo, piegato a terra come un feto, promise di morire senza opporre resistenza se quella malattia non fosse mai stata scoperta dai compagni che, forse, sapevano ancora leggere.
Si chiede, Saramago, nella chiusura dell’introduzione, in quanti, ancora oggi, leggerebbero questo testo come il libro del loro grande dolore e della loro immensa speranza. Un romanzo, L’anno mille993, che come pochi altri riesce a raccontare, con una scrittura completamente libera e sciolta da ogni regola e, talvolta, con parole e storie enigmatiche, cosa è e cosa può essere l’uomo quando si trova in un conflitto, ma continua ad avere fiducia in qualcosa.
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