La fantasia surreale e distorta di Jamian Juliano-Villani

Una sconvolgente ed eclettica artista del panorama artistico contemporaneo è indubbiamente  Jamian Juliano-Villani. Nel 2019, la  Galleria Massimo De Carlo di Londra ha ospitato la sua mostra Let’s Kill Nicole, che testimonia come il contributo espressivo di Villani sia fondamentale per raccontare le sfaccettature di un mondo creativo in continua evoluzione. Conosciamola meglio.

Jamian Juliano-Villani

Jamian Juliano-Villani nasce nel 1987 a Newark, nel New Jersey. Figlia di un grafico, spende la maggior parte della sua infanzia tra le serigrafie degli anni ’70 e ’80. Si laurea poi nel 2013 alla Rutgers University, trovando presto la sua sede stabile nel cuore della grande mela. New York le regala quel tocco cosmopolita, quel suo essere così diretta e ispirata dalla realtà che unisce al suo mondo immaginario di fantasie.

Qui trova una rete di artisti a cui ispirarsi e a cui dare ogni giorno nuovi spunti. Possiede uno studio a Brooklyn ma il Lower East Side è il vero centro della scena artistica. Difatti, dichiara che nel Lower East Side ha finalmente trovato “una famiglia di artisti che cerca di aiutarsi gli uni con gli altri“. Così passa in fretta dall’essere l’assistente dell’artista Erik Parker ad avere un suo studio e un numeroso fan club che comprende anche il super-curatore Hans-Ulrich Obrist.

Dalla Grande Mela al panorama artistico europeo

Ma anche in Europa che negli ultimi anni ha trovato florida realizzazione, con due personali a fianco di Massimo De Carlo, uno dei più importanti galleristi internazionali. Se nel 2019 Villani ha esposto nella galleria di De Carlo Londra, nel 2017 aveva stupito Milano con la sua prima personale Sincerely, Tony. Con il suo stile poliedrico e avanguardista, l’artista ha dimostrato nel tempo di avere una personalità capace di creare nuove regole, nuove logiche nel mondo dell’arte.

Attualmente lavora con la JTT Gallery di New York, con Tanya Leighton a Berlino oltre che con la Galleria Massimo De Carlo a Milano e Londra. Una vera e propria donna di mondo, sempre impegnata in nuove creazioni. Il Whitney Museum ha recentemente acquistato una sua opera e il Museum of Contemporary Art di Detroit ha da poco ospitato una sua mostra personale.

Come figura pubblica, Jamian appare estroversa, diretta, travolgente, come le sue tele. Perché nei suoi dipinti nulla è come appare, il suo mondo psicologico ed interiore si fonde con immagini reali in un incantevole risultato di colori e forme. Le sue opere stravolgono così  ogni senso, convenzione e regola compositiva.

Cultura pop e mondi fantascientifici

La cultura pop, il mondo dei fumetti e dei cartoon si intessono con quanto di reale colpisce l’attenzione dell’artista, dai ritagli di giornale ai cartelloni pubblicitari. Si passa quindi dai paesaggi fantascientifici, alle pubblicità, ai loghi commerciali, fino ai volti dei vip più noti, che si mescolano nell’immaginazione dell’artista, suggerendo la creazione di nuovi mondi alternativi.

Vi è una continua ricerca sulla composizione e sulla narrativa, un vero e proprio storytelling di sé stessa. Le sue tele, infatti, non nascono per essere decorative e i suoi dipinti non cercano di compiacere l’occhio, ma di coinvolgere profondamente chi guarda. In superficie affiora dunque una prima immagine,  ma poi ci sono tutti i “sottotesti” al suo interno. Si tratta quindi un’idea da cui evolve una storia che si sviluppa a più livelli.

L’artista vorrebbe arrivare al punto in cui il gusto personale e soggettivo venga dimenticato, a favore di qualcosa di più oggettivo e universale. In modo da arrivare, forse utopicamente, dove la realtà incontra la fantasia.

Let’s Kill Nicole

Ma parliamo di Let’s Kill Nicole, a dimostrazione di come una mostra recente possa raccontare un percorso artistico. Questa è ispirata alla figura di un’amica conosciuta al liceo, che riusciva a dare a Jamian suggerimenti irrazionali e poco consoni, come quello di uccidere uno dei bulli della scuola o un amico che l’aveva tradita. Da questo ricordo, quindi nasce la personale di Villani, che si focalizza su drammi quotidiani, in un atteggiamento irrazionale e melodrammatico.

Uno dei quadri più complessi della mostra è Overtaci, il ritratto di un essere metà cervo e metà umano che trova le sue origini nell’ossessivo lavoro di un’artista Danese, Ovartaci. Questa, passò la maggior parte della sua vita in un ospedale psichiatrico in Danimarca. In questo modo la Villani reinventa la musa dell’artista Danese e la descrive come un giocatore di lacross Americano. La corsa di tale creatura immaginaria è ripresa dalla lente di una videocamera di uno dei genitori, che la coglie nell’attività sportiva, con i pantaloncini che sembrano seguire il corpo in movimento.

Gli stimoli concreti e visivi diventano fonte immaginifica

Altre due opere particolarmente accattivanti sono Little Amy e Big Amy. Due opere ispirate ai veterani di guerra e al cerimoniale di congedo con jet e idranti, raffigurano una visione, un miraggio di Amy Winehouse bambina in un deserto e in un oceano, salutata da delfini e da lucertole. La Villani saluta così Amy come fosse stata un soldato, scomparso a causa della crudeltà del mondo, un angelo della cultura britannica. Ecco quindi come l’immaginario della celebrità trova destinazione in una cornice storica e sociale.

Per Jamian, ogni quadro ha una propria storia, delle caratteristiche concrete, reali o fantastiche che lo rendono unico nel suo genere. E pensare che l’artista ha solo 32 anni ed è già un’icona di fama mondiale. La sua innovazione sperimentale e la sua creatività rilasciano dunque una sensazione positiva, per cui sentiremo parlare ancora di lei per lungo tempo.


FONTI

Massimo De Carlo

Artuu

i-D

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