Tra i più rinomati architetti dell’epoca contemporanea, Renzo Piano, 83 anni, ha ancora tanta bellezza da regalare al mondo. Portavoce di uno stile sperimentale e visionario, artefice di un’arte che ogni giorno si pone al servizio delle persone, Piano è stato il primo italiano inserito dalla rivista «TIME» nella sua celebre classifica delle 100 personalità più influenti al mondo (2006). Ambasciatore dell’ONU dal 2007 e senatore a vita dal 2013, con i suoi progetti audaci e rivoluzionari, costruisce spazi d’incontro, luoghi dove la gente può stare insieme, scambiare impressioni e condividere emozioni.
Un artista del mondo
Renzo Piano nasce a Genova nel 1937 da una famiglia di costruttori edili, frequenta l’Università di Firenze e il Politecnico di Milano, dove si laurea in Architettura. Già nel corso della sua formazione, avvia importanti collaborazioni con noti architetti dell’epoca, a partire da Franco Albini, maestro del Razionalismo Italiano che lo introduce allo studio dei dettagli. Poi è il turno di Marco Zanuso, uno dei padri fondatori del Design Industriale che lo guida nel processo di progettazione. Ma la partenza dal capoluogo lombardo apre la strada a una poliedrica attività internazionale che lo porterà ad essere una delle archistar più affermate del XX secolo.
Tra il 1965 e il 1970 si trasferisce così negli Stati Uniti, dove lavora con Louis Kahn, alla ricerca di un dialogo tra scienza e architettura, che attribuisce importanza, anche simbolica, all’integrazione del paesaggio naturale. È in questa fase embrionale della sua carriera che sperimenta strutture spaziali leggere e pionieristiche. Si serve di sistemi costruttivi modernissimi, che denotano l’influenza dell’architetto francese Jean Prouvé, al quale è legato da una profonda amicizia.
Centre Georges Pompidou
Nel frattempo, a Londra, incontra Richard Rogers, con il quale fonda lo studio Piano&Rogers nel 1971. Questo gli assicura la vittoria al concorso internazionale per il famosissimo Centre Georges Pompidou di Parigi. Centro destinato ad accogliere diverse istituzioni – il Museo nazionale d’arte moderna, una grande biblioteca multimediale, studi per l’industrial design e le ricerche musicali – che si configura come il prototipo del museo di fine millennio. L’aspetto di macchina urbana culturale e ricreativa viene immediatamente percepito dal suo prospetto frontale, che si presenta come un intricato ingranaggio di travi, pilastri e tiranti d’acciaio, attraversato dal tunnel trasparente della scala mobile.
Il progetto, che ha consacrato Renzo Piano come un’artista di celebre fama internazionale, rimane ancora oggi uno degli esempi più rappresentativi dell’architettura high tech. Secondo precisi dettami, infatti, gli elementi strutturali, gli impianti tecnologici e i tunnel di collegamento vengono portati all’esterno, esibiti davanti allo spettatore e valorizzati mediante il colore.
Dal MUSE al Porto Antico di Genova
Da allora si susseguono spettacolari progetti di musei e gallerie d’arte in tutto il mondo firmati dal genovese. Dalla Fondazione Beyeler a Basilea (1991-1997) al più recente MUSE di Trento (2013), uno tra i musei più d’avanguardia d’Italia ad unire natura, scienza e tecnologia. Non solo, ma si avvale anche di uno sguardo critico ai problemi etici e sociali che costellano la nostra quotidianità.
In parallelo allo spazio museale, un altro nucleo fondamentale dell’opera di Renzo Piano è rappresentato dagli interventi di riqualificazione del tessuto urbano. In questo caso guardiamo al progetto di recupero del Porto Antico di Genova (1985-2001), avviato in occasione del cinquecentenario del viaggio di Cristoforo Colombo in America. Nella sua città natale, l’architetto ha rinnovato il porto con lo scopo di creare uno spazio fruibile da tutti. Un’area aperta sul Mediterraneo, quindi, dove si incontra gente, si vive la città e si apprezza ancora di più il suo legame intrinseco con il mare.
La rinascita della città in funzione della modernità è stato il motore che ha condotto anche gli interventi sulla Potsdamer Platz berlinese (1992-2000) e per la Columbia University di New York (2000-2017).
Il Ponte Genova San Giorgio guarda al futuro
Come dimenticare poi il progetto donato per il nuovo ponte Genova San Giorgio, inaugurato lo scorso 3 agosto in sostituzione del Ponte Morandi, crollato due anni prima, portando con sé quarantatré vite. Lungo 1067 metri, è pronto ad iniziare il suo viaggio verso il futuro: “È il ponte della nuova Genova, amatelo, fatelo vostro e durerà mille anni” ha dichiarato Renzo Piano all’inaugurazione.
Singolare e avveniristica, l’opera di Renzo Piano non è riconducibile a nessuna scuola, ma si prefigge una grande missione: dare rifugio all’attività dell’uomo.
La città è un luogo in cui lo scambio è fisico, intenso, non virtuale; si fa un gran parlare di cultura del virtuale, dei giornali che cederanno il posto al video, però la città resta lo spazio in cui vivere assieme. Quando immagino una città, la immagino compatta e densa, capace di generare rapporti intensi. Perché l’architettura è anche una visione del mondo. L’architettura non può che essere umanista, perché la città con i suoi edifici è un modo di vedere, costruire e cambiare il mondo.