Cos’è il politically correct?
La storia di questo termine non è molto chiara. Ci sono state quasi solo campagne contro il politically correct. Per decenni, infatti, invocare odio verso questo nemico è stata una delle tattiche preferite della destra.
Inizialmente, l’espressione politically correct è entrata in uso nei circoli di sinistra americani negli anni ‘60 e ‘70. Molto probabilmente come una presa in giro verso il discorso di Mao Zedong del 1957 che era stato tradotto in inglese col seguente titolo: “On the correct handling of contradiction among the people”.
Un professore di letteratura al MIT (Massachussets Institute of Technology), Ruth Perry, afferma che l’espressione politically correct era utilizzata come una battuta ricorrente tra gli americani di sinistra per prendere in giro i compagni con atteggiamenti moralisti.
Fino agli anni ‘80, il politically correct veniva usato esclusivamente dalla sinistra, quasi sempre come un’ironica critica dell’eccessivo dogmatismo. Infatti, uno dei primi rally contro il politically correct era stato organizzato da un gruppo chiamato Lesbian Sex Mafia, contro le colleghe femministe che denunciavano la pornografia e il BDSM come atti misogini.
Presto, questo termine è stato adottato dalla destra e completamente cambiato nel significato. Era diventato ciò tramite cui veniva indicato lo strumento della sinistra per eccellenza, con cui veniva preso il controllo delle università americane e fatto il lavaggio del cervello ai giovani studenti universitari.
Questo nuovo politically correct è stato molto utile alla destra perché ha permesso di enfatizzare la divisione tra la classe operaia e i democratici, con questi ultimi che sostenevano di essere in grado di rappresentare la prima nonostante apparisse il contrario. Quest’enfasi sulla divisione tra “gente ordinaria” ed élite liberale è ancora tutt’oggi uno strumento molto utilizzato dai repubblicani.
Il politically correct di oggi
Il passaggio dall’utilizzo dell’espressione politically correct nei soli circoli letterari e universitari alla politica è avvenuto principalmente grazie al discorso di George H.W. Bush nel 1991 all’Università del Michigan, in cui identifica il politically correct come un pericolo per la libertà di espressione.
Se nel nuovo millennio, i dibattiti politici sul politically correct sembravano essere progressivamente andati scemando, rimpiazzati da un nuovo focus sull’Islam e il terrorismo, negli ultimi anni della presidenza di Obama, tuttavia, l’anti-politically-correct è ritornato.
Così, un fenomeno che prima era limitato al mondo universitario, è ora sbarcato sui social media. E i critici di tale fenomeno hanno una piattaforma ancora più amplificata. Le loro storie decontestualizzate e colme di caricature verso certi atteggiamenti sono iniziate come una critica alla sinistra moralista e una manifestazione del timore per la libertà di parola ma, oggi, vanno oltre.
Tuttavia, mentre i liberali si preoccupavano di attaccare la sinistra, altre personalità pubbliche, come Trump, i neo-nazi e la destra estrema additano il politically correct come uno strumento di controllo liberale.
Il politically incorrectness di Trump in Pennsylvania
Dopo la Florida, lo scorso ottobre, la campagna presidenziale di Trump era giunta in Pennsylvania, dove nel 2016 aveva vinto per un piccolo margine. A Johnstown, il discorso di Trump è stato contraddistinto da un linguaggio inopportuno. Tuttavia, come lo stesso presidente ha dichiarato, non gli interessa “essere politically correct”.
Innanzitutto, la ridicolizzazione delle linee guida anti-Covid-19, come il distanziamento sociale e l’utilizzo della mascherina. Da quando il presidente americano è guarito, ha continuamente diffuso informazioni errate sul virus e nel rally a Johnstown, non è stato da meno. Dalla sua autoproclamazione dell’immunità a vita alla dichiarazione di poter baciare qualsiasi persona, uomo o donna, presente perché ormai immune. Nonostante gli esperti non abbiano mai confermato la durata degli anticorpi e sia molto frequente contrarre il virus due volte.
Un altro momento significativo per l’analisi della sua strategia comunicativa è stato quando Trump ha implorato le donne di votarlo.
I sondaggi avevano dimostrato che Trump stava perdendo il supporto delle donne rispetto al 2016 (a partire dallo scandalo della registrazione di Access Hollywood) e in particolare, stava avendo molte difficoltà con le donne residenti in aree suburbane della Pennsylvania.
Il suo approccio è stato quello di pregarle:
Posso chiedervi un favore: donne delle aree suburbane, posso piacervi, per favore? Per favore, per favore. Ho salvato il vostro maledetto quartiere, okay? Inoltre, non ho molto tempo per essere gentile, lo sapete. […] Non ho tempo e vogliono che sia politically correct. Certo, parliamone nei prossimi 10 anni.
Ancora una volta, Trump ha deciso di non giocare secondo le regole del politically correct e ha optato per un comportamento da alcuni considerato inappropriato al contesto politico. Questo atteggiamento non è di certo una novità. Se nel 2016 i suoi commenti provocanti avevano occupato le prime pagine dei giornali, sono sfortunatamente diventati la norma nel corso degli anni.
Anche Biden è stato ripetutamente ammonito da una parte dell’opinione pubblica per il suo comportamento inopportuno. Ha ricevuto accuse da parte di otto donne per contatto fisico inappropriato o l’invasione del loro spazio personale fino a metterle a disagio, in contesti formali. Nonostante sette delle otto donne avessero dichiarato che il comportamento di Biden non potesse essere definito come molestia sessuale, Biden ha rilasciato un video di due minuti nell’aprile 2019 in cui affrontava le accuse.
Il ruolo del “politically incorrect” nel 2016
Nel 2016, Trump si era proposto come l’alternativa ai tanti politici democratici che non avevano mai concluso niente di concreto. La sua mancanza di esperienza non era vista come uno svantaggio, bensì come un punto di forza. Ma l’immagine dell’outsider che si batte contro una Washington corrotta non è stata la sola tattica che lo ha portato alla
Trump è andato oltre, ha rotto tutte le regole dell’etichetta politica.
Dopo l’attentato di Omar Mateen in un gay club ad Orlando nel 2016, che aveva portato alla morte di 49 persone, Donald Trump aveva dichiarato che Barack Obama e Hillary Clinton erano pronti a dare la priorità al politically correct, anziché proteggere l’americano medio.
L’ex-imprenditore immobiliare ha classificato l’attitudine del politically correct come una cospirazione.
Durante tutta la sua prima campagna presidenziale, Donald Trump ha costantemente etichettato il politically correct come la fonte di tutti i mali della politica americana.
Mentre i suoi rivali democratici si preoccupano di far sentire tutti inclusi attraverso un linguaggio non-discriminatorio, lui si occupa di riportare l’America al suo splendore, facendo l’opposto.
Nel 2016, aveva dichiarato che il giudice distrettuale Gonzalo Curiel di San Diego era inadatto alla presidenza del processo contro la Trump University perché era messicano-statunitense e quindi prevenuto nei suoi confronti. Un altro caso, che al tempo aveva causato molto scalpore, si era verificato durante il secondo dibattito presidenziale. Trump aveva risposto ad una domanda sul “ban on muslims” affermando che “potremmo essere molto politically correct, ma che ci piaccia o meno, c’è un problema”, implicando una retorica xenofoba.
La retorica del “non ho tempo di preoccuparmi del mio linguaggio, perché io vado al punto” ha avuto molto successo nel 2016, e lo ha tuttora. Ai sostenitori di Trump piace il suo atteggiamento perché non ha paura di dire quello che tutti loro pensano.
Molti giornalisti sostengono che l’incessante battaglia contro il politically correct sia stato un fattore determinante nella sua vittoria, ma è chiaramente complicato da determinare.
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