Ha ritratto centinaia di persone: da David Bowie alla Regina Elisabetta II, da Kate Moss a Madonna. C’è qualcuno che manca all’appello? Sì: Gesù e Buddha.
Racconta barzellette, finge di essere Austin Powers ed è addirittura riuscito a far ridere Her Majesty in persona. No, non è un comico e neanche un attore, ma ha comunque una cosa in comune con loro. È un artista, più precisamente un fotografo. Lui è John Rankin Waddell, in arte Rankin, il ritrattista brit dai capelli sale e pepe, tra i più famosi e trasgressivi del mondo fashion.
Amore a primo scatto
Originario delle Lowlands scozzesi, è cresciuto nello Yorkshire prima di sbarcare a Londra, dove attualmente vive e lavora nel quartiere super chic di Kentish Town. Sebbene non apertamente politico nella sua adolescenza, Rankin venne comunque travolto dalle improvvise ribellioni culturali durante gli anni della Thatcher, che lo portarono, a soli 21 anni, a realizzare il suo primo scatto eureka con la macchina fotografica di un amico.
Con grande dispiacere da parte della sua famiglia, lasciò il Politecnico di Brighton, per iscriversi ad un corso di fotografia al London College od Printing, dove incontrò il suo futuro socio in affari, Jefferson Hack. Con i soldi risparmiati organizzando serate nel club studentesco, i due arrivarono a fondare la rivista «Dazed & Confused» nel 1992, una piattaforma innovativa per stilisti, designer e fotografi emergenti.
“Been dazed and confused for so long, it’s not true”
La rivista affrontò questioni come la bellezza, il genere e i diritti LGBTQ molto prima che diventassero punti di discussione comuni nei media mainstream e da un punto di vista decisamente anti-moda. Si presentò quindi come perfetto antidoto all’eccesso di glamour degli anni ’80.
A confermarlo è stato anche il numero di settembre 1998, in cui la campionessa paraolimpica Aimee Mullins diventò la prima donna amputata a comparire sulla copertina di una rivista di moda britannica, trattando un ulteriore argomento all’epoca ampiamente ignorato, quale la disabilità nella moda.
Il ritratto è una relazione sensuale, come fare l’amore. La tecnica è la stessa, sia che abbia davanti un uomo, oppure una donna
Etica lavorativa, versatilità e instancabile autopromozione, hanno permesso a Rankin di prosperare all’interno dell’incredibilmente competitiva industria fotografica. Attingendo alla consapevolezza degli anni ’90 con suo giocoso senso dell’umorismo, divenne noto soprattutto per i suoi ritratti in cui ha catturato, creato e svelato importanti icone.
Una delle sue immagini più emblematiche rimane quella di Tony Blair, l’allora primo ministro britannico in servizio, mostrato stanco del mondo e delle pretese politiche. Una visione schietta e umanista di uno degli uomini più potenti e impopolari del mondo.
Si definisce ritrattista, ma anche artigiano, perché adora fotografare le persone, usando la moda per instaurare una comunicazione in grado di sedurre lo spettatore. Ma più di tutto ama il processo, gli strumenti e i tecnicismi della fotografia. Ha collaborato con i più grandi marchi e organizzazioni pionieristiche di beneficenza, tra cui Nike, Swatch, Dove, Pantene, Diageo, Women’s Aid e Breakthrough Breast Cancer e ha realizzato copertine per «Elle», «German Vogue»,«Harper’s Bazaar», «Esquire», «GQ» e «Rolling Stone».
“Ci sono molte stronzate nel settore della moda e della pubblicità”
Per quanto possa sembrare tutt’uno con il mondo della moda, in realtà Rankin ha sempre dichiarato di sentirsi come una sorta di alieno completamente avulso dal contesto fashion. Diretto e onesto, ha spesso sfruttato le miriadi di interviste come terapie, in cui più chiacchierava e più imparava a conoscersi e a maturare.
Il volto è uno dei suoi temi più gettonati, è affascinato soprattutto dagli occhi, la parte, per lui, più sexy in assoluto. L’emozione, anche se disordinata e priva di argini, rimane più importante di qualsiasi velleità d’espressione, ed è del parere che per essere un bravo ritrattista si deve amare il proprio soggetto.
Attraverso i corpi maschili e femminili, invece, cerca di comunicare le proprie idee ed emozioni, con lo scopo sia di sedurre che di far riflettere il proprio pubblico. La seduzione, più che il sesso, è per lui ciò che rende attraenti e desiderabili. Si ricordano i nudi molto espliciti della Proud Gallery di Camden London, un progetto nato dall’idea di offrire al soggetto ritratto il totale controllo della situazione, decidendo come essere fotografato e come voler modificare la propria immagine.
“Quando sai che lo scatto è perfetto? Lo sento… You can feel it”
All’inizio del millennio, saldamente affermato come uno dei fotografi più richiesti dalla Gran Bretagna, Rankin inizia a formare il suo mini-impero, rivolgendo la propria attenzione al mondo della fotografia commerciale e mettendo in discussione norme sociali e idee di bellezza.
Lancia «Rank», una rivista sperimentale dedicata a tutto ciò che è alla periferia dell’industria della moda, celebrando soprattutto il non convenzionale. Il 2001 è la volta di «Another Magazine», focalizzata più sulla moda, sull’originalità e sulla distinzione, a cui ha integrato poi «Another Man» nel 2005, in risposta all’espansione del mercato di abbigliamento maschile.
Perseguendo sempre progetti personali che lo spingano oltre i suoi limiti, progetti di beneficenza ad alto impatto e campagne commerciali rivoluzionarie, Rankin si è spesso distinto per il suo coraggio creativo. Con la sua prima e pluripremiata campagna mondiale Real Women di Dove, riuscì ad incarnare perfettamente l’approccio di onestà e connessione nel processo collaborativo tra fotografo e soggetto.
“Print is always a new old love story”
Nonostante l’evoluzione dei media, Rankin è sempre rimasto legato alla stampa, il cui tocco, odore e incredibile democrazia ed economicità è capace, secondo lui, di mostrare immagini accuratamente selezionate, in un modo che a Instagram tutt’ora manca.
È un pensatore più serio di quanto forse la sua immagine pubblica consenta e di certo non è soddisfatto dei social media, che secondo lui hanno completamente trasformato il business su cui ha costruito una carriera. La creatività e l’immaginazione hanno lasciato il posto ai contabili e all’analisi dei dati, alla ricerca dei successi sulla visione, attribuendo ad alcune persone una quantità di potere preoccupante.
“Hunger for millions of clicks”
La sua adorazione per la stampa, però, non significa che sia contrario ai media digitali. Nel 2009, infatti, ha organizzato il Rankin Live, una gigantesca mostra-spettacolo interattiva, in cui decise di fotografare oltre 1600 persone comuni all’interno di un centro commerciale, per poi ritoccarle, stamparle e appenderle in galleria. Tutto per dimostrare che chiunque può sembrare una star da copertina con gli strumenti appropriati.
Nel 2011 fonda «Hunger» e «Hunger TV» una rivista semestrale di moda, cultura e stile di vita, che assieme alla sua piattaforma digitale basata su video con interviste approfondite, film di moda, blog, aggiornamenti e anteprime, ha segnato il ritorno di Rankin nel mondo della moda non solo stampata ma anche digitale.
Fotografo instancabile, dal moto perpetuo e dalla creatività bulimica, ha pubblicato anche More, un libro-antologia dedicato alla sua storia ventennale. Il titolo, che sarebbe dovuto essere Greedy, a metà tra avido e vorace, in realtà non è altro che una confessione di appetito insaziabile: Please, please, one more…
Le mie immagini hanno vita propria. Io ne sono solo l’autore. Scatto foto per comunicare. Non per essere ricordato.
Già gallerista ed editore, nel 2011 diventa anche filmaker, lanciando la Rankin Film, per produrre e dirigere i propri videoclip, cortometraggi e spot pubblicitari internazionali, come quelle per Versace e Diva, la fragranza di Christina Aguilera.
Con il progetto Alive: in the face of death decide, invece, di fotografare decine di uomini e donne sul punto di morire. Non voleva risultare scioccante, bensì creare una memoria, o meglio una grande metafora sotto forma di due schiaffoni. Il primo, alla vita che va vissuta, tutta fino all’ultimo momento, mentre il secondo, per ricordare quanto siamo fortunati.
Nel 2015, decide di occuparsi dell’esplorazione dell’eros, che per il fotografo sopra i 40 significa seduzione, intelligenza, complicità e connessione, dando vita al progetto X, realizzato per il brand di lingerie Coco de Mer. Affronta la questione in maniera assolutamente colta e open-minded, così da arrivare al cuore e alla testa delle persone e far vivere loro qualcosa di intimo, andando oltre il semplice inno al corpo e alla libertà di mostrarlo.
Le sue fotografie hanno fatto il giro del mondo, dal Moma di New York al Victoria & Albert Museum di Londra, fino ad arrivare alle gallerie milanesi, a cui ha dedicato diverse mostre, come quella dei grandi ritratti di divi, tra cui Jude Law, Ewan McGregor, Monica Bellucci e Madonna.
Sono schiavo del bello. Mi piacerebbe riuscire a rappresentare il meglio e il più l’orribile, lo sgradevole, il respingente. Ma faccio fatica, non so perché.
Nel 2019, con l’obiettivo di presentare la sua contemporaneità ad una nuova generazione di collezionisti, elabora From Potraiture to Fashion, nella Galleria 29 Arts in Progress di Milano. Un vero e proprio tour il cui obiettivo era la visibilità, sia dei capisaldi che dei suoi inediti più introspettivi.
Attraverso questo ambizioso progetto espositivo della durata di quattro mesi, il pubblico ha potuto assistere al cambiamento continuo di opere e di interi allestimenti al fine di celebrare alcuni degli eventi simbolo dell’agenda milanese come il Vogue Photo Festival, il Fashion Film Festival e la Milano Fashion Week.
Negli ultimi anni, invece, ha deciso di dedicarsi agli studi di fotografia attraverso presentazioni televisive, partecipando a numerosi documentari come The Seven Photographs that Changed Fashion, South Africa in Pictures, Shooting the Stars eThe Life Magazine Photographers.
Nel 2020, mette a punto la serie Rankin’s Photo Project, mandata poi in onda su Sky Arte, in cui, nel corso degli episodi –ciascuno orientato su una propria categoria come Empathy, Self, Beauty, Family, Nature, Fun– il fotografo ha voluto valutare centinaia di scatti. Questi sono stati inviati da dilettanti e professionisti da tutto il mondo, con lo scopo di ritrarre al meglio ciò che abbiamo vissuto nel 2020.
Tutti abbiamo bisogno di intimità ora più che mai e l’età, naturalmente, è davvero solo un numero- Rompiamo i Tabù
La sua affiliazione con enti di beneficenza gli ha permesso poi di creare importanti campagne pubblicitarie. L’ultima, sicuramente non per importanza, è stata The Joy of Later Life Sex, concepita dall’agenzia Ogilvy e realizzata dalla charity Relate assieme a Rankin, attraverso cui viene affrontato uno dei più recenti tabù inerenti al sesso, ovvero il sesso tra anziani.
Secondo un sondaggio realizzato da 3Gem market research, infatti, solo un quinto degli inglesi crede che la società sia pronta ad affrontare questo argomento. Parte del problema è dovuta anche a come i media evitano di proporre immagini di coppie over 60. Ne è una conferma il fatto che oltre all’adattamento cinematografico del romanzo di Gabriel García Márquez, L’amore ai tempi del colera e la serie Netflix Grace and Frankie, negli ultimi anni non ci sono stati altri progetti cinematografici con al centro l’amore in età senile.
“Penso di avere l’onestà di Tourette, che non sempre va bene”
Affrontando lo stigma attorno all’intimità senile, la campagna ha voluto sostenere l’importanza del sesso nell’età adulta, esplorando sia l’amore a lungo termine che le nuove avventure. La serie di immagini proposte da Rankin ritraggono cinque coppie di anziani di diverse etnie e sessualità.
Ci sono Andrew e Mark, che stanno insieme da 31 anni, o Chrissie, che ha avuto una doppia mastectomia, e il suo partner Roger o anche Daphne e Arthur, che ancora si tengono per mano quando camminano. Ripresi nei loro momenti più intimi, vengono inoltre tutti accompagnati da testi volti a sfidare gli stereotipi del desiderio sessuale in età avanzata.
Personali o commerciali, le immagini di Rankin sono entrate a far parte dell’iconografia contemporanea, testimonianza della sua franchezza e passione verso tutti gli aspetti della cultura moderna e dell’immagine fotografata. Spregiudicato, audace e dinamico, il celebre fotografo è riuscito ad introdurre le nuove generazioni nel mondo della moda, aprendo loro la strada verso un nuovo panorama dei media.