Quello della glocalizzazione è un concetto introdotto e approfondito dai sociologi Robertson e Bauman. Corrisponde alla relazione che intercorre tra globalizzazione e cultura locale, ponendo in luce come le distanze geografiche sono diventate marginali rispetto al passato. Come può dunque, in letteratura, esserci un prodotto glocale che possa approdare sul mercato internazionale e sulle classifiche dei bestsellers?
Le influenze delle tipologie di narrazione
Un approccio glocale alla letteratura può risultare molto complesso, in quanto si vanno a intrecciare e sovrapporre le contaminazioni di altre realtà a essa vicine. Partiamo dal presupposto che vi sono più modelli di narrazione. Se in un primo momento furono cinema e giornalismo a orientare la letteratura occidentale, nel XXI secolo potrebbero essere sempre più videogiochi e serie tv. Questo perché le maggiori influenze sulla letteratura di una nazione derivano dalla forma narrativa delle storie in cui tutti si riconoscono.
Certo, la letteratura ha da rendersi conto che gli argomenti e i personaggi proposti in questi ambiti raggiungono una maggiore diffusione a livello globale. Tuttavia, per mantenere viva l’importanza di un testo scritto non ci si deve limitare a mere imitazioni.
Le esperienze e i condizionamenti della letteratura estera
Limitatamente all’ambito letterario, la commistione di autori all’infuori del territorio nazionale non è un fenomeno fattosi sentire solo di recente. Così come un romanziere alle prime armi poteva rifarsi a Hemingway, successivamente a Roth e DeLillo, oggi può prendere ad esempio Murakami o David Foster Wallace, e così via. Insomma, gli influssi stranieri sono inevitabili così come lo è il rischio di una standardizzazione.
Non a caso, questa Weltliteratur di stampo goethiano ha sempre cercato una connessione nei contenuti e nelle qualità umane, più che nella lingua, inevitabilmente diversa nelle sue innumerevoli sfumature di sgnificato.
Questi autori hanno finito inconsapevolemente per oscurare i loro conterranei che hanno optato per romanzi più identitari nella lingua e nel territorio. La loro competenza ha invece fatto sì che scrivessero di storie e personaggi appetibili al pubblico internazionale. Difatti ci risulta difficile conoscere autori portoghesi all’infuori di Saramago o la Turchia di Pamuk al di là dei suoi bestsellers.
Il ruolo dell’editoria nella letteratura glocale
A questo punto possiamo dire che l’influenza di massa spinge a scritture piuttosto simili in tutto il mondo. Ciò è dovuto alla sintonia coi presumibili gusti del lettore-medio e sempre più all’adattamento alla moda letteraria del momento. Sta al singolo scrittore sviluppare una storia nel modo più originale possibile.
Di contro, questo processo per la letteratura midcult nell’industria editoriale da una parte coincide con il rinnovamento di gusti e linguaggi, dall’altra porta rischio alla progressiva creazione di una sorta di stile medio, in gran parte importato, mettendo in ombra quegli autori intenti maggiormente a portare avanti una ricerca incentrata sulla lingua, più che sulla narrazione.
Ciò a cui si assiste di frequente oggi è dunque l’uniformarsi a uno schema sicuro, questo sì, ma che pecca di originalità. Nella narrativa italiana contemporanea si privilegia così la struttura e la trama del romanzo a scapito della bellezza formale e dello studio della lingua.
Tradizione e traduzione
Storicamente, il rinnovamento dei test letterari è dato dal confronto coi modelli e le culture al di fuori dei confini nazionali. Oggi possiamo dire di prendere troppo spesso la letteratura statunitense come esempio, la cui storia è di fatto una storia recente, dimenticando la tradizione del romanzo europeo, a cui gli statunitensi hanno guardato eccome.
A prescindere da questo intreccio, su chi abbia influenzato chi, sicuramente lo svecchiamento cui faceva riferimento Madame De Stäel nel 1816 metteva in luce un’idea fondamentale: una letteratura nazionale è da considerarsi come limite. Difatti, la letteratura nazionale è una costruzione del tardo Ottocento, che aveva il fine di offrire alle nazioni una memoria comune. Tuttavia, superate le nazioni, possono finire le letterature nazionali? Se i canoni sono rimasti prettamente nazionali, questo è dovuto soprattutto a motivi linguistici.
Avvicinandoci infine all’Italia, vi ritroviamo un Paese che racchiude in sé una frammentazione di culture non indifferente, una nazione mai realmente unita. Nondimeno, è stata proprio quella stessa parcellizzazione, quell’estrema varietà dei dialetti quale funzione sociale e culturale, ad aver fatto sì che la nostra letteratura fosse originale. Erano la nostra forza, per così dire.
Adesso invece, la lingua, letta in traduzione, tende ad appiattirsi, perdendo i suoi tratti dialettali dando piuttosto spazio e largo uso ad alcune parole italiane i cui significati risultano diversi da quello originario e a fare proprie strutture straniere della sintassi. Questo non implica che il lavoro dei traduttori italiani vada condannato, anzi, ha permesso al lettore di immergersi in realtà di gran lunga meno provinciali e circoscritte, realtà in cui l’uso del dialetto faceva certamente parte.
L’uso della lingua e del dialetto
Cominciai a chiedermi perché l’italiano non mi bastava e studiai come Pirandello faceva parlare i suoi personaggi. Più tardi mi colpì la sua affermazione la lingua esprime il concetto, il dialetto il sentimento di una cosa: è diventata la base del mio scrivere.
– Andrea Camilleri
A questo punto, come trovano il loro spazio tutte quelle realtà minori, identitarie e caratteristiche? Consolidata è sicuramente l’imposizione della graduale espansione di lingue veicolari, in particolare dell’inglese. Invece, l’italiano, in quanto mite, dialogico, per certi aspetti anche virtuoso, ha il grande vantaggio di non essere stato la lingua di un impero e non essendosi posta come tale ne risulta una lingua che piuttosto si sceglie.
Per i motivi anzidetti, il valore di altre lingue la cui storia e sviluppo sono stati simili alla lingua italiana, è andato via via indebolendosi. Subentra qui il concetto della letteratura glocale, il cui ruolo assume importanza relativamente alla preservazione della diversità linguistica. Essendo quest’ultima a rischio di esaurimento, l’accezione sociolinguistica del fenomeno della globalizzazione, nel suo tratto glocale, può servire a promuoverla.
Nell’ultimo periodo abbiamo però assistito a una progressiva riappropriazione dell’impiego del dialetto e delle varietà regionali. Li troviamo per lo più utilizzati in televisione, su internet, come strategie di marketing per la riaffermazione del patrimonio culturale, e così via. Ricordando che la forma scritta dei dialetti si trovava originariamente soltanto nei documenti notarili, nei verbali e in letteratura, stiamo assistendo ad una vera e propria rinascita.
Fenomeni di diffusione del dialetto nel romanzo italiano contemporaneo:
In letteratura dunque emerge un intricato sistema di influenze tra contenuti e forma. Può spesso apparirci che si parli maggiormente di una globalizzazione a senso unico. Questo è dato dal fatto che, con poche eccezioni, difficilmente la nostra letteratura riesce a farsi tradurre, persino nelle sue vette più significative. Possiamo però prendere ad esempio alcuni romanzi della letteratura italiana contemporanea che hanno saputo avvicinarsi ad una dimensione glocale.
Non gli unici, ma certamente ben noti, questi romanzi hanno portato sulla scena internazionale storie prettamente radicate all’interno di un contesto locale e caratteristico. Nonostante la complessità del linguaggio in traduzione, ciò non ha loro impedito di farsi conoscere al di là dei confini nazionali.
Letteratura glocale nei gialli del commissario Montalbano
Tradurre la lingua di Camilleri, trovarne un equilibrio rischiando di semplificare troppo e cercando di non perdere nulla dell’originale, è di difficile impresa. Il traduttore deve affrontare più livelli di linguaggio e varietà linguistiche. Tuttavia, Camilleri utilizza diversi stratagemmi per indicare al lettore il significato delle parole dialettali che sarebbero altrimenti incomprensibili.
La vera sfida è quella di trasporre il tutto in una cultura diversa da quella siciliana, se non italiana, mantenendo la pluralità linguistica e trasmettendo al lettore il carattere del testo originale. Siamo nel 1994, con La forma dell’acqua, primo caso del commissario Montalbano: Camilleri si serve di questa mescolanza di linguaggi per identificare i luoghi, reali ancorché immaginari. In questi si attribuisce diverso rilievo alle azioni e alle scene che si svolgono di volta in volta in situazioni formali o informali, burocratiche, domestiche, private.
È grazie al linguaggio che vengono caratterizzati e collocati i suoi personaggi: l’autore parla di una vera e propria “tragedialità” dei siciliani. E per mostrare tutto questo al lettore, Camilleri utilizza il solo Montalbano in quanto l’unico la cui comunicazione è presente a tutti i livelli linguistici.
L’esempio della realtà campana: Gomorra e l’Amica geniale
Spostandoci sul suolo campano, nel 2006 viene pubblicato Gomorra. Il bestseller di Roberto Saviano è oggi tradotto in 52 lingue, ha varcato anche l’oceano con la sua fama. Allo stesso modo di Camilleri, un’attenzione particolare è stata riservata specificamente alla resa delle espressioni dialettali. Data la complessità di varietà linguistiche regionali e sociali, molto spesso si tende a ricorrere ad un linguaggio inclusivo.
Ciò comporta, inevitabilmente, che importanti indizi come accenti legati alla classe sociale e dialetti etnici o geografici tendono quasi a scomparire del tutto. In Gomorra, difatti, dove numerosissimi sono i termini e le espressioni in napoletano, questi vengono quasi sistematicamente appiattiti in un linguaggio inclusivo. Ne è un esempio la traduzione neutra dell’inglese standard.
Nel 2011 abbiamo invece l’inizio della saga de L’amica geniale di Elena Ferrante. Altro fenomeno editoriale, tradotto in più di 40 lingue, che spopolò durante la Fiera del Libro di Francoforte. A incuriosire qui è certamente l’accoglienza: molto più calorosa negli USA e nel Regno Unito che in Italia. Questo perché nei confini nazionali ci si è limitati a riflettere sull’accresciuta fama dell’autrice in generale, mentre all’estero si è riusciti a guardare maggiormente sui veri e propri contenuti del libro.
Probabilmente meno complesso dal punto di vista della varietà linguistica ma senza dubbio immerso in una realtà molto definita come la Napoli in un corso storico che va dagli anni Cinquanta fino agli anni Duemila, con la sua identità e la sua storia.
Riflessioni conclusive sulla letteratura glocale
In questi esempi ritroviamo una sintesi del complesso rapporto di influenze di cui parlato all’inizio. Si tratta di romanzi e saghe tradotti poi in serie tv che hanno rinnovato, a loro volta, l’interesse nei libri stessi. Inoltre, questi autori possono essere definiti come narratori glocali, rispondendo così al quesito sulla possibilità di una realtà locale che possa raggiungere i bestsellers internazionali.
L’identità e l’appartenenza oggi non possono più essere espresse semplicemente attraverso la lingua come tradizionalmente noi la definiamo, ma anche da un insieme di altri fattori complessi che potremmo denominare genericamente “le emozioni” e i “valori”. Sono proprio questi elementi che, se usati con estro, hanno la capacità di rendere una qualsiasi realtà circoscritta, con tutto il suo sostrato di evocazioni e tipicità, come accolta dal mondo intero.
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