Il collegamento più immediato tra foresta e musica potrebbe essere quello del legno utilizzato per la costruzione degli strumenti musicali. Ma in tempi recenti la foresta stessa è diventata orchestra e sono molti i progetti volti ad incentivare questa musicalità che ha l’intento di riportare all’essenzialità dell’elemento naturale, attraverso la melodia ricavata dagli alberi.
Non tutte le foreste sono uguali. Un buon liutaio lo sa: alcuni alberi meglio di altri si prestano per essere lavorati e forgiati fino ad ottenere strumenti musicali che fanno vibrare corde a animi grazie al loro potere suggestivo.
La foresta come palcoscenico
Il primo passaggio da semplice fornitore di materia prima a coprotagonista dell’esibizione musicale si ha con i concerti open-air. Una camminata, più o meno lunga, per raggiungere il luogo prescelto, niente sedie, ma un manto erboso su cui distendersi, una cornice di alberi che fa da cassa di risonanza: ecco gli ingredienti che aggiungono un quid di suggestività ad un concerto.
Il Parco di Paneveggio
Uno degli esempi più celebri in Italia, è quello della foresta di Paneveggio nel parco naturale delle Pale di San Martino, recentemente dilaniata dalla tempesta Vaia. Qui, tra gli altri, si sono esibiti Giovanni Allevi, l’Orchestra d’Archi del Conservatorio di Cremona o Mario Brunello violoncellista veneto.
La melodia degli alberi
La tendenza più recente nella commistione tra natura e musica assume toni ancora più estremi e al contempo essenziali. È la stessa foresta a diventare l’orchestra. Chi ha la fortuna di poter camminare in un bosco sa bene che gli alberi hanno una loro musicalità. Fruscio delle foglie, scricchiolii di rami sono sicuramente quelli più immediati e udibili.
Proprio pensando a chi non ha la possibilità di uscire o di raggiungere una foresta hanno iniziato a prendere il via degli interessanti progetti, in particolare nell’ultimo anno, in cui le restrizioni di movimento sono più strette.
La foresta come medicina
Il presupposto di base è che le foreste, con la loro essenzialità e semplicità, sono considerate una vera e propria medicina grazie alla loro capacità di infondere quiete e serenità. Un rimedio contro lo stress e il grigio della vita cittadina. Un primordiale riavvicinarsi alla natura.
Con questo intento e pensando a chi non ha la possibilità di immergersi direttamente tra le fronde degli alberi, nasce il progetto Sounds of the Forest, promosso dall’associazione inglese Wild Rumpus. Il progetto prevede di mappare i vari spazi verdi, dal momento che non tutte le foreste sono uguali ed ognuna ha i suoi suoni peculiari. Le registrazioni vengono poi raccolte in un database a disposizione di chi vuole ridurre la propria distanza con la natura.
Un progetto di collaborazione
Viene data la possibilità, quindi, non solo di essere fruitori in quanto ascoltatori, ma anche attivi collaboratori. Basta munirsi del proprio telefono e andare a caccia di foreste. Attualmente si contano seicento brani musicali di foreste di tutto il mondo. Presente anche una piccola quota italiana con Gubbio e Firenze.
Il progetto era nato con l’intento di presentarlo al Timber Festival, evento annullato a causa della pandemia. Gli organizzatori non si sono lasciati scoraggiare e hanno riadattato il tutto pensandolo per il web. L’idea sembra essere gradita considerato che sono circa trentamila le persone che si collegano ogni giorno. Sarah Bird, condirettrice di Wild Rumpus, ha spiegato:
Quando abbiamo realizzato che quest’anno non saremmo stati in grado di incontrarci di persona a causa della pandemia abbiamo messo in piedi un progetto sensoriale che fosse democratico e aperto a più persone possibili, qualcosa che potesse creare connessioni emotive viscerali fra le persone e la natura
Per chi fosse interessato a dare il proprio contributo, la procedura è molto semplice. Basta scegliere il proprio luogo sonoro, registrare con il telefono anche utilizzando l’app gratuita Voice Record Pro e scattare una foto. Si compila poi il modulo allegando file audio e immagine.
La musica primordiale di David Monacchi
Le opere di David Monacchi, compositore, artista e docente al Conservatorio Rossini di Pesaro, sottolineano la significatività della musicalità delle foreste:
C’è una sinfonia ancora percepibile nelle foreste primordiali, come in Amazzonia. Uccelli, rettili, insetti, mammiferi, anfibi si integrano nel suono: si alterna la rana con la cicala, ad esempio, e, quando si sovrappongono, mantengono frequenze sonore diverse. È il risultato di un bricolage evolutivo di milioni di anni. Ed è anche un termometro acustico di ciò che accade a livello ambientale: basta che una nuvola copra il sole per qualche secondo e la musica cambia.
Il progetto Sonosfera
Una passione nata sin da bambino e che oggi assume anche un valore di salvaguardia del patrimonio naturale a rischio estinzione. Nel 2002 David è volato in Amazzonia raccogliendo registrazioni straordinarie, ricche di sfumature. L’esperienza d’oltreoceano lo ha portato, nel 2020, a progettare Sonosfera, un teatro acustico presente sia in Danimarca che a Pesaro città Unesco della musica.
Quarantacinque altoparlanti allestiti su di una sfera che circonda il pubblico per un effetto sorprendente che avvolge gli ascoltatori e li immerge in un mix di suoni inatteso. Al momento l’installazione non è fruibile a causa delle restrizioni emergenziali, ma questo non frena l’attività di Monacchi, in particolare nei riguardi delle nuove generazioni.
Musica per proteggere
Salvaguardia è anche il principio che ha mosso Topher White, ingegnere statunitense di Rainforest Connection, che ha progettato un sistema di monitoraggio delle foreste proprio attraverso la loro musicalità. Non è raro incontrarlo mentre si arrampica su un albero per posizionare vecchi cellulari dismessi nelle foreste di cui si prende cura.
Egli, infatti, va a caccia dei suoni “cacofonici” per una foresta: il motore di un camion, il rombo di una motosega o un colpo di pistola. Suoni che fanno intuire che qualcuno sta violando la quiete naturale. Il progetto di Topher White ha l’intento di arginare il fenomeno del bracconaggio sia nei riguardi degli animali che degli alberi.
Tecnologia al servizio della natura
Installando telefoni cellulari sulle fronde degli alberi, riesce a monitorare in tempo reale e ad effettuare un intervento tempestivo. I suoi “guardiani”, come li definisce lui stesso, raccolgono anche tutti i suoni e le sfumature della foresta. Gibboni, uccelli, fruscii, sibili creano un inarrestabile concerto naturale.
Forse non è più il caso di dire che si va in un bosco per cercare il silenzio, considerati i mille risvolti musicali che riserva. Una musica che, secondo Monacchi
non è il singolo suono, per quanto esotico, bensì la composizione che creano tutti insieme, perché il suono non è lì per il piacere dell’orecchio, è lì perché parte di un equilibrio straordinario, assimilabile alla musica più grandiosa che si possa immaginare.
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