Dante in Duomo

Nel mezzo del cammin per Piazza Duomo mi ritrovai per una selva oscura: il resoconto della prima serata dantesca

Prosegue con calda partecipazione, tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle 18:30, “Dante in Duomo”, l’inedita iniziativa culturale avviata lo scorso 3 maggio nella cattedrale milanese. L’evento, una intensa rilettura della Divina Commedia, si protrarrà fino al 9 luglio, per un totale di cinquanta appuntamenti serali all’insegna delle terzine dantesche. Noi de «Lo Sbuffo» non potevamo certo mancare alla prima serata, quella che ha aperto le porte dell’Inferno e che ha catapultato gli spettatori nella città dolente, al cospetto di belve feroci e perduta gente. Qui forniremo un resoconto delle modalità di svolgimento, degli interventi che si sono susseguiti nel corso della serata e delle sensazioni che inevitabilmente essa è stata in grado di suscitare. Coloro che erano presenti si servano di queste righe per rivivere quello che altro non può essere stato che un momento di forte intensità emotiva; chi, invece, era assente…beh, si affretti a prenotare una data!

L’ingresso nella selva oscura

Ore 18:10 – Dopo una fila scorrevole di pochi minuti (ricordiamo che gli ingressi per l’evento Dante in Duomo sono contingentati), varchiamo la soglia dell’imponente Cattedrale. Non è scontato che tutti i milanesi conoscano l’interno del Duomo, ma è vivamente consigliato che, in tal caso, si colmi al più presto questa mancanza! La sua maestosità toglie il fiato, già duramente provato dal batticuore dato dall’attesa della lettura dantesca. Finalmente si prende posto tra le navate: ad ognuno è assegnata una postazione numerata, prenotabile al sito Dante in Duomo – Duomo di Milano SITO UFFICIALE (duomomilano.it)

Ore 18:30 – è Mons. Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, a prendere per primo la parola, attraverso un lungo monologo di ringraziamento a tutti coloro che, con la propria collaborazione, hanno reso possibile la realizzazione di Dante in Duomo. Successivamente il microfono passa a Massimo Cacciari, filosofo, accademico e opinionista, cui spetta la vera e propria introduzione al regno degli inferi: forse un po’ prolissa, ma sicuramente sentita, proprio come nel suo stile.

Ore 19:20 – Finalmente, il momento che tutti stavano aspettando: lo smarrimento nella selva oscura, accompagnato dal timbro penetrante e intenso di Massimiliano Finazzer Flory. L’acustica non è impeccabile: è ovvio, ci troviamo all’interno di una grande Cattedrale non adibita ad esibizioni di questo genere. Ma è sufficiente una nota, un verso e il capo poggiato sulla spalla della persona cara che ci sta vicina, e i difetti sonori scompaiono in un battito di ciglia.

Canto I

Si accendono le luci in Cattedrale, ed è subito magia. Le luminarie riflettono sulle navate e sulle possenti colonne i colori delle vetrate, e trasportano lo spettatore in un’atmosfera onirica, simile, forse, a quella che ha avvolto Dante durante la stesura delle sue celebri terzine.

Il contrabbasso dell’Orchestra del Teatro alla Scala intona le note di J. S. Bach, Preludio in re minore, e immediatamente ci si ritrova nella selva oscura. È l’aprile del 1300.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

(Commedia, Inferno, Canto I, vv.1-3)

Celebri le prime terzine di Inferno, Canto I, ma il trasporto emotivo perdura nel corso di tutto il canto, fino all’ultima parola. Dante ha peccato: ha smarrito la retta via – quella del bene, della fede e dell’amore – e l’unico modo per ritrovarla è compiere un percorso di purificazione, di introspezione e di crescita personale.

Ciascuno di noi, a distanza di secoli, può rispecchiarsi nei sensi di colpa e nelle paure di un uomo di trentacinque anni che cerca di riappropriarsi della propria integrità; e ciascuno di noi, soprattutto, non vorrebbe essere lasciato solo in una simile impresa. Spartire il proprio dolore con un’altra persona in grado di aiutarci a sostenerlo, è sempre l’unico modo per uscire dalle molteplici e incessanti selve oscure che disseminano la vita di ognuno di noi. Incontrare il proprio Virgilio è forse una delle più grandi fortune che un uomo possa sperimentare, e per Dante è stato così.

Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
lo bello stilo che m’ha fatto onore.

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi.

(Commedia, Inferno, Canto I, vv. 85-90)

E Virgilio lo aiuterà, conducendolo fino alle porte del Paradiso.

Canto II

Il Preludio di J. S. Bach che questa volta introduce le terzine di Inferno Canto II è in sol maggiore. È il canto dell’incertezza, il secondo; quello del dubbio che assale ogni uomo di fronte a un grande cambiamento o a una decisione importante. È difficile pensare a Dante Alighieri come a un uomo ordinario, “pregiudicato” com’è nella mentalità comune: oggi Dante è considerato il “sommo poeta”, il genio che ha composto opere dalla profondità disarmante e l’autore di cui si leggono, si studiano e si recitano terzine immortali. Ed è vero, Dante è tutto questo. Ma non si deve dimenticare che quel signore accigliato, rappresentato sempre con espressione arcigna, è stato prima di tutto un uomo come noi, che ha attraversato momenti di paura, crisi e incertezza tipici di ogni esistenza umana. E come tale, per superarli ha avuto bisogno di conforto e di calore umano. È, ancora una volta, l’impeccabile interpretazione di Massimiliano Finazzer Flory a ricordarci di tutto questo.

Tu m’hai con disiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
ch’i’ son tornato nel primo proposto.

Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:
tu duca, tu segnore, e tu maestro».
Così li dissi; e poi che mosso fue,

intrai per lo cammino alto e silvestro.

(Commedia, Inferno, Canto II, vv.136-142)

Grazie al coraggio infusogli da Virgilio, Dante può cominciare il suo viaggio, che è il viaggio di ognuno di noi. Quella ricerca affannosa e senza sosta che pervade le nostre esistenze, quel costante desiderio di imboccare una strada e renderla completamente nostra. Che cosa state aspettando, allora? Davvero avete intenzione di rinunciare all’occasione di conoscere a fondo voi stessi, di smussare i vostri angoli più reconditi?

Il canto dell’indugio è terminato: correte a prenotare le date dedicate ai vostri passi preferiti!


FONTI

Duomomilano.it

Dante Alighieri, La Divina Commedia. Inferno, a cura di E. Malato, Salerno Editrice, 2021.

CREDIT

Copertina scattata dall’autrice dell’articolo in data 3/05/21

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