“Questo perché comunicare se stessi, i propri contenuti e prodotti solo in uno dei due ambiti significa non appartenere completamente alla realtà per come è intesa dalla società contemporanea” così Andrea Bellandi Saladini si riferisce al digitale e all’analogico nelle prime pagine di Il mondo nuovo, manuale di educazione civica digitale. Il titolo è un tributo all’omonimo libro di Aldous Huxley, romanzo distopico del 1932. È anche quasi un avvertimento: per evitare di ritrovarci in un mondo simile, bisogna arginare l’odio. Oggi, a seguito della digital transformation (rivoluzione digitale), la rete è uno spazio che occupa una parte sempre più consistente delle nostre vite. Non è possibile vivere né limitatamente all’online né all’offline, che sono “due facce della stessa medaglia”. Sul web dunque dovrebbero essere messi in atto gli stessi comportamenti sociali che caratterizzano la nostra vita quotidiana, anche se spesso non accade.
Educazione Civica Digitale
Da qui l’autore mostra la necessità di un’Educazione Civica Digitale, attraverso la quale “Si può educare una popolazione a vivere il web in maniera piena e virtuosa, a riconoscere le insidie e rispondere a esse con azioni precise e strutturate.” L’Educazione Civica Digitale ha tre direzioni: alfabetizzazione digitale, ovvero sviluppo della capacità tecnica di utilizzare gli strumenti; sviluppo di un pensiero critico e di una consapevolezza; comportamenti virtuosi. Tutto questo serve per affrontare al meglio una digital transformation che forse non è stata affrontata da subito con i mezzi adeguati ed essere in grado di servirsi delle potenzialità della rete, riducendone i rischi. Bisogna sviluppare poi capacità di resilienza per adattarsi a un contesto in continua evoluzione.
L’Educazione Civica Digitale si deve rivolgere ai bambini fin dalla prima infanzia e con un percorso nelle scuole, come viene insegnata l’educazione civica “tradizionale”. Non vanno però dimenticati adulti e anziani, che possono avere poca dimestichezza con le nuove tecnologie. Così si può colmare parte del digital divide generazionale, il divario digitale. È la distanza tra nativi digitali e chi interagisce successivamente con una tecnologia. Ogni età può imparare a tutelarsi dai pericoli che la riguardano più da vicino: i giovanissimi in modo particolare da fenomeni come grooming (adescamento di minori online) e cyberbullismo; i più adulti da phishing (truffe online, che attraverso link, messaggi o mail si impossessano di dati), bot ovvero “meccanismi automatici che eseguono compiti e interloquiscono con un utente in modo automatico e ripetuto”, fake news.
L’odio in rete, diverse forme tutte interconnesse
L’autore approfondisce dettagliatamente questi rischi e molti altri. Ad esempio esamina i troll (account falsi), il revenge porn, deepfake, cyber flashing che “consiste nell’invio, a titolo potenzialmente anonimo, di immagini con contenuti espliciti e offensivi a perfetti sconosciuti”. Viene infatti proposto un approccio “integrato” prendendo in considerazione temi finora trattati singolarmente, ma che sono in realtà interconnessi: studiarli come tali infatti permette di trovare una risposta unitaria, che si basa anche su una sensibilizzazione dei privati, delle aziende e degli Stati.
I fenomeni esaminati sono espressioni di “odio in rete“, “l’espressione di odio e sentimenti razzisti, tramite discorsi, slogan, insulti rivolti contro singoli, specialmente se personaggi pubblici noti, o intere fasce di popolazione (stranieri e immigrati, donne persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili, anziani, ecc.)”. È un concetto analogo all’hate speech, il quale però un po’ più ampio sottolinea la ripetitività del gesto. Psicologi ed esperti hanno studiato a lungo i motivi per cui in rete si manifesta la violenza di comportamenti che gli haters stessi non assumerebbero nel mondo analogico. Internet funziona da schermo, ma non da filtro, così l’empatia del soggetto “rimbalza” e torna indietro, riversandosi su di lui come aggressività. Risulta più difficile pensare a come anche dall’altra parte ci sia un essere umano. Senza contare che la rapidità del web impone di agire con immediatezza.
Si giunge a travalicare confini che normalmente non si oltrepasserebbero. Questo può portare a comportamenti poco virtuosi. La Task Force di Hate Speech di Amnesty International ci propone alcune misure per tentare il dialogo anche di fronte a messaggi, contenuti di odio o haters. Si può rispondere, prendendo le distanze con l’uso del “lei”, così come ci si rivolgerebbe a uno sconosciuto incontrandolo per strada. È utile specificare le ragioni su cui poggia la nostra tesi in maniera chiara e diretta ma senza aggressività o confrontarsi sulle fonti. Infine nei casi in cui il dialogo non è possibile, si consiglia di tutelarsi attraverso il silenzio, bloccando il contatto.
La politica e il web
Internet è uno spazio pubblico, sotto il controllo di privati, tendenzialmente grandi aziende come Google, Twitter, Facebook. Sono stati fatti dei progressi in campo giuridico, ma la legislazione tesa a regolarizzare il traffico sul web rimane ancora acerba, in molti casi assente. Perciò si tende ad agire in analogia con l’offline. È quasi impossibile cancellare quanto è stato reso pubblico, anche perché un contenuto su Internet può diventare facilmente virale. In questo modo fenomeni come il revenge porn o il cyberbullismo infliggono enormi ferite psicologiche, distruggono reputazioni e possono condurre le vittime al suicidio.
Esistono inoltre rischi per la sicurezza nazionale e la democrazia. Uno Stato può ledere altre nazioni attraverso la guerra ibrida, una “strategia militare, caratterizzata da grande flessibilità, che unisce la guerra convenzionale, la guerra irregolare e la guerra fatta di azioni di attacco e sabotaggio cibernetico.” Dunque possono essere influenzabili anche i risultati di elezioni. Basti ricordare il comportamento della Russia nei confronti di Hilary Clinton quando le sue mail furono rese di pubblico dominio nel 2016.
Il web è fondamentale nei periodi di campagna elettorale, ma fenomeni come le fake news e i bot possono costruire su informazioni false l’opinione dei cittadini. A questo proposito si fa riferimento alla Brexit. La percentuale dei voti per il leave era stata elevata rispetto alla media nazionale nella cittadina gallese di Ebbw Vale. Ci si potrebbe aspettare una città in degrado, piena di immigrati. Invece si trattava di una cittadina perfettamente curata, con una struttura universitaria finanziata dall’Unione Europea. Eppure tutti affermano di essere stanchi del peso dell’Unione Europea e di non agire. Abbiamo poi il caso emblematico di Veles (Macedonia del Nord), “catalogata come ‘la capitale mondiale delle Fake News’”. Lì i cittadini hanno guadagnato molto creando bot a sostegno della campagna Trump.
Ci sono poi i deepfake: video realizzati attraverso una tecnologia abbastanza sofisticata, ma di facile accesso, con cui si può fare dire a un politico qualsiasi cosa. È più difficile riconoscerli rispetto alle fake news. Possono avere conseguenze disastrose, in quanto prendono spesso di mira personaggi pubblici, arrivando anche a distruggere la loro reputazione.
La risposta dell’autore e Accademia Civica Digitale
In conclusione per contrastare questi fenomeni, bisogna dotarsi degli strumenti per identificarli e non alimentarli. Il libro li descrive con estrema chiarezza e una scrittura scorrevole. Infatti risulta adeguato alla lettura di molteplici pubblici e potrebbe anche configurarsi come una lettura universitaria o per scuole superiori. Mezzo fondamentale è poi un’Educazione Civica Digitale. In questo Accademia Civica Digitale, un progetto portato avanti dall’autore, ricopre un ruolo importante per quanto riguarda l’informazione e la prevenzione. Riunisce un team di esperti e si dedica all’Educazione Civica Digitale, oltre a ospitare il blog italiano più attendibile e aggiornato sull’argomento. Inoltre, Andrea Bellandi Saladini spera che un giorno Accademia Civica Digitale possa diventare una vera e propria ‘Accademia’ dove studiare i temi che riguardano la digitalizzazione.
L’autore
Andrea Bellandi Saladini, classe ’93, ha fondato i due giornali online «Lo Sbuffo», di approfondimento culturale, ed «Elzevirus», testata antifascista. Si occupa di digitalizzazione e di Educazione Civica Digitale attraverso l’Accademia Civica Digitale, dopo una laurea in Linguaggi dei Media, in Management e Design dei Servizi e con master in Digital Transformation.
Andrea Bellandi Saladini, Il mondo nuovo. Manuale di educazione civica digitale, 2021, FVE