La crescita demografica del nostro mondo raggiungerà il suo picco entro il 2050, quando la popolazione arriverà a circa 9 miliardi di abitanti. Il nostro pianeta si impoverirà sempre di più e avremo a disposizione meno terre coltivabili e meno risorse sfruttabili a causa dell’inquinamento, ma il dato più preoccupante riguarda specialmente il riscaldamento globale, che dovrebbe raggiungere livelli mai ipotizzati prima.
Il 2050 rappresenterà probabilmente la fine la fine di tantissimi ecosistemi terrestri: gli studiosi hanno ipotizzato che il 35% della superficie terrestre diventerà arido e incoltivabile. A questo punto sorge spontaneo chiederci, cosa ne sarà della nostra vita futura? Come riusciremo a organizzarci?
Molti ricercatori si stanno impegnando per capire cosa, anche attualmente, è meglio fare per contenere uno dei disagi sociali, che non solo si amplierà in futuro, ma che già ai nostri tempi rappresenta un serio problema, ovvero la fame.
Insetti come soluzione?
Oltre 800 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di fame, alcuni non riescono ad arrivare nemmeno a un pranzo al giorno, ma una brillante e innovativa risorsa potrebbe correrci in aiuto per contrastare questo disagio: gli insetti.
Secondo la FAO (organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) più di 2 miliardi di persone nel mondo fanno già uso di questo alimento, considerato ormai il cibo del futuro. Si tratta di circa 1900 specie di insetti commestibili.
L’Unione Europea non ha ancora inserito questo prodotto nella lista di cibo commestibile, in quanto secondo il regolamento europeo 258/97 tutti i prodotti e le sostanze alimentari per cui non è dimostrabile un consumo significativo all’interno dell’Unione europea, non possono essere commercializzati. Alcuni paesi dell’Unione Europea non sono però d’accordo e vorrebbero invece tentare di introdurre nel mondo della ristorazione gli insetti.
I pionieri del nuovo cibo
Paesi come Belgio e Olanda offrono già nei loro supermercati la possibilità di comprare insetti commestibili e sta infatti per essere discusso dal Parlamento europeo un nuovo regolamento che affronterà anche il tema della liberazione dei cosiddetti “novel food“, tra cui appunto gli insetti.
In Italia è già stato fatto un esperimento di importazione di cibo a base di insetto. Esattamente durante l’Expo del 2015 a Milano, al padiglione del Belgio, è stata data la possibilità di assaggiare della pasta fatta con farina integrale di tarma, termine scientifico tenebrio molitor, ovvero la tarma della farina.
Anche in Francia esistono alcuni store, in cui è possibile acquistare degli snack a base d’insetti. Mentre in altri Paesi del mondo, come Stati Uniti, Thailandia, Cina e molti altri, sono nate delle start-up che investono in questo settore, producendo prodotti come cioccolata, farina e pasta.
I vantaggi
Ma effettivamente quali vantaggi nutrizionali potrebbe portare questo nuovo tipo di cibo?
Gli insetti potrebbero rappresentare una vera e propria soluzione per ridurre l’impatto ambientale e nutrizionale, essi infatti sono ricchi di proteine di alta qualità, paragonabili a quelle del pesce e della carne.
Insomma, gli insetti potrebbero essere una possibile soluzione per la riduzione dell’impatto ambientale e un incredibile aiuto nei contesti in cui è difficile reperire un pasto completo ogni giorno.
Il riconoscimento ufficiale degli insetti come alimenti per l’uomo deve però passare per forza da un analisi di dati microbiologici e chimici che ne attestino la sicurezza per il consumatore.
Gli studiosi del IZSVe, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, hanno realizzato due studi, pubblicati successivamente su una rivista scientifica internazionale, in cui approfondiscono i metodi di cottura da dover applicare agli insetti per poter bruciare ed eliminare tutti i batteri e i relativi rischi di infezione intestinale.
I problemi
Nonostante un crescente entusiasmo, quindi, ancora molti sono i dubbi relativi a questo tipo di cibo, dubbi che riguardano principalmente rischi legati alle capacità produttive e agli allergeni chimici contenuti. Per tutelare la salute dei consumatori sta risultando utile estendere la ricerca ai patogeni alimentari, al fine di riuscire a individuare gli enzimi potenzialmente nocivi per l’essere umano.
Ci sarà da valutare anche il fattore “antibiotici”, necessari a curare la salute degli insetti, e di conseguenza le problematiche legate alla loro somministrazione e all’antibiotico-resistenza poi prodotta nei tessuti degli insetti, per garantire un prodotto sano e di qualità.
Un confronto
I criteri di introduzione degli alimenti saranno decisi quindi nelle prossime settimane in Commissione europea, attraverso delle liste già compilate da alcuni stati membri. Nello specifico, potremmo trovare nei nostri piatti: coleotteri, libellule, termiti, cicale, locuste, cavallette e grilli.
Una ricerca pubblicata sull’«European Journal of Clinical Nutrition» dimostra che gli insetti contengono valori compresi tra i 9.96 e i 35.2 grammi di proteine per 100 grammi. Cento grammi di termiti africane contengono circa 610 calorie, 38 grammi di proteine e 0,5997 once di grassi. Un’analoga porzione di larve di falena di calorie ne offre 375, di proteine 46 grammi e dieci di grassi. Per un confronto rispetto alle proteine animali basti sapere che un hamburger contiene 245 calorie, 21 grammi di proteine e 17 di grassi.
Se gli insetti entreranno a far parte dei nostri alimenti preferiti del supermercato, rimarrà ancora per qualche anno un mistero, ma che questi potrebbero davvero contribuire a ridurre la fame nel mondo è una possibilità solida e attuale, così come quella degli incredibili progressi nella ricerca sulla nutrizione e sul cibo che lo studio di questo alimento può comportare.