La dialettica locale-globale coinvolge qualsiasi ambito, qualsiasi settore, si tratti di idee oppure di prodotti, tocca l’ambientalismo come l’arte. Il versante dell’informazione non ne è certo esentato. Si instaura sempre una necessaria simbiosi tra un notiziario e la territorialità che viene da esso raccontata: a seconda dell’ampiezza di questo rapporto si parlerà di informazione a livello locale o di informazione a livello globale. Su quale sia il livello informativo più efficace si discute di continuo, eppure, perché non pensare a un loro equilibrio? In breve, è possibile parlare di glocalismo informativo?
L’informazione globalizzata
Il dato di cui prendere subito atto è che l’informazione è un servizio: non diversamente da una bibita, un vestito o un’automobile, essa consiste nella risposta a un’esigenza. L’esigenza, in questo caso, è quella di sapere che cosa accade nella realtà in cui si è immersi.
Come un qualsiasi altro prodotto o servizio, allora, anche l’informazione finisce per rifarsi a una dinamica globalizzante: un fatto verificatosi in un certo luogo specifico, come un comune, viene riferito agli abitanti di altri luoghi. Può trattarsi di una globalizzazione vera e propria, quando il notiziario diffonde l’informazione al mondo intero (posto che ne abbia i mezzi). Ma può anche trattarsi di una globalizzazione non effettiva, una globalizzazione “contenuta”, tale per cui il resoconto del fatto in questione si ferma entro i confini della provincia, della regione o della nazione di cui quel comune fa parte.
A dire il vero, che arrivi o no a essere globale, questo processo di “espansione” è più intrinseco dell’informazione che di qualunque altro settore produttivo. La stessa azione di “informare” implica che i destinatari del servizio non siano a conoscenza del fatto, quindi che non fossero presenti al fatto, che fossero più o meno distanti dal luogo dell’accaduto: informazione e distanza vanno a braccetto.
Di conseguenza, spartire gli organi di informazione tra “locali” e “globali” potrebbe risultare alquanto grossolano. È più veritiero immaginarli disposti lungo un continuum
teso tra due poli: a sinistra il notiziario comunale (come «Legnano News»), a destra il notiziario internazionale / globale (come «CNN»); le sfumature intermedie si incarnano nel notiziario provinciale, nel notiziario regionale e nel notiziario nazionale.
Nulla vieta, comunque, di usare le due etichette in senso relativo: il notiziario nazionale è definibile come “locale” rispetto al notiziario internazionale, ma può essere considerato “globale” rispetto a quello regionale, provinciale e comunale. D’altronde la nazione, frammento di un’entità globale, si staglia come entità più ampia sopra a regione, provincia e comune: sussume queste entità più ristrette, dal punto di vista delle quali può essere approssimata a una sorta di “globalità di primo grado”.
Informazione e appartenenza
Prendere coscienza di queste categorie non è meramente tecnicistico. Questo strutturarsi “a scatole cinesi”, in cui ogni scatola rappresenta un orizzonte “globale” per le scatole più piccole in essa contenute, ha importanti ricadute sulla qualità del servizio offerto.
Non bisogna infatti trascurare il legame indissolubile tra bisogno di informazione e senso di appartenenza: l’esigenza di essere informati su ciò che accade in una certa realtà deriva ovviamente dalla consapevolezza di esserne parte, di quella realtà; è proprio perché faccio parte di una realtà che voglio essere costantemente aggiornato su di essa.
Ma un individuo non appartiene a un’unica realtà territoriale: essere all’interno di una scatola significa essere anche nella scatola che contiene quella scatola, nonché in tutte le scatole più grandi. Ognuno appartiene a più livelli di realtà, o almeno – per rifarsi alla semplificazione stabilita poc’anzi – a una realtà locale e a una realtà globale. Un individuo può essere cittadino di Legnano, cioè appartenere alla realtà locale di Legnano, e quindi necessitare di essere informato su tutto ciò che riguarda la realtà “Legnano”; però non può essere cittadino di Legnano senza anche essere cittadino italiano, senza cioè appartenere alla più globale realtà “Italia”, e quindi aver bisogno di essere informato su tutto ciò che riguarda quella dimensione più vasta.
Eppure, nonostante queste appartenenze simultanee, è frequente che anche nel contesto dell’informazione si parli di “globale” e “locale” in una prospettiva di dibattito, alla ricerca del tipo di informazione più valida.
L’affidabilità
Ora, la qualità del servizio informativo si misura in primo luogo sulla sua affidabilità, sulla sua adesione al reale. Se l’esigenza a cui esso risponde è l’esigenza di sapere che cosa succede, dopotutto, allora non può esserci niente di peggio che un’informazione fasulla. È soprattutto su questo fronte che molti percepiscono l’informazione locale come migliore di quella globale, a causa della sua prossimità all’evento narrato. Un prodotto “a chilometro zero”, per così dire. In verità, lungi dall’essere “distanti” dagli eventi, i notiziari nazionali sono soliti avvalersi di inviati sul posto quando vogliono parlare di un fatto. Inoltre – e questo vale più che altro per le testate nazionali online o cartacee, meno per i telegiornali – spesso si affidano proprio alle notizie riportate dalle testate locali per riportare informazioni riguardo alle relative località.
Certo, si potrebbe discutere riguardo a una “distanza” diversa, declinata più che altro su un piano interumano. Il notiziario nazionale tenderà a adottare un occhio più freddo nei confronti degli eventi, e se questa neutralità da un lato rappresenta un vanto, dall’altro può dar luogo a un effetto straniante; eventualità che, invece, il contatto consolidato tra il notiziario locale e la comunità di cui tratta è in grado di sventare.
Nell’elogiare la gazzetta cittadina per la sua attività durante la pandemia, ad esempio, il sindaco di Modena ha sottolineato la capacità della testata di “raccontare le tante vicende di generosità del nostro territorio, le storie delle persone, anche delle vittime, affinché non rimanessero solo numeri di una statistica”. Talvolta, insomma, un certo coinvolgimento da parte dell’informatore sembrerebbe paradossalmente risolversi in una maggiore precisione: se il notiziario nazionale non può che “stilizzare” una situazione come la mortalità da Covid, traducendola perlopiù in numeri e dati, un notiziario locale è più propenso a immergersi nelle singole esperienze del luogo che rappresenta, per restituirne un quadro più vero.
La completezza
Il locale, al contrario, sembrerebbe svantaggiato quando si parla di completezza dell’informazione. Visto che il globale racchiude in se stesso tutti i vari locali, l’informazione locale parrebbe superflua, in quanto il suo apporto consta di un frammento insulso di tutto l’insieme di notizie che rappresenta il globale. Anche in questo caso, tuttavia, c’è tutta una complessità al di sotto delle apparenze.
Il dominio di riferimento di un notiziario nazionale o globale è così ampio che non può comunicare tutto: deve per forza operare una selezione, con il proposito di portare a galla quelle notizie che siano di interesse maggioritario. Neanche questo livello informativo può dunque ritenersi completo. Ma con che criterio si stabilisce che un evento sia degno di una risonanza così ampia e che altri non lo siano? Ci sono fatti che hanno un impatto smaccatamente nazionale, come ad esempio l’approvazione di una nuova legge, dal momento che coinvolge tutti i cittadini del Paese. Altre notizie, però, hanno una precisa natura locale, e tuttavia per qualche motivo ne viene colto un riverbero nazionale.
Si pensi al 61enne accoltellato a Torre Annunziata durante una lite per un parcheggio: un avvenimento che, da un punto di vista pratico, non è di alcuna utilità o interesse per chi non vive nel Napoletano; eppure ha fatto scalpore in tutta Italia, perché tutti, in fondo, vogliono sapere che certe cose succedono e possono succedere, a prescindere dal luogo in cui vivono. Allo stesso tempo, però, viene da domandarsi: quanti altri “casi locali” come questo si verificano ogni giorno, senza che le emittenti nazionali vi prestino attenzione? Con quale autorità un notiziario nazionale decreta che questo è un evento che può interessare a tutti, mentre quest’altro non merita di superare la frontiera del locale?
Omologazione informativa
Le notizie vengono gerarchizzate e selezionate in modo del tutto arbitrario. E questa arbitrarietà diventa tanto più problematica quando correlata a un altro inevitabile effetto dell’informazione “di massa”: l’omologazione informativa. Il notiziario nazionale o globale, infatti, si propone come passaggio obbligato per sapere che cosa succede nell’ambito della realtà “nazione” o della realtà “mondo”. I fruitori si affidano alla sua arbitraria selezione di notizie, e così va a finire che tutto quello che sanno rispecchia quello che il notiziario riporta. Tutto il resto rimane nel silenzio, innumerevoli realtà locali vengono tacitate quand’anche le loro notizie possano interessare qualcuno che a quelle realtà non appartiene.
Un caso eclatante di evento vistosamente globale che non ha ricevuto la giusta risonanza si è verificato durante l’estate del 2019, quando un incendio particolarmente duro ed esteso stava divorando la Foresta Amazzonica. Questa, si sa, è una delle maggiori
risorse di ossigeno del nostro pianeta, il cosiddetto “polmone verde” della Terra. L’impatto di una sua mutilazione non è solo un fatto locale del Brasile, né ha importanza soltanto per gli ambientalisti: riguarda tutti quanti gli esseri umani, e tutti quanti gli esseri umani devono esserne informati. Invece moltissime delle emittenti più seguite non ne parlarono, se non con qualche scarso accenno.
Di conseguenza, tutti gli ascoltatori di quelle emittenti ne rimasero all’oscuro: la loro conoscenza del mondo era stata omologata sullo stampo di una priorizzazione informativa del tutto discutibile. Solo gli abitanti della zona amazzonica o a essa contigua, insomma, ne erano appropriatamente informati, mentre quell’evento era ben più grande di loro: un tipico esempio di quella che si potrebbe definire “globalizzazione imperfetta” dell’informazione.
Il ruolo di Internet
Si potrebbe obiettare che l’avvento di Internet ha assottigliato, se non sfondato, le barriere tra informazione locale e informazione globale, dal momento che la quasi totalità dei giornali locali nasce e lavora proprio in questo spazio virtuale accessibile a chiunque.
Se una volta il giornale di Legnano veniva stampato e circolava solo a Legnano e dintorni, oggi può essere cercato e letto da un abitante di Napoli come da uno di Londra. Allo stesso modo, ciò che succede alla Foresta Amazzonica, se riferito anche solo da qualche notiziario brasiliano, diventa automaticamente di dominio pubblico.
Ma lo spazio della rete è così ampio e così affollato che, per trovare qualcosa, bisogna mettersi a cercarlo. E nessuno cerca una notizia se già non ne è stato almeno in parte informato: chi si metterebbe a digitare “foresta amazzonica in fiamme” nel motore di ricerca, senza già aver sentito parlare di questo avvenimento? E, se già ne avesse sentito parlare, non si porrebbe il problema della mancata informazione.
La necessità del glocalismo informativo
L’informazione globalizzata è insufficiente e problematica: restituisce solo un’idea, una bozza di quello che succede nel mondo, enfatizzando pochi fatti locali e lasciandone molti altri da parte. È chiaro che c’è bisogno di strategie in ottica glocale che la rimodulino e la perfezionino, affinché tutti gli eventi delle singole realtà locali ottengano un’uguale risonanza. Ma che faccia potrebbe avere questo glocalismo informativo? È fattibile un notiziario nazionale o anche globale che si faccia portavoce di tutto quello che accade dappertutto?
La risposta, evidentemente, è no. Anche fantasticando sulla possibilità per un notiziario di sapere tutto quello che accade appena accade, è impensabile che esso disponga di tempo a sufficienza per riportare questa mole di informazioni valorizzandole equamente una per una. Nemmeno un notiziario sempre attivo come «Rai News 24» riesce a prescindere da un’operazione di scelta selettiva.
Ciò non toglie che il glocalismo informativo possa essere attuato, seppur in una certa misura. Anzitutto, però, occorre abbandonare l’idea che essa sia appannaggio dell’informatore: è al contrario il fruitore, se davvero ci tiene a perseguire una conoscenza glocale e completa, che deve darsi da fare per attuarla.
È vero, ogni emittente riporta notizie scelte in modo del tutto arbitrario e senza parametri veramente oggettivi. Ma la soluzione non è indignarsi per questo processo gerarchizzante, che d’altronde è imprescindibile e necessario. No, la soluzione è confrontarsi con tutta una pluralità di emittenti di livelli informativi diversi: ogni individuo ha bisogno di informazione comunale, certo, ma anche di informazione provinciale e regionale e nazionale e, immancabilmente, anche di informazione globale. Incrociando la cernita di notizie adoperata da un notiziario con la cernita adoperata da un altro, il quadro risultante sarà più vicino a una critica coordinazione tra sapere globale e sapere locale, al glocalismo informativo.
Va abbandonata l’immagine del garzone che sventola il giornale urlando le notizie per la strada. Bisogna smettere di aspettare che l’informazione venga “urlata” e diffusa dalle emittenti: è compito di ciascuno porsi alla ricerca delle notizie, invece di affidarsi unicamente al TG dell’ora di pranzo.