Gesualdo Bufalino è stato senz’altro uno dei più interessanti protagonisti del novecento letterario siciliano. Artista barocco dei sentimenti più reconditi e scacchista delle anime dimenticate, è nato e cresciuto – scricto sensu – a pane e cinema. E sì, perché quando la tua culla è un remoto paesino di una terra dalle molteplici contraddizioni, bisogna pur trovare una via di fuga. Diventa quasi necessario, se si nasce in un’isola come la Sicilia, ritagliarsi una propria zona neutrale; uno spazio in cui lo sguardo e la mente sappiano oltrepassare certi rigidi confini tellurici.
La sua Comiso, minuscola realtà dell’entroterra isolano, inaspettatamente gli offre, senza troppe difficoltà, una sala comunale dove sprofondare nel buio delle proiezioni. Per il giovane Bufalino è come tornare in un nuovo ventre materno, in cui sentirsi al sicuro e riscoprirsi – anche a distanza di molti anni – l’enfant di sempre.
Anni difficili durante il Fascismo
Tuttavia, va precisato che questi primi episodi “cinefili” avvengono in un periodo storico molto particolare, dal momento che Bufalino nasce nel 1920, quando il Fascismo muove i suoi passi più decisivi. Di conseguenza, a maggior ragione il cinema diventa condizione imprescindibile per riuscire a librarsi dalle numerose problematicità del momento. È lo stesso scrittore, in un’intervista a Massimo Onofri, a confessare che è stato proprio il cinema a rivelargli «l’incongruenza del fascismo e delle sue statue di cartone».
Frugare di nascosto nelle tasche paterne in cerca di una lira – quanto bastava per potersi accomodare nella sala comunale – non è affatto un’infantile bagattella. Al contrario, diventa un vero e proprio atto rivoluzionario, poiché equivale ad un esercizio sia di lettura che di comprensione della realtà alla quale Bufalino stesso prende parte. Sono i lampi del grande schermo che gli permettono di interpretare sotto una nuova luce le dinamiche di una sistema politico opprimente. Solo in tal modo può riuscire ad esorcizzarne i risvolti più bui.
Come può il cinema, per Bufalino, soddisfare certi intenti?
A questo punto è lecito chiedersi perché per lo scrittore siciliano, e non solo, dal momento che la questione potrebbe definirsi generazionale, proprio il cinema ha avuto un così grande potere. Com’è riuscito ad assumere una tale e imperativa forza quasi primordiale? Scomodando i massimi teorici, si evince che il cinematografo si configura come il medium che più di tutti ha saputo interpretare il secolo ossimorico per eccellenza, quale è stato appunto il Novecento.
Le evoluzioni sociali, culturali e politiche di un’epoca che segna passaggi irreversibili, vengono totalmente assorbite e digerite da uno schermo che le restituisce ad un pubblico sempre più eterogeneo. Eppure, queste dinamiche – che a Bufalino di certo non sono passate inosservate – costituiscono solo l’involucro di un mondo magmatico di significati che il cinema ha riversato su di lui, tra tutti la capacità di farsi specchio della propria esistenza e del proprio destino.
I primi “commerci amorosi” con il cinema
Si è detto che lo scrittore inizia a visionare i primi film sin da giovanissimo, quando è poco più che un bambino. In questi anni, infatti, il piccolo Gesualdo sogna in particolar modo con le pellicole hollywoodiane. Fred Astaire in frac, che si muove a colpi di tip-tap, non può che stregare letteralmente un ragazzino di provincia che allora non sapeva nemmeno fare una telefonata!
Ma all’interno dell’affascinante universo americano e delle dinamiche dello star system, Bufalino passa a nutrire una passione maggiore per i cosiddetti caratteristi. Si tratta di quegli attori, generalmente poco conosciuti, che ricoprono il ruolo di comparse. Questo li rende metaforicamente vicini alla tipologia di vita che lo scrittore conduce nella sua terra siciliana: li sente affini a lui come fossero propri familiari, con stesse prospettive e stesso destino.
Dall’America alla Francia
Trascorrono gli anni e, complice la censura fascista che proibisce i film americani, Bufalino si avvicina al cinema d’autore francese. Tale particolare filone cinematografico prevede che ogni film sia a tutti gli effetti un’opera d’arte: un “oggetto” prezioso creato a sua volta da registi che diventano degli artisti. Clair, Epstein e Carné sono alcuni dei nomi che firmano pellicole entusiasmanti e che aumentano ulteriormente la frequentazione del cinema da parte dell’autore.
Va aggiunto, inoltre, che essere di fronte a certi capolavori per Bufalino equivale ad avere tra le mani le più importanti opere della letteratura mondiale. Taluni film sono stati essenziali per la sua formazione al pari degli scritti di Proust, di Dostoevskij o di Baudelaire. Questo è testimoniato anche dalla cadenza con cui lo scrittore prende visione delle pellicole: un “indice-diario”, compilato da lui stesso, mette insieme tutti i film visti tra il 1934 e il 1955. Più trascorrono gli anni, più il loro numero aumenta!
Un legame luminoso
Di conseguenza, il bagaglio di storie cinematografiche che Bufalino ha messo insieme nella sua mente, predispone inconsapevolmente lo sfondo per le parole che ci restituirà attraverso i propri scritti anni dopo. Infatti, l’autore è divenuto tale abbastanza tardivamente per il grande pubblico – a sessant’anni – e anche piuttosto casualmente, per via dell’insistenza della casa editrice Sellerio e dello scrittore Leonardo Sciascia.
Nondimeno, le meravigliose opere che dal 1981 pubblica una dietro l’altra, in una specie di effetto domino, contengono tutte – più o meno esplicitamente – quel pot-pourri di scintille che soltanto certe pellicole hanno potuto regalargli.
Il respiro vitale dello scrittore per il cinema
Dunque, si potrebbe dire che tutto per Bufalino è cominciato dal cinema, a partire dalla conoscenza di quei giusti codici dai quali si impara a leggere se stessi e il mondo di cui si fa parte.
Ebbene, oggi più che mai, nel nostro cristallizzato universo pandemico, in cui ogni cosa – a partire dall’arte – è messa in pausa, possiamo riuscire davvero a comprendere quanta importanza abbia avuto il cinema.Quanto certe luci debbano aver contato nella vita di un ragazzo siciliano, destinato a diventare uno dei più grandi scrittori della contemporaneità. Dev’essere stato ossigeno puro, e dunque è per questo che anche noi ci auguriamo di tornare presto a respirare.
FONTI
Francesco Casetti, L’occhio del Novecento. Cinema, esperienza, modernità, Studi Bompiani, Milano, 2005.
Massimo Onofri, «Gesualdo Bufalino: autoritratto con personaggio» in G. Bufalino, Opere/ II 1989-1996, Classici Bompiani, Milano, 2007.