Aria. Di novità, di cambiamento, di un ritorno alla normalità. È l’ennesima rivoluzione di Alessandro Michele, il direttore creativo di Gucci, che con la sua vena artistica e filosofica ha rivoluzionato i codici della moda, a partire dalla stessa estetica della maison.
Una riflessione che risale al suo ingresso nel marchio fiorentino e ridefinisce innanzitutto ogni concetto di genere e bellezza. “Dove c’è moda, c’è vita”. L’estetica di Gucci si è sempre lasciata contaminare da ciò che le accadeva attorno, e le sue proposte hanno un sapore di vita, mai monotona, mai vincolata da etichette o stereotipi. Così come un’idea di bellezza che sta nell’imperfezione, nel non temere la propria unicità.
Alessandro Michele ha preso le redini di Gucci e lo ha condotto in una nuova era, in cui moda e arte, realtà e fantasia, passato e futuro, si fondono nell’anima del brand, celebrando inclusione e libera espressione di se stessi.
Celebro quindi l’aria come principio sacro di compenetrazione, fusione e connessione: un principio di esistenza infuso con l’incanto chimico delle foglie. A queste creature, la mia lode. Al loro essere fragili e vulnerabili. Alla loro capacità di rinnovarsi e tornare a vivere dopo che l’inverno è passato.
Aria, un nuovo corso per Gucci
Aria è anche speranza, voglia di guardare avanti. Il 2021 è infatti un anno importante, perché la maison compie cento anni dalla sua fondazione. Un nuovo corso. Alessandro, che dal suo arrivo gioca con l’energia del brand, ha deciso di iniziare i festeggiamenti così, con “un profondo ed estatico tuffo in tutto ciò che oggi ci manca di più”. Dallo scoppio della pandemia è passato più di un anno, così come dal cambio di rotta del marchio per allontanarsi dalle logiche poco compatibili con l’idea di libera espressione della propria creatività. La riduzione delle collezioni da quattro a due, la rottura con la stagionalità, con le sfilate, con l’onnipresenza mediatica: Gucci ha aperto un nuovo dialogo, forse più autentico, condividendo il suo spazio con creativi di ogni genere e format innovativi, a partire dal Film Festival di Novembre 2020.
Ed ecco che Aria, la nuova collezione Gucci, ha portato di nuovo aria di novità. Quasi per magia, i modelli del brand tornano sotto i riflettori in un video digitale per presentare l’autunno-inverno 21/22.
Sono passati cento anni. Cento rivoluzioni della Terra che mettono in discussione il flusso del tempo. Cento giri intorno al Sole per tornare a quella primavera, dove tutto stava per germogliare e rifrangere. Un momento importante da celebrare.
– Alessandro Michele
Un’interpretazione personale
Aria è una rilettura personale di Alessandro Michele della storia del brand, dalle sue origini al tempo corrente, prima di dare inizio a un nuovo corso. Una rappresentazione in cui giocano incursioni artistiche e filosofiche, in cui il tempo della storia e quello del racconto non coincidono, ma sono orchestrati per ricostruire in modo nuovo la mitologia del brand.
Gucci è qualcosa che appartiene all’immaginario collettivo, la sua estetica è immediatamente riconoscibile, è parte della cultura popolare. Per questo Alessandro sceglie di portare sotto i riflettori tutti gli elementi che più hanno contribuito all’animo del brand. E lo fa secondo i suo ritmi, perché Gucci non impone vincoli:
Mi sento fortunato a non sentire il peso dell’heritage, cosa di cui alcuni brand francesi invece risentono. Io, invece, ho a disposizione un laboratorio in cui sperimentare.
Seguono l’ordine cronologico solo l’inizio, con la messa in scena del Savoy Hotel di Londra, dove il fondatore lavorava come ascensorista, e la fine, un fashion film di Floria Sigismondi che celebra un ritorno alla normalità e la ritrovata leggerezza della vita. Si apre un giardino onirico, da sogno, ma volto a ricordare la realtà che si spera di ritrovare presto, l’amore e la festa della vita in mezzo alla natura: tema che da sempre affascina e ispira il brand.
Fra i due momenti significativi ci sono 94 modelli, selezione di 5 anni di casting, che si fanno rappresentazione dell’anima del brand sulla base di canzoni rap e trap ispirate all’estetica del marchio: Gucci Gang di Lil Pump, Gucci Flip-Flops, Green Gucci Suit; tutte ribadiscono come Gucci sia ormai parte dell’immaginario collettivo.
In un modo o nell’altro tutto torna, a iniziare dal completo in velluto rosso di Tom Ford, la celebre stampa Flora, fino al mondo equestre, che da sempre caratterizza la maison. La struttura dei completi, l’abbottonatura delle giacche, gli stivali e i mocassini, le fibbie e i dettagli Horsebit, fino agli elmetti con la scritta “Savoy”: tutto ciò che riguarda l’ippica diventa oggetto di desiderio. Un po’ come il cuore della collezione, letteralmente una clutch a forma di cuore anatomico, scintillante e tempestata di cristalli, che si fa bagaglio dell’heritage Gucci e accompagna i look presentati nella collezione.
Alla fine, nel giardino onirico in cui convivono diverse creature, tra i festeggiamenti di una libertà ritrovata il cuore viene lanciato in aria, pronto ad accogliere il futuro della casa di moda.
Gucci e Balenciaga, “Hackeraggio creativo”
E poi il tocco più innovativo, quello che nessuno si aspettava. La collaborazione, o come la definisce il designer romano, l’“hackeraggio creativo” dell’estetica Balenciaga di Demna Gvasalia. Un esperimento unico nel suo genere, contro ogni logica della moda. Due marchi del lusso, entrambi anticonformisti, che fondono i propri linguaggi in una contaminazione reciproca. Tessuti scintillanti, loghi e cartamodelli si sovrappongono e convivono nei pezzi più iconici di entrambi. Tra queste ci sono la borsa Jackie tempestata di segni Balenciaga, borsa Hourglass nel classicissimo tessuto Gucci, la Horsebit 1955 e la famosa Bamboo Bag, un grande classico della maison che risale agli anni Cinquanta. E poi un tailleur scintillante, argento, in stampato all-over con richiami a entrambe le maison.
Gucci diventa per me un laboratorio di hackeraggio, incursioni e metamorfosi. Una fabbrica alchemica di contaminazioni dove tutto è in contatto con tutto. Un luogo di furti e reazioni esplosive: un generatore permanente di luccicante e desideri imprevisti. In questa ricorrenza voglio dunque onorare il mio legame filiale tradendo l’eredità che mi è stata lasciata. Perché è solo nella capacità evolvente che si rinnova a promessa di una nascita interminabile.
Un viaggio tra passato, presente e futuro. “Un profondo ed estatico tuffo in tutto ciò che oggi ci manca di più”. Alessandro Michele non smette mai di stupire, e Gucci di ringiovanire a ogni compleanno. Questo forse accade proprio per la capacità creativa del direttore artistico: l’abilità di gestire in modo sempre nuovo quell’energia che da sempre il marchio possiede.