Anna ha 14 anni, vive reclusa con la sua famiglia e come il sentimento di preadolescenza richiede vorrebbe non essere più trattata come una bambina. Perciò decide di confessare a suo padre una cosa: Peter, che ha tre anni più di lei e insieme ai genitori condivide la reclusione con loro, non è lo “scioccone noioso” che credeva, e ora le accarezza i capelli tra un bacio innocente e l’altro. «Volevo solo dirti che quando siamo insieme non stiamo proprio a due metri di distanza» introduce cauta l’argomento. Allarme paterno. Panico. Fine della conversazione. E preferibilmente anche della storia d’amore.
Anna è Anna Frank. E letta nel suo famoso diario questa scena provocava un pizzico di disappunto per la reazione del padre. A vederla adesso, sotto l’effetto prolungato di regole da distanziamento sociale, strappa invece un cenno automatico di assenso.
Vederla, sì. Perché da fine marzo 2020 su YouTube c’è una serie tv olandese che racconta la sua storia; ma in maniera un po’ diversa da come finora cinema e tv l’avevano trasposta, e più vicina a come la racconterebbero gli adolescenti di oggi.
Anne Frank Video Diary – prodotta da Every Media per il museo Anna Frank House – ha provato a immaginarsi cosa sarebbe successo se per il suo tredicesimo compleanno, il 12 giugno 1942, Anna Frank non avesse ricevuto in regalo un diario, bensì una videocamera. In breve, la sua potente testimonianza sull’Olocausto sarebbe giunta fino ai giorni nostri sotto forma di video, anziché attraverso le pagine scritte all’amica immaginaria Kitty.
Il Diario di Anna Frank, formato vlog
In questa serie, insomma, Anna Frank è una specie di vlogger. Gli episodi – in totale 15 – sono clip non più lunghe di 10 minuti, accompagnate da video educativi dedicati all’uso scolastico. A girarli è la stessa Anna, che filma le sue giornate all’interno dell’alloggio segreto di Amsterdam, dove per due anni rimase nascosta con la sua famiglia e altri quattro conoscenti per sfuggire alle persecuzioni naziste.
L’epilogo della sua storia incombe sul racconto, naturalmente. Anche perché ci si concentra solo sugli ultimi cinque mesi di clandestinità del gruppo, che nel 1944 fu scoperto e deportato nei campi di sterminio. (Anna e la sorella Margot morirono di tifo a Bergen-Belsen nel 1945, e solo il padre Otto riuscì a sopravvivere.)
Ma proprio come nella versione scritta del diario, il procedere degli eventi storici assume vividezza grazie al rapporto personale che Anna instaura con lo spettatore nel descrivere le sue emozioni adolescenziali: un misto di paure e ottimismo, sogni e illusioni, sentimenti d’amore e di rabbia, messo in moto dalla reclusione forzata.
Benché fosse in lavorazione già da due anni, non è un caso infatti che Anne Frank Video Diary sia stata rilasciata in piena quarantena. Non solo per colmare il periodo di chiusura della Anne Frank House dovuto alla pandemia; ma soprattutto per trovare un punto d’incontro ancora più forte tra la figura di Anna e i giovani al momento isolati nelle loro case.
Anna Frank e gli adolescenti in quarantena
Pur con le dovute proporzioni i punti in comune sono tanti: lo studio da casa, il disagio per la reciproca invasione di spazi, la sensazione di soffocamento, i normali screzi con i genitori, la noia (“Tutti si lamentano per tutto il giorno”), la gioia per le piccole cose.
Anna al cinema non può andare, perciò i film se li fa raccontare da Miep Gies (colei che aiutò i Frank a nascondersi e conservò il diario di Anna in attesa del suo ritorno); e sulle pareti della sua stanza incolla le immagini dei divi hollywoodiani e dei reali britannici che ha strappato dai giornali. La sua unica scappatoia dalla reclusione è pensare al futuro, anche se immaginarlo sembra quasi irreale. E osservando da vicino chi la circonda ha modo di riflettere su quel che vorrebbe o non vorrebbe diventare.
Videocamera alla mano, nelle sue riprese traballanti Anna condivide tutto con i suoi spettatori coetanei. Anche la paura al passaggio delle sirene delle SS e degli aerei militari, che un minimo ricordano le tante ambulanze e i rari voli di linea che in tempo di quarantena provocano angoscia e straniamento. Il fatto, poi, che a interpretare Anna Frank sia un’attrice di 13 anni – Luna Cruz Perez – lasciata piuttosto libera di improvvisare favorisce ancor più l’immedesimazione.
A vederla così, chiusa in camera mentre chiacchiera con l’obiettivo, Anna Frank sembra quasi una comune youtuber. Seguendo le lettere contenute nel suo diario, i suoi pensieri di adolescente insicura, sognatrice, volubile, s’intrecciano a riflessioni più ampie sulla discriminazione e sulla libertà. Eppure il formato moderno del racconto non ne altera affatto il valore storico. Anzi, in qualche modo lo ravviva, anche grazie al momento che stiamo vivendo.
Cosa pensano i giovani di Anne Frank Video Diary
Il «New York Times» ha scritto che per Ronald Leopold, il direttore della Anne Frank House, “la situazione attuale consente di avere un piccolo assaggio di quel che significa trovarsi immobilizzati a causa delle circostanze storiche”. E a giudicare dai risultati la serie è riuscita a integrarsi abbastanza bene con la realtà attuale.
Finora Anne Frank Video Diary conta oltre 3,5 milioni di visualizzazioni e centinaia di commenti sui temi trattati negli episodi. Un buon esito, se si considera che la serie è sottotitolata solo in cinque lingue (olandese, inglese, spagnolo, portoghese e tedesco) e non è disponibile nei paesi dove il Diario di Anna Frank non è ancora di pubblico dominio, come Stati Uniti e Spagna.
Il risultato più interessante, però, è che Anne Frank Video Diary sia davvero riuscita a intercettare il pubblico che si era prefissata di raggiungere (cioè i ragazzi tra gli 11 e i 17 anni). Gran parte dei commenti proviene infatti da giovani che più o meno hanno la stessa età che aveva Anna Frank quando scrisse il suo diario. Molti si confrontano sulla sua storia, altri si rivedono nelle sue incertezze adolescenziali, altri ancora fanno parallelismi con la vita in quarantena. Ispirandosi ad Anna, qualcuno dice di aver iniziato a tenere un diario sulla propria reclusione come testimonianza storica di questo periodo. Qualcun altro segue infine la serie come fosse un vero teen drama.
Stessa storia, nuovi colori
La principale intuizione di Anne Frank Video Diary è stata partire dall’idea che Anna Frank fosse prima di tutto un’adolescente. Così facendo, ha trovato un espediente diverso per riavvicinarla a una generazione che spesso rischia di conoscerla come mera protagonista di una lettura scolastica imposta o di qualche film solenne e drammatico.
È come se l’immagine in bianco e nero di Anna Frank che negli ultimi 75 anni si è impressa nella memoria collettiva (quella sorridente, con il colletto bianco e i capelli fissati su un lato con una mollettina) avesse preso colore e vita. È come se la sua figura, per molto tempo carica della responsabilità d’essere il simbolo dell’Olocausto, avesse riacquisito una personalità un po’ più terrena. Anche perché, in realtà, il suo diario è sempre stato lo strumento più vicino al linguaggio dei giovani per spiegare la persecuzione degli ebrei.
Anna Frank un po’ un’influencer lo era anche prima. E raccontare la sua storia adeguandola al cambiare dei tempi è il modo più efficace e rispettoso per non dimenticarla.