La mela è il frutto più rappresentato nel corso della storia dell’arte. Originaria dell’Asia centrale, fece le sue prime apparizioni già durante il Neolitico per poi diffondersi nei secoli seguenti per tutta l’Europa. Oggi la mela, oltre ad essere il frutto più diffuso, è anche il più discusso. Viene generalmente associata dal punto di vista alimentare a un frutto molto salutare ma, come vedremo, ha assunto anche molti altri significati nel corso del tempo, positivi e negativi. Molti artisti, inoltre, hanno scelto di porre proprio la mela al centro delle loro opere, seguendo ognuno dei percorsi interpretativi differenti.
I molteplici significati della mela
La mela è uno dei simboli principali di ciascuna cultura e nel corso del tempo ha subito delle vere e proprie evoluzioni. Nell’antica Grecia rappresentava la fecondità e gli sposi di solito mangiavano una mela per favorirla. Durante l’epoca cristiana, poi, la mela diventa simbolo di peccato e tentazione, raffigurata spesso dai pittori nei dipinti su Adamo ed Eva, con l’episodio della cacciata dei due dall’Eden per aver addentato il frutto proibito. Nel ‘500, invece, la mela assume un significato di abbondanza e ricchezza, che la rende protagonista di varie nature morte. Questo frutto, quindi, assume sempre più importanza, impregnata di banalità e mistero, che fa sì che oggi sia uno dei simboli artistici più amati.
Adamo ed Eva di Albrecht Durer
Adamo ed Eva è un doppio dipinto di Albrecht Durer del 1507, conservato nel Museo del Prado a Madrid. Lo sfondo di entrambi i dipinti è scuro ed ambedue i personaggi sono poggiati su un suolo pieno di sassi. Eva si trova vicino all’Albero della Vita, mentre il serpente le sta porgendo la mela, il frutto del Peccato Originale, che lei afferra senza nemmeno guardare. Nel dipinto di sinistra, invece, Adamo ha già il ramo con il frutto fra le mani. In questo dipinto la mela rappresenta la tentazione del Peccato Originale che causò ai primogenitori la cacciata dall’Eden. Il frutto dunque è simbolo del male. In latino infatti il termine mela si traduce con “malum“, un gioco di parole che spiega etimologicamente il significato del frutto.
Madonna della mela
La Madonna della mela è un’opera in terracotta realizzata da un autore incerto. Potrebbe essere attribuita a Michelangelo o a Luca della Robbia, datata presumibilmente nel primo quarto del Quattrocento e conservata nel Museo Bardini a Firenze. La Vergine è raffigurata a mezzobusto e stringe il Bambino a sé che, in un gesto quasi naturale, cerca di coprirsi il volto con il manto di Maria. La Madonna avvicina così al suo viso una mela, ancora una volta simbolo del Peccato Originale di cui Cristo sarà il Redentore. La Vergine ha uno sguardo serio e pensoso, che potrebbe far profeticamente riferimento alla Passione e morte del figlio di Dio.
Canestra di frutta di Caravaggio
Caravaggio nella sua celebre Canestra di frutta del 1599 rappresenta un cesto di frutta, nonostante la natura morta in Caravaggio non sia per nulla usuale. Non a caso la frutta sembra quasi voglia uscire dal vassoio, per andare incontro a chi la guarda. Nonostante alcuni frutti della cesta siano floridi e di bell’aspetto, Caravaggio pone la sua attenzione principalmente sulla mela bacata, ponendola in primo piano. La mela, pur avendo una superficie lucida e compatta, è utilizzata dal pittore per sottolineare un significato allegorico. Il tema che Caravaggio affronta è infatti quello del memento mori, cioè l’avvertenza di come tutto passi e come la morte incomba continuamente. La mela bacata e la foglia avvizzita sottolineano quindi come il tempo consumi inesorabilmente la vita.
Les Pommes di Paul Cezanne
A distanza di anni, la mela acquista sempre più terreno nel campo della rappresentazione artistica, assumendo però altri tipi di significati. Les Pommes, ovvero “Le mele“, è una delle più celebri nature morte di Paul Cezanne. Queste sono dipinte con delle geometrie ben attente all’inserimento del colore giallo brillante. La frutta, poi, presenta delle curve molto dolci, con una lieve linea di orizzonte che proviene dal bordo posteriore del tavolo. Cezanne crea così un senso di spazio e di volume che conferisce al frutto una presenza palpabile.
In questo modo il pittore cattura il fascino e l’essenza della mela all’interno della sua opera, evidenziandone dunque la bellezza e non il significato peccatore. Non c’è quindi mimesi rappresentativa della mela, ma Cezanne ne percepisce l’armonia e la riporta nel suo quadro secondo una nuova logica. Le sue mele vengono disposte le une accanto alle altre, contrastando i toni, facendoli vibrare e bilanciando i colori complementari.
Il figlio dell’uomo di René Magritte
Il figlio dell’uomo è un olio su tela di René Magritte del 1964. In primo piano è raffigurato un uomo il cui volto è coperto da una mela verde sospesa completamente in aria, che impedisce di mettere a fuoco il viso del protagonista. Molto probabilmente si tratta di un autoritratto. A giudicare dall’abbigliamento formale dell’uomo raffigurato, l’opera esprime molto probabilmente una forte critica alla società borghese. Questa si inserisce in una poetica che libera la mente dai costrutti creati dall’uomo, trasformando le emozioni negative in convenzioni positive, spesso ironiche e distanziate dai limiti della ragione. Questo significato, in questo caso, è racchiuso proprio nel frutto della mela. Lo stesso autore afferma:
Ebbene, qui abbiamo qualcosa di apparentemente visibile poiché la mela nasconde ciò che è nascosto e visibile allo stesso tempo, ovvero il volto della persona. Questo processo avviene infinitamente. Ogni cosa che noi vediamo ne nasconde un’altra; noi vogliamo sempre vedere quello che è nascosto da ciò che vediamo. Proviamo interesse in quello che è nascosto e in ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere la forma di un sentimento letteralmente intenso, un tipo di disputa, potrei dire, fra ciò che è nascosto e visibile e l’apparentemente visibile.
La mela può quindi diventare un volto o riecheggiare nella simbologia biblica del peccato, ma anche solo essere ammirata per la sua naturale bellezza. Potrebbe potenzialmente ricoprire qualsiasi ruolo ai nostri occhi, ma il linguaggio gli assegna semplicemente il ruolo di frutto.
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