Sullo sfondo della pandemia globale molti settori che si trovavano già in difficoltà hanno visto un’accelerazione della crisi, e tra questi quello del giornalismo è stato uno dei più colpiti. Con la chiusura di diversi quotidiani locali e i dati poco confortanti dei principali gruppi editoriali, un numero sempre più elevato di giornalisti e personalità del mondo dell’informazione ha dovuto reinventarsi e cercare vie alternative e indipendenti per proporre i propri contenuti. In questo contesto si sono rivelate di grande prosperità le newsletter, e l’arrivo di Substack, un servizio che permette a un qualsiasi giornalista di creare una newsletter digitale e ottenere soldi dai lettori per finanziarla, è stato un successo.
Attratti dall’idea innovativa molti giornalisti americani, anche piuttosto famosi, hanno deciso di mettersi in proprio e produrre proprie newsletter affidandosi alla piattaforma Substack. Un caso esemplare è stato quello di Matt Yglesias, cofondatore del sito Vox. Il giornalista ha deciso di abbandonare i media tradizionali per dedicarsi a una propria newsletter a pagamento. Del resto la visibilità personale e la tendenza verso la creazione di un rapporto diretto con il proprio pubblico stimolano a “mettersi in proprio“, complice anche un’opportunità di ricavo non indifferente. Una libertà soprattutto dal punto di vista editoriale è difatti uno dei maggiori vantaggi del servizio Substack.
Newsletter per tutti
Come dichiarato da Chris Best, il CEO della piattaforma Substack, nei primi tre mesi della pandemia le entrate sono aumentate del 60 per cento, proprio nel momento in cui gli autori e i lettori sono raddoppiati. Il maggior tempo libero a disposizione di alcuni lettori e la voglia di un’indipendenza maggiore da parte degli scrittori ha sicuramente contribuito a espandere il fenomeno.
L’email, inoltre, rivela la sua novità nel momento in cui colma la distanza tra editori e lettori creata dagli algoritmi dei tradizionali social media. I lettori sono così disposti a pagare per continuare a fruire dei contenuti di creatori fidati e che li fanno sentire parte di una comunità. L’intento dei fondatori della piattaforma era proprio quello di creare un luogo che permettesse a ogni iscritto di costruire un “mini impero dei media”, che premiasse anche contenuti di nicchia.
Substack: qualche potenziale difetto
Ma questi stessi piccoli imperi, che incontrano le persone secondo le loro abitudini, spingono il lettore verso contenuti con cui già condivide una sensibilità e i giornalisti potrebbero ritrovarsi a scrivere per dei loro fan piuttosto che per un pubblico dotato di spirito critico. La preoccupazione individuata da diversi esperti dell’informazione è che questo approccio probabilmente sarà volto a rafforzare le convinzioni e ideologie del pubblico, piuttosto che metterle in dubbio. L’ascesa delle nuove piattaforme potrebbe frammentare ancora di più i media e rafforzare il culto attorno ad alcune personalità.
Questo atteggiamento potrebbe essere rafforzato anche dal fatto che i contenuti delle newsletter difficilmente presentano le proprie fonti, e dunque non è semplice controllarne la veridicità. Il rischio è quello di creare una propria bolla che ostacola il confronto. Inoltre creare una newsletter a pagamento richiede una grande e continua capacità degli autori di saziare i loro lettori. Ma l’impresa per un unico giornalista non è facile. Tanti creatori alla fine non riescono a stare al passo con la scrittura di una newsletter che ha una cadenza settimanale o giornaliera.
Una diversa via possibile
Ogni articolo infatti è il risultato della collaborazione tra scrittori, redattori, correttori e verificatori di fonti. L’individualismo giornalistico potrebbe dunque non essere nell’interesse collettivo, poiché una stampa robusta rimane comunque essenziale per una democrazia funzionante.
Dall’altro lato una delle newsletter di maggiore successo sulla piattaforma Substack, The Dispatch, mostra come una dozzina di giornalisti, che in questo caso si occupano di analisi politica ed economica, possano continuare a lavorare insieme. Deezlinks, un’altra newsletter presente su Substack, ha evidenziato un’altra prospettiva del futuro delle piattaforme di newsletter. Le email a pagamento non necessariamente sono un prodotto unicamente singolare e individuale, ma possono creare una nuova opportunità soprattutto per gli aspiranti stagisti del giornalismo.
Le newsletter infatti stanno diventando sempre più dei piccoli giornali. Il giornalista Ben Smith sul New York Times si chiede se il successo di Substack e di quelle modalità che premiano contenuti sostenuti direttamente e unicamente dai lettori sia “una buona notizia”. Quello delle newsletter allora potrebbe essere uno dei modelli possibili insieme ad altri per poter continuare a garantire un’informazione al servizio del lettore, autentica e onesta.