Le ricerche sullo sviluppo neonatale lo danno ormai per assodato. L’udito è il primo dei sensi a svilupparsi nel feto nel corso della gravidanza. Questo permette al nascituro, non solo di riconoscere la voce dei genitori, ma anche di poter apprezzare la musica. C’è quindi una comunicazione continua, trovandosi il feto in una vera e propria immersione sonora.
Un passo ulteriore, oltre all’importanza della voce materna, sembra essere l’influenza che la musica può avere sullo sviluppo del bambino. Il legame riguarda sia aspetti prettamente cognitivi che quelli più relazionali favorendo un miglior attaccamento alla mamma.
Immersione sonora
Se l’effetto rilassante sulla gestante è prevedibile, quello sul bambino non era considerato fino a un po’ di tempo fa. Alcune ricerche hanno verificato che la frequenza cardiaca del feto rallenta se la mamma ascolta la sua musica preferita. Per altri studi, invece, sembra esserci una relazione tra i movimenti intrauterini e la musica percepita.
La musica consiste anche in quella prodotta dal battito cardiaco o dal liquido amniotico e avvolge il feto sin dal principio. Questo è un fattore che, secondo le ricerche, può avere un’influenza in varie fasi del suo sviluppo.
Relax e apprendimento
Prima di rispolverare strani repertori alternative rock o metal, meglio seguire i suggerimenti della scienza. Diversi studi hanno dimostrato che le musiche ascoltate in gravidanza vengono riconosciute dal bambino una volta nato e hanno un potere calmante e rilassante. L’influenza, tuttavia, va ben oltre. Alcuni generi, più di altri, sembrano favorire lo sviluppo cognitivo.
Il feto ascolta, canta e balla
Una ricerca condotta dall’istituto Marques di Barcellona, ha evidenziato che già alla sedicesima settimana il feto muove corpo e bocca al ritmo della musica che sta ascoltando. Nello specifico, sono state coinvolte un centinaio di mamme suddivise in due gruppi. A entrambi è stato fatto ascoltare un brano classico di Bach; a metà gruppo con un dispositivo sulla pancia, all’altra metà con un dispositivo transvaginale.
Si è osservato che ben l’87% dei feti del secondo gruppo, in cui il suono arrivava più forte, sembrava danzare e cantare a ritmo. Questo fa supporre che il nascituro non abbia solo la capacità del semplice ascoltare lo stimolo sonoro. Vengono, infatti, attivati i circuiti cerebrali di comunicazione e linguaggio, avvallando l’ipotesi che l’apprendimento ha avvio già nella vita intrauterina.
Come sente il feto?
Un’altra interessante ricerca pubblicata sull‘American Journal of Obstetrics and Ginecology, invece, si è occupata di indagare come sente il nascituro nell’utero materno, grazie all’utilizzo di microfoni che hanno permesso di registrare dall’interno. Ciò che si è scoperto è un mondo ovattato in cui emerge un suono ritmico pulsante di circa ottantacinque/novantacinque decibel. Predomina il battito cardiaco materno ma è un mondo variegato che arriva attraverso il canale vestibolare e le vibrazioni cutanee.
Quali musiche per il training musicale?
Ora che è chiaro cosa e come sente, non resta che scegliere il giusto repertorio per auspicare il miglior sviluppo possibile. Ancora una volta sono le varie ricerche di settore a fornire utili orientamenti. In alcuni paesi europei e negli Stati Uniti, già da qualche tempo, si cura molto l’aspetto prenatale anche dal punto di vista del contatto sonoro. Si dedicano infatti specifici laboratori per le neomamme al pari di quelli sulla respirazione o di yoga.
Via libera alla classica
È sicuramente la musica classica ad avere la meglio per il processo di apprendimento in gravidanza. In primis le musiche di Mozart che sembrano essere armoniche e prive di ripetitività al punto giusto da essere addirittura stimolanti per l’intelligenza. Al contempo hanno anche un potere rilassante favorendo un quieto accoccolarsi del feto. A dimostrarlo, ricerche svolte sia in Gran Bretagna che all’istituto di Ginecologia e Ostetricia della Sapienza di Roma.
Anche l’italianissimo Vivaldi si aggiudica un posto in classifica. Studi dimostrano che le sue composizioni hanno il potere di dare regolarità alla frequenza cardiaca e di diminuire i movimenti scoordinati. Sembra che per ogni trimestre ci sia un repertorio specifico.
Ad ogni trimestre il suo repertorio
Dal primo al terzo mese meglio privilegiare il genere barocco perché ha un ritmo che si avvicina molto a quello naturale del battito cardiaco fetale. Sarà utile quindi fare scorta di cd dei già citati Mozart e Vivaldi, ma anche di Haendel e Schubert.
Per il trimestre successivo, gli studi suggeriscono di rallentare il ritmo e optare per musiche più rilassanti in modo da trasmettere tranquillità. Tra gli autori a cui affidarsi Brahms, Chopin e Dvorak. Ottime anche le ninne-nanne, purché con parole semplici e chiare in modo da scandire bene il ritmo. Volendo la mamma stessa può dare libero sfogo alla propria fantasia inventandone di originali. Per l’ultimo trimestre si può tornare a un ritmo più sostenuto alternandolo, tuttavia, a momenti più rallentati.
Cosa è meglio evitare
Oltre a sapere quali brani far ascoltare è meglio tenere in considerazione anche quali musiche è preferibile evitare per non rischiare di compromettere il duro lavoro di training sonoro. Le controindicazioni sono in particolare per il primo trimestre che, in generale, è la fase più delicata di tutta la gestazione.
Sicuramente da evitare le musiche che per la mamma si associano ad eventi o sensazioni negative. Il primo fattore di rilassamento per il bambino è proprio la tranquillità materna. Poi, brutta notizia per gli appassionati, niente rock né hard né acid e nemmeno la musica classica che vede troppo protagonisti flauto e violino perché strumenti, a quanto pare, fortemente eccitanti.
Quali gli effetti secondari del training musicale?
Ci si potrebbe chiedere perché darsi tanto da fare nel seguire questo allenamento cognitivo e relazionale. Di nuovo, la risposta arriva dalle ricerche. Per il dottor Alfred Tomatis, ascoltare con una certa regolarità un brano agevola un senso di sicurezza nel feto che lo ritrova anche una volta nato. Potrebbe quindi far diminuire il numero di notti insonni o pianti disperati e inconsolabili con grande sollievo di genitori e vicini di casa.
Secondo il Max Planck Institute di Lipsia ascoltare la propria musica preferita ha ripercussioni sulla pressione sanguigna della gestante. Studi condotti hanno verificato un leggero abbassamento che può avere effetti positivi sulla salute della donna. Diminuiscono infatti il rischio di malattie legate alla gravidanza, come per esempio la gestosi. Vi è poi il rilascio di endorfine che, entrando in circolo, giungono anche al feto.
Mamme più sane bambini più in forma
Un ulteriore vantaggio, sempre secondo gli studi medici, è la minor incidenza di depressione post-parto o ansia cronica nella donna e una ridotta probabilità di problematiche nello sviluppo cognitivo e motorio del bambino o di problematiche legate allo spettro autistico.
Via libera, dunque, alle sessioni musicali singole o di gruppo. Tuttavia, attenzione, l’effetto è assicurato solo se vissuto come un momento piacevole per la gestante e non come un mero esercizio applicato per dovere. Bando alle scelte non spontanee e forzate perché “al di là di ogni lettura intellettuale, la musica deve arrivare all’emozione”.
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