Domenico Iannacone è un giornalista italiano che ha fatto della sua professione uno strumento visionario. Egli inizia la sua carriera giornalistica nella sua terra natale, il Molise. Inizia a scrivere per alcune testate regionali come Corriere del Molise e Il Quotidiano del Molise, diventando poi caporedattore della rete televisiva privata della regione: Telegiornale Molise. Nel 2001 entra in Rai e non la lascerà più. Lavora per programmi come Okkupati, Ballarò, Viva l’Italia e Presa diretta. È vincitore di cinque premi Ilaria Alpi, un premio molto importante dedicato al giornalismo televisivo, assegnato a Riccione dal 1995 al 2014.
Il metodo socratico
Il giornalismo di Iannacone non è un giornalismo come gli altri. Egli si fa portavoce con i suoi programmi delle storie altrui. Programmi come I Dieci Comandamenti, prima, e Che ci faccio qui , poi, hanno permesso al pubblico di poter godere di un giornalismo messo a nudo, senza filtri.
A fare la vera differenza è proprio lui, che con il suo modo semplice e sincero di porsi ed esprimersi ha conquistato un’ampia fetta di pubblico che va accrescendosi sempre di più. Iannacone in una recente intervista parla di metodo socratico: esserci sempre ma avere la capacità di farsi da parte e di non sovrastare mai il racconto. Il suo obiettivo è diventare gli occhi e le orecchie di chi segue da casa.
Ho capito che bisognava ascoltare. Nel panorama del giornalismo d’inchiesta mancava una sorta di punto di ascolto. Il giornalista o il conduttore, spesso, attraverso gli altri, vuole rappresentare sé stesso. Ho pensato che avevo una posizione privilegiata. Potevo stare in un luogo. Ascoltare le storie e riportarle per quelle che erano. Se io sottraggo del tempo per le mie suggestioni e lascio neutro il campo d’azione, racconto meglio la verità.
Il vero giornalismo
Per molti anni siamo stati abituati ad un tipo di giornalismo che quasi aveva la funzione di vetrina per i giornalisti. Essi erano i veri protagonisti, non la storia che avevano da raccontare. Con Domenico Iannacone accade esattamente il contrario. Il giornalista fa un passo di lato, si pone in una situazione di ascolto della storia e della persona che la racconta. Quasi come fosse un amico di vecchia data è lì in silenzio ad ascoltare, senza emettere un fiato, dando il tempo a chi racconta la sua storia di scegliere le giuste parole per raccontarla al meglio.
La vita normale ha dei tempi propri e non è scandita da un ritmo televisivo.
Il tratto emotivo che caratterizza le storie del giornalista molisano non ha eguali. Molto spesso viene raccontata la superficie delle cose, togliendo quasi dignità alla persona e alla storia che racconta. Per Domenico Iannacone la dignità della persona è un elemento imprescindibile nei suoi servizi. E’ come una bussola che lo guida durante il percorso della conoscenza e dell’analisi della storia.
Lo stile
La scelta di porsi di fianco a chi racconta non è di certo casuale. E’ una scelta che Iannacone fa per mettere a proprio agio l’interlocutore, in modo tale da rendere più vera possibile la narrazione della storia.
La mimica facciale di Iannacone, le sue intense pause, i silenzi diventano parte integrante della narrazione. Attraverso questi viene data al telespettatore la possibilità di sedimentare quello che gli viene raccontato. Se venisse operato un taglio, né il giornalista né il telespettatore avrebbero l’opportunità di godere di un momento di pura verità.
I programmi televisivi
- I Dieci Comandamenti
Il programma ‘I Dieci Comandamenti’ nasce da una collaborazione con l’ex direttore di Rai 3 Antonio di Bella. Il programma, andato in onda dal 2013 al 2018, conta numerosi premi come il Premio della critica miglior programma 2013 e il Premio Giornalistico televisivo Ilaria Alpi nel 2013. Sempre nel 2013 ha vinto il premio “Ideona” come migliore tv d’autore dell’anno.
Dopo anni di inchieste giudiziarie era arrivato il momento di ‘scavare’ più a fondo nel cuore e nella testa delle persone. Sono nate così le inchieste morali. Lo scopo del programma è quello di percorrere la penisola italiana attraverso l’anima delle persone e raccontare, quindi, un paese nella sua sfera più intima.
Il meccanismo narrativo utilizzato restituisce al pubblico la capacità di immergersi nelle storie con la mente libera. Restituisce l’opportunità di avvicinarsi alla gente e comprendere i loro stati d’animo.
Il filo conduttore del programma
Il filo conduttore del programma è il racconto attraverso i sentimenti e l’impegno di uomini che cercano in tutti i modi di ritrovare un’unità con i territori in cui vivono e di riportare la bellezza laddove sembra essere scomparsa. Luoghi fisici e luoghi dell’anima si intersecano e si uniscono dando vita ad una narrazione intima e profonda del nostro Paese.
- Che ci faccio qui
Il secondo programma centrale nella carriera di Domenico Iannacone è sicuramente Che ci faccio qui, in onda su Rai 3 dal 2019. Questo ha la stessa formula de I Dieci Comandamenti: attraverso un filone tematico in ogni puntata vengono raccontate storie di persone attraverso le loro cicatrici e le loro esperienze di vita.
Possiamo segnare un prima e un dopo di questa trasmissione. Il prima si rifà alle prime tre stagioni dove il programma veniva condotto attraverso il racconto del passato e del proprio vissuto rifacendosi alle cicatrici mai scomparse sulla pelle e nell’anima dell’interlocutore.
Il dopo invece è riscontrabile nella stagione che sta andando in onda questo periodo (dal 22 marzo 2021 al 12 aprile 2021). Questa stagione ha come protagonisti i “visionari“. Coloro che hanno una visione trasversale e nuova del mondo. “I Visionari”, uomini e donne che resistono provando a disegnare un domani migliore, a sorridere delle avversità che il destino ha riservato loro.
Un giornalismo da preservare
Il giornalismo di Domenico Iannacone è qualcosa da preservare. Attraverso la lente dell’umanità e dell’ascolto riesce ad arrivare fino in fondo ad ogni storia. La lezione più importante che possiamo trarne è: imparare a saper ascoltare. Solamente ascoltando gli altri possiamo entrare nelle loro vite e comprendere a pieno l’insegnamento che vogliono trasmettere.
Il silenzio è il vero segreto. Stare in silenzio quando si ascolta è la prima regola per lasciarsi trasportare dalle emozioni. Siamo costantemente affamati di queste, ed ecco perché, Domenico con ogni sua storia, riesce a fare breccia nei nostri cuori e nella nostra anima.
Credits
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