Secondo il report Donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule staminali, rilasciato lo scorso gennaio dall’Istituto superiore di sanità, nel 2020 c’è stato un calo del 10% dei trapianti, circa 400 in meno rispetto al 2019.
Come afferma Massimo Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti
Nello tsunami del Covid la rete trapiantologica ha dimostrato tutta la sua solidità, mantenendo sempre in funzione la macchina delle donazioni e dei trapianti e addirittura mettendo a punto nuovi interventi e protocolli innovativi a livello mondiale. Ma non possiamo nascondere la preoccupazione per l’aumento delle opposizioni alla donazione raccolte al rinnovo delle carte d’identità.
Il bilancio finale registra una frenata brusca ma comunque contenuta. Con l’avvento della pandemia ci si aspettava un calo dei trapianti, perché le donazioni si concretizzano soprattutto nelle terapie intensive, che negli ultimi mesi sono state i reparti più sotto pressione, trincee impegnate assiduamente nella lotta al Covid-19.
Il dato preoccupante è l’aumento delle opposizioni alla donazione espresse nelle dichiarazioni di volontà registrate dai Comuni, che nel 2020 ha raggiunto la percentuale più alta mai registrata.
Senza quel 33,6% di rifiuti alla donazione di organi, nell’ultimo anno ci sarebbero stati 430 donatori in più, organi che sarebbero serviti alle quasi novemila persone in lista di attesa.
Come si diventa donatori?
La Legge n. 91 del 1° aprile 1999 prevede che le donazioni siano regolate dal principio del “silenzio-assenso”. Vale a dire che le persone che non si rifiutano esplicitamente (in vita) di donare gli organi andrebbero considerate automaticamente donatrici. Tuttavia, in mancanza di una dichiarazione del paziente, la decisione spetta ai familiari, che però, al momento di acconsentire alla donazione, non sempre dispongono della razionalità necessaria per valutare adeguatamente l’espianto di organi.
Dal 2015 si può dichiarare la propria volontà di donare o di opporsi alla donazione degli organi nel momento del rinnovo della carta d’identità.
Se nel 2019 il sistema registrava 2.4 milioni di adesioni, nel 2020 son state meno di due milioni. La pandemia ha avuto una forte influenza su questi numeri, soprattutto per la decisione che ha visto chiudere i servizi anagrafici durante il primo lockdown e per la decisione di prorogare la scadenza dei vecchi documenti d’identità. Nel 2020 sono cresciute le opposizioni, registrate nel 33,6% dei cittadini dichiaranti (un caso su 3, la percentuale più alta di sempre) contro il 32,5% nel 2019.
Chi si oppone?
A registrare il diniego sono soprattutto gli over 60 (il tasso di opposizione medio va dal 35,2% dei 60-70enni al 63,6% degli ultraottantenni) mentre è più alta la propensione alla donazione tra i giovani adulti (tra i 30-40enni il tasso di consenso è quasi al 75%); complessivamente sono le donne a essere più generose, con un’opposizione ferma al 29,8% contro il 32,2% tra gli uomini.
Alla base dei “no” predomina una forte difficoltà a comprendere il concetto di morte cerebrale, poiché l’utilizzo dei respiratori necessari a garantire l’efficienza degli organi fino al momento dell’espianto, fa sì che il cuore del paziente continui a battere anche dopo il decesso, facendolo sembrare ancora vivo.
I dissensi sono imputabili a una mancata conoscenza sui temi della donazione di organi e del trapianto, ma anche alla scarsa fiducia nel sistema sanitario. I dati del CNT mostrano una grave disinformazione della popolazione in materia di donazione ed evidenziano una tendenza comune della nostra cultura: valorizzare i guadagni a discapito della solidarietà.
Inoltre, come ricorda Massimo Cardillo, i numerosi dibattiti sui social network, dove la divulgazione scientifica viene spesso sovrastata dalle fake news, contribuiscono a confondere le idee. Un esempio di disinformazione si concretizza nel pensare che i medici non faranno di tutto per salvare la vita del paziente se questo ha acconsentito all’espianto.
Chi dona?
Se tra i 30-40enni la propensione alla donazione è quasi del 75 per cento, ci sono da convincere soprattutto gli over 60: quasi 2 su 3 sono contrari alla donazione degli organi, il tasso di opposizione medio va dal 35,2% dei 60-70enni al 63,6% degli ultraottantenni.
I motivi delle opposizioni
Spesso la decisione di opporsi alla donazione viene presa senza una piena consapevolezza, perché viene dichiarata durante il rinnovo della carta d’identità, attraverso un modulo presentato senza preavviso e con pochissime informazioni.
Il momento del rinnovo della carta d’identità è il momento più critico perché la scelta viene fatta in un momento che non ha nulla a che fare con la donazione. Nel momento della decisione spesso non si è informati sulla donazione e l’opposizione è quindi quasi sempre legata a scarsa informazione, diffidenza e paure in fin dei conti ingiustificate.
Le opposizioni alla donazione rilevate dal CNT mostrano enormi lacune a livello di informazione e la colpa è da imputare in parte anche dell’individualismo che intride la società contemporanea e che porta a escludere i concetti di gratuità e di solidarietà dalla propria condotta di vita.
Con una mentalità di questo tipo diventa difficile “cedere” i propri organi o quelli dei propri cari sapendo che non se ne ricaveranno guadagni personali. Affinché le campagne di sensibilizzazione possano andare a buon fine è necessario che si capisca l’importanza di appartenere a una comunità in cui ci si prende cura gli uni degli altri, anche senza ricevere nulla in cambio.
La preoccupazione è grande. I trapianti consentono di salvare la vita a migliaia di persone. Non bastano né la ricerca né il progresso scientifico, è necessario un lavoro di sensibilizzazione che permetta ai cittadini di comprendere l’importanza cruciale che riveste la donazione di organi.