Talvolta le cose più semplici sono anche le migliori, quelle che ti fanno battere il cuore, che ti trasportano indietro nel tempo facendo riaffiorare ricordi. E capita che un gruppo di giovani cantanti possa, attraverso la propria musica – a volte strappalacrime e romantica -, creare un’atmosfera simile. È il caso dei Kodaline, gruppo di trentenni dublinesi, certamente non nuovi nel panorama musicale internazionale, che in poco tempo si sono affermati come una della band indie rock più rilevanti del XXI secolo.
Gli esordi
Dobbiamo fare un salto indietro di qualche anno, quando Stephen Garrigan e Mark Prendergast, all’epoca adolescenti e amici sin dall’infanzia, iniziano a cantare nel coro della contea di Swords, in Irlanda. I due condividono la passione per la musica, sino a quando al duo non si aggiunge anche Vincent May, detto Vinny, alla batteria e successivamente Jason Boland al basso, entrambi di Dublino.
Dopo una lunga gavetta tra i locali della capitale con il nome di 21Demands, a partire dal 2007 la band comincia a farsi sentire debuttando con il singolo Give Me A Minute, che sale sul podio della classifica settimanale irlandese. Un vero successo per un pezzo pubblicato in maniera indipendente. Nello stesso anno poi, si fanno conoscere grazie anche alla partecipazione a una versione irlandese del nostro XFactor, You’re a Star.
L’attuale formazione
Se il nome 21Demands, come affermato dal gruppo in un’intervista, rappresentava un tipo di musica embrionale e adolescenziale, tipica di chi ha voglia di sfogarsi e di “spaccare il mondo”, i Kodaline come li conosciamo oggi sono tutt’altro che adolescenti. Sono maturi, consapevoli e la loro musica rispecchia quanto hanno vissuto e quanto inevitabilmente viviamo anche noi.
Così. nel 2012 i quattro cambiano il nome del gruppo nell’attuale e iniziano a calcare la scena internazionale con il loro sound a metà strada tra il folk di Simon&Garfunkel – ai quali si rifanno – e note più vivaci e speranzose. C’è chi li ha paragonati ai Coldplay, chi ai Mumford and Sons; fatto sta che i Kodaline mostrano certamente svariate influenze, che hanno consentito loro di sviluppare il progetto musicale che li ha portati a girare l’Europa intera.
I lavori
Dopo 4 EP – All I Want è addirittura comparso nella nona stagione di Grey’s Anatomy – e altrettanti singoli, nel 2013 esce l’album d’esordio della band In A Perfect World, tripudio di leggerezza e romanticismo, tipico di chi si vuol far conoscere per la prima volta al pubblico; orecchiabile certo, forse a tratti un po’ scontato e mainstream ma azzeccato per inaugurare al meglio la carriera dei giovani. Una perfetta colonna sonora della quotidianità insomma, anticipato da due singoli High Hopes e Love Like This che ottengono un discreto successo soprattutto nella verde Irlanda.
Nel 2015 è la volta di Coming Up For Air, che porta in scena ballate soul, cori gospel, pezzi acustici e sonorità più dinamiche, il tutto reso possibile da arrangiamenti impeccabili e una musica che sa di casa. E lo stesso vale per i successivi due lavori, Politics of Living e One Day at a Time, pubblicati rispettivamente nel 2018 e nel 2020. In particolare Politics of Living ha vantato un successo non da poco soprattutto in Europa, grazie anche alle collaborazioni con produttori come Steve Mac e Stephen Harris. Cinque sono stati i singoli estratti che hanno scalato le classifiche tra cui Brother e Follow Your Fire.
Perché ci piacciono
Non vuole essere una presa di posizione a sostegno dei quattro Dubliners, tuttavia la loro musica inevitabilmente piace o perlomeno si fa piacere. È fresca, giovanile, contemporanea e indubbiamente leggera, ma una leggerezza non banale e scontata, piuttosto l’emblema di una quotidianità fatta di gioie e dolori, di momenti più e meno belli dai quali i Kodaline ricavano i loro pezzi. Quelle canzoni spensierate o nostalgiche da ascoltare un sera di mezza estate o durante un pomeriggio di pioggia. Quell’immediatezza che talvolta ci rende vulnerabili e suscettibili dinanzi ad un pop rock malinconico e un folk rock emozionale. Influenze articolate e complesse, brani in perfetto stile radiofonico o da cantare a squarciagola durante i live.
La musica non è solo musica, ma deve avere uno scopo: è una terapia!
Il cantante e autore di quasi tutti i brani, Steve Garrigan, descrive così la loro musica, talvolta introspettiva, talvolta speranzosa, romantica e dolce con lo scopo primo di essere una musica terapeutica, componente essenziale delle nostre giornate, capace di suscitare emozioni. Già, perché i Kodaline vogliono essere proprio questo: portatori delle incertezze giovanili, dei primi amori, delle prime sconfitte; stralci di vita personale cantanti attraverso il suono della chitarra.
Perché sono attuali
Siamo tutti cresciuti in una piccola cittadina, Swords, vicino Dublino. È una città che sta crescendo, ma noi volevamo andare via da lì, volevamo avere una vita al di fuori del nostro paese. Non che non ci piaccia, ma crediamo non sia sano vedere e fare la stessa cosa per tutta la vita. Ognuno di noi deve fare le proprie esperienze, da solo o in compagnia, perché pensiamo sia una cosa molto buona.
Qui sta racchiuso tutto il senso della musica dei Kodaline, un diario personale dell’esistenza di ciascuno di noi, tematiche forse viste e riviste ma mai scontate. Del resto i giovani di oggi vivono in prima persona quanto viene cantato: amori sbagliati e amori temporanei, errori, sogni e desideri. Il tutto portato in scena dalla già citata immediatezza con la quale la band irlandese raggiunge i nostri cuori e i nostri vissuti. L’immediatezza nel narrare con una raffinata semplicità e una disinvoltura ragguardevole anche gli aspetti più drammatici del nostro vivere.
Il bisogno di spensieratezza che ogni giorno cerchiamo disperatamente, specie in un periodo storico particolare come l’attuale, la consapevolezza che la musica ci può dare il sostegno e la serenità cercata – anche se momentanea – e la voglia di andare oltre i propri limiti. La musica attuale è tutto questo e i Kodaline nella loro matura giovinezza sanno dare una carica e un equilibrio stabile alle nostre richieste. E poco male se assomigliano a qualche altro gruppo o se danno l’idea di essere qualcosa di già visto nel mercato commerciale della musica moderna, l’ordinarietà non passa mai di moda.