Dal 26 febbraio è disponibile su Amazon Prime Video la prima stagione dell’accattivante e sagace serie tv Tutta colpa di Freud. Un esperimento particolare che dimostra la vitalità di un contenuto audiviosivo nel passaggio dal grande al piccolo schermo.
In effetti, Tutta colpa di Freud fu un film diretto da Paolo Genovese, uscito nel 2014 e candidato a due David di Donatello. La serie tv, diretta da Ronaldo Ravello, è una produzione RTI e vede la collaborazione di Lotus Production e Amazon Prime Video. La serie, nonostante l’omonimia, è una libera interpretazione del film. Non ne rappresenta infatti un sequel, né un adattamento. Riprende dunque il concept, per rielaborarlo, dando origine a un contenuto accattivante e divertente, adatto a tutta la famiglia. Al centro infatti le tematiche di una vita quotidiana di una famiglia milanese, alle prese con i drammi di tutti i giorni.
Il cast e la “verosimiglianza”: una serie tv tutta milanese
Il cast, tutto italiano, è una scelta tra attori d’eccezione nel panorama della comicità. Per prima cosa Claudio Bisio, il protagonista Dottor Taramelli, psicanalista e capofamiglia. Al centro della serie una famiglia del nuovo millennio: un padre, single, costretto a confrontarsi con le dinamiche della quotidianità e alle prese con la crescita di tre figlie ormai adulte. Le ragazze, tre sorelle dal carattere peperino e irrequieto, rappresentano tre modelli di “donna giovane” del mondo di oggi. Ragazze impegnate e intelligenti, ma imbrigliate tra i problemi di cuore e della caotica metropoli milanese. C’è Marta (Marta Gastini), la studentessa modello, Sara (Caterina Shulha), la neo sposa e Emma (Demetra Bellina), la giovane talentuosa. A fianco a loro Max Tortora, la spalla comica del protagonista. Egli interpreta un personaggio del tutto assente nel film, che introduce dinamismo e divertimento.
La serie è ambientata in una Milano assolutamente contemporanea. Molte sono le tematiche di attualità introdotte, a partire dalla professione di content creator di Emma, la minore delle figlie del Dottor Taramelli. Il digitale è posto dunque al centro della serie, anche in qualità di professione del nuovo millennio. Così, forse grazie all’assoluta verosimiglianza della serie tv, il contento risulta interessante per un pubblico adulto, ma anche giovane e al passo con i tempi.
Tutta colpa di Freud mette al centro problematiche a noi vicine, quali la disoccupazione giovanile e la difficile ricerca del lavoro per le nuove generazioni. Le giovani ragazze protagoniste si trovano infatti più volte a contatto con realtà lavorative ostili, da cui sono costrette a districarsi grazie a ingegno e intelligenza.
La psicanalisi, o meglio gli intrighi d’amore
Più di tutti però la serie mette al centro la figura paterna, impersonata dal protagonista Dottor Taramelli. Un uomo single, costretto a districarsi tra le faccende domestiche e le innumerevoli problematiche delle figlie. Influente inoltre la sua professione: psicanalista. Professione che dà nome all’intera serie tv.
Ma Tutta colpa di Freud, contrariamente dalle aspettative, non parla di psicanalisi. O meglio, la psicanalisi è mantenuta sullo sfondo. Freud sembra infatti essere un’evocazione lontana, palesata solo nella professione del padre e nella scelta dello stesso di intraprendere un percorso di analisi. La psicanalisi, evocata in modo superficiale, è marginalizzata all’accezione freudiana dell’amore. Tutti i personaggi sembrano infatti imbrigliati nella freccia di cupido: nessuno è avulso all’amore, tutti ne sono colpiti e ciò provoca sofferenza. Le relazioni sentimentali sembrano dunque essere il cuore dell’intera serie tv, l’innesco da cui sviluppare ogni forma di intreccio narrativo.
La serie tv è impregnata di personaggi femminili, a volte tendenti alla “macchietta”. Come precedentemente anticipato, ciascun personaggio presenta un particolare carattere, moderno ma strutturato all’interno di un modello stabile. Le evoluzioni dei personaggi ci sono, ma non sono troppo evidenti nel corso degli episodi. Ciò è forse causato anche dalla brevità della serie, che prelude a una seconda stagione. Anche i personaggi maschili sono piuttosto definiti. Ravello sceglie di costruire una coppia comica: Matteo, l’amico di famiglia, è infatti la spalla del Dottor Taramelli. In questo modo si ricostruiscono le dinamiche adatte a dare origine a diverse gag comiche. Matteo, romano, è spaesato rispetto alla frenetica vita milanese. Si contrappone così al protagonista interpretato da Bisio, un classico padre di famiglia milanese. Ciò mette in scena due personaggi complementari, ma vicendevolmente solidali.
Tutta colpa di Freud è perciò una serie tv godibile e divertente, uno spaccato fotografico su un frammento di quotidianità. Con il suo finale aperto, non può che preludere a una seconda stagione che si prospetta altrettanto imbrigliata e contorta. Ma, come suggerisce la serie tv, è proprio la vita a essere contorta; basta affrontarla con serenità e un pizzico di ironia.
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