It is with deep sorrow that Her Majesty The Queen announces the death of her beloved husband, His Royal Highness The Prince Philip, Duke of Edinburgh. His Royal Highness passed away peacefully this morning at Windsor Castle. Further announcements will made in due course. The Royal Family join with people around the world in mourning his loss.
È da poco passato il mezzogiorno londinese quando l’Union Jack assisa su Buckingham Palace viene posta a mezz’asta e viene esposto il messaggio di cui sopra, proveniente direttamente da Sua Altezza Reale, the Queen. Si annuncia un’uscita di scena silenziosa per una figura che, entrata con fatica nella dimensione reale inglese, ha saputo diventare uno dei membri più amati della Firm (lett. la Ditta, come gli inglesi chiamano la famiglia reale): Filippo di Edimburgo.
Le origini
Philip Glücksburg nacque il 10 giugno 1921 – avrebbe compiuto 100 anni tra pochi mesi – nella Villa Mon Repos a Corfù, residenza estiva dei reali di Grecia. Fu il quarto figlio, e unico discendente maschio, del principe Andrea di Grecia e della principessa Alice di Battenberg.
Quando Filippo nacque i suoi genitori erano da poco rientrati in Grecia, così come la restante parte della casata reale. Nel 1913 re Giorgio I era stato assassinato e a lui era successo Costantino, fratello di Andrea e zio di Filippo. A sua volta Costantino era stato costretto all’abdicazione a causa dell’insoddisfazione della popolazione per la scelta di una politica neutrale nel corso del primo conflitto mondiale.
Al rientro, con la riconquista del trono da parte di Costantino, Andrea fu posto a capo di una divisione dell’esercito che fu coinvolta nella guerra greco-turca. Fu ritenuto tra i responsabili della disfatta greca e delle conseguenti gravi perdite territoriali e per questo arrestato. Si temette per la sua vita, ma nel dicembre del 1922 il tribunale rivoluzionario gli comminò l’esilio a vita dal suolo greco.
L’infanzia difficile e l’approdo nel Regno Unito
Inutile dire che la vita del piccolo Filippo fu sconvolta sin dal principio. La famiglia si imbarcò per la Francia e secondo le fonti Filippo fu nascosto, ancora infante, in una cassa di arance. I suoi genitori quindi si separarono: il padre si stabilì e visse per lo più a Monte Carlo, accumulando diversi debiti di gioco, la madre invece si stabilì con i figli in un sobborgo di Parigi e iniziò a soffrire di schizofrenia, al punto da venire ricoverata in un manicomio.
Crebbe inizialmente in Francia, ma nel 1928 venne inviato a studiare a Londra, sotto l’ala protettiva dello zio materno Louis Mountbatten, naturalizzatosi inglese (mutando il cognome da Battenberg a Mountbatten) e divenuto celebre come ultimo viceré d’India. Nonostante l’approdo in questa nuova realtà e lo studio alla Cheam School, non furono anni semplici per Filippo: le sue sorelle sposarono tutte nobili tedeschi, poi compromessisi con il nazismo, sua madre fu definitivamente ricoverata e gli fu vietato di visitarla.
Nel mentre Filippo era stato inviato in Germania a studiare, ma la sua scuola, diretta da un precettore ebreo, fu trasferita in Scozia con la promulgazione delle leggi razziali. Nel 1937 la sorella Cecilia morì in un incidente aereo con il marito e i due figli. Filippo, allora sedicenne, tornò in Germania e partecipò ai funerali in rappresentanza della famiglia. L’anno seguente morì anche il prozio Giorgio Mountbatten, suo tutore.
La marina e quell’incontro che gli cambiò la vita
Nel 1939 Filippo entrò nella Royal Navy, distinguendosi da subito tra i migliori del suo corso. Nel 1940 iniziò a portare servizio nell’Oceano indiano, quindi nel mar Mediterraneo, combattendo anche nella battaglia di Creta e in quella di Capo Matapan. Dopo aver scalato, in breve tempo, le gerarchie, venne promosso tenente nel 1942, diventando uno dei più giovani dell’intero corpo di marina. Continuò a prestare servizio nel Pacifico e fu tra i presenti nella baia di Tokyo quando il Giappone firmò la resa nel 1945.
In quello stesso 1939 lo zio Louis aveva organizzato la visita al campo di addestramento della marina del re Giorgio VI, della consorte e delle due figlie, Elizabeth e Margaret. In particolare, lo zio affidò a Filippo la guida delle due giovani figlie, così che le dilettasse nel corso della visita ufficiale dei genitori. Fu in questa occasione che i due, cugini di terzo grado, si conobbero: Elizabeth si innamorò di questo giovane marinaio alto, biondo e di aspetto nordico, tanto che i due intrapresero una fitta corrispondenza.
I due giovani si frequentarono per qualche tempo, nonostante l’iniziale contrarietà dei genitori di Elizabeth. Suo padre la riteneva troppo giovane e non voleva che sposasse il primo uomo incontrato nella sua vita. Si trattava poi di un uomo che non aveva più un titolo, membro di una casata che era caduta in disgrazia, un perfetto uomo qualunque. La regina madre si riferiva a lui chiamandolo “l’Unno”, per via dei suoi avi tedeschi, danesi e russi; i membri della corte guardavano straniati l’ingresso di quest’uomo “che a malapena aveva vestiti degni del suo nome”.
Il matrimonio
Nel 1946, al ritorno dalla guerra, dopo aver guadagnato anche una certa rispettabilità nell’ambito militare e nobiliare inglese, Filippo chiese a Giorgio VI la mano di Elizabeth e il re accettò. Filippo fu quindi chiamato al passo più grande: dovette rinunciare a tutti i suoi titoli, a ogni pretesa sul trono greco, alla sua religione, al suo cognome. Si convertì all’anglicanesimo e fu naturalizzato inglese, assumendo il cognome materno e inglesizzato Mountbatten.
I due si sposarono nel 1947 nell’abbazia di Westminster, senza che le sorelle di Filippo potessero presenziare, poiché era inaccettabile che sul suolo britannico arrivassero donne sposate a ex-gerarchi nazisti; prese però parte alla cerimonia la madre Alice. Filippo ottenne poco tempo dopo il titolo di duca di Edimburgo dalle mani di Giorgio VI.
Filippo continuò la sua carriera militare divenendo gradualmente tenente comandante e poi comandante. Nel mentre Elizabeth mise al mondo i loro primi figli: Carlo nel 1948 e Anna nel 1950 (dopo l’incoronazione arriveranno anche Andrea, 1960, ed Edoardo, 1964). Nel 1951 le condizioni di salute di Giorgio VI si fecero sempre più critiche e i due furono nominati consiglieri privati del re. In sua vece compirono un viaggio in Canada e partirono poi per un viaggio nei territori del Commonwealth.
L’ascesa al trono di Elizabeth
Il 6 febbraio 1952, mentre la coppia si trovava in Kenya, da Buckingam Palace arrivò la notizia della scomparsa di Giorgio VI e fu proprio Filippo a comunicarla alla regina in pectore. I due, 25 anni lei e 30 lui, ritornarono immediatamente a Londra per presenziare ai funerali e per assumere il ruolo di regnanti.
Filippo dimostrò in questo caso una tendenza all’innovazione che contraddistinguerà poi tutto il suo operato. Temendo che la monarchia potesse presto rappresentare per gli inglesi “un pezzo da museo”, si diede da fare affinché fosse più vicina al popolo, più viva e tangibile, convincendo per esempio la moglie a far trasmettere in televisione la cerimonia di incoronazione.
In quella cerimonia non fu incoronato, ma ottenne che Elizabeth, durante il rito sacrale, gli imponesse le mani. L’incoronazione della moglie richiese altri passi indietro: l’abbandono della carriera militare e la rinuncia a porre il proprio cognome ai figli. La nonna di Elizabeth, Mary di Teck, spinse insieme al premier Winston Churchill affinché ai figli fosse assegnato il cognome Windsor; Filippo inizialmente si oppose, ma dovette poi desistere. Solo nel 1955 con la morte della regina consorte Mary e le dimissioni di Churchill venne stabilito che i figli assumessero il cognome Mountbatten-Windsor.
Il principe consorte
Filippo iniziò quindi a vivere un ruolo mai istituzionalizzato, di fatto creandolo a partire dall’eredità dei pochi precedenti. Ricevette dalla moglie una qualifica di preminenza su chiunque in occasione degli incontri pubblici, il che lo vide accompagnare e presenziare a moltissimi eventi in compagnia della regina non solo come un accompagnatore, ma in quanto riconosciuto come dignitario di una serie di riconoscimenti e onori. Solo nel 1957 ricevette ufficialmente il titolo di Principe del Regno Unito, al quale era formalmente asceso come coniuge della Regina.
Continuò la sua azione innovatrice insistendo perché fosse abolita la pratica del Debutto, ovvero la presentazione delle giovani figlie delle famiglie nobiliari alla corte reale, e la sostituì con più informali party alla quale risultavano invitati i più importanti esponenti della nobiltà inglese.
Seppur informalmente, Elizabeth tenne sempre in particolare conto l’opinione di Filippo, che pure non era autorizzato a conoscere e a frequentare i documenti di rango reale. Le più grandi decisioni della Regina, come quella di pagare le tasse sulle sue entrate, quella di vendere alcune proprietà reali e quelle concernenti la particolare situazione tra Carlo e Diana, furono prese in accordo con Filippo, definito dalla stessa “my strength and stay”.
L’impegno sociale e le passioni
Non smise di dedicarsi al polo, che praticò fino a tarda età, smettendo poi a causa di complicazioni dovute a un infortunio, né alla vela, alla quale potè dedicarsi grazie alle conoscenze maturate negli anni di servizio nella Royal Navy.
Una dipartita silenziosa
Il 16 marzo 2021 era rientrato al Castello di Windsor dopo un ricovero di poco più di venti giorni che lo aveva visto prima lottare contro una non ben specificata infezione e poi dover sopportare un intervento al cuore per una pregressa e complessa situazione. Poco meno di un mese lo ha visto spegnersi, seppur in condizioni di relativa tranquillità.
Ormai da tempo il Principe conviveva con alcune difficoltà e problemi di salute connessi all’età e aveva lasciato tutti i suoi ruoli e le sue incombenze già dal 2017, ritirandosi gradualmente a vita privata e vivendo per lo più nella tenuta reale di Sandringham in Norfolk. Era tornato in pubblico solo per il matrimonio del nipote Harry con l’ex attrice americana Meghan Markle nel 2018. Dopo un incidente avuto nel 2019 a bordo della sua Land Rover aveva anche rinunciato alla patente, non mettendosi più alla guida.
Così, in punta di piedi, il principe Filippo lascia la famiglia reale inglese, lascia quella Ditta che ha faticato ad accoglierlo e quegli inglesi che grazie alla sua vivacità, alle sue memorabili gaffe e alla sua voglia di innovazione lo hanno sempre più amato.
E in questa situazione Elizabeth sicuramente avrebbe voluto tributare a Filippo i meritati onori, come previsto nell’Operation Forth Bridge, ma i funerali si svolgeranno in forma privata al Castello di Windsor, in linea con le normative anti-CoVid e il Principe, pur circondato dall’amore dei sudditi, sarà accompagnato nei giardini di Frogmore, dove già sono sepolti la regina Vittoria e il marito Alberto, solo dai suoi familiari.
Si conclude così l’ampia vicenda terrena di un uomo che, alle spalle di un’immensa e potente donna, ha saputo sfruttare il suo ruolo per sensibilizzare, per motivare e per rivoluzionare, con la discrezione di un reale e la leggerezza di un giullare. Un uomo che ha sempre saputo consigliare coscienziosamente e che sicuramente lascerà un grande vuoto anche nella sua imperscrutabile e amata Lilibeth.