Cosa sta succedendo alle comunità asiatiche americane?
Recentemente si è registrato un aumento di casi di crimini d’odio nei confronti degli americani di origine asiatica negli Stati Uniti. Il numero di incidenti è aumentato esponenzialmente con l’inizio della pandemia, circa un anno fa. Tra insulti verbali, sputi e attacchi fisici veri e propri, si è arrivati registrare circa un migliaio di casi negli ultimi mesi.
L’impennata dei casi è probabilmente dovuta alla retorica razzista che incolpa la comunità asiatica della diffusione del virus Covid-19. Non a caso, all’inizio della pandemia, l’FBI aveva previsto un aumento di crimini d’odio verso le persone di origini asiatiche.
Risulta, però, molto difficile calcolare con precisione il numero esatto di crimini d’odio e atti di discriminazione, dato che nessuna organizzazione o apparato del governo sta tracciando i casi da un tempo adeguato.
I dati e le stime
Il gruppo STOP AAPI hate (l’acronimo AAPI sta per “Asian-American and Pacific Islander”) ha ricevuto 2808 denunce da parte di vittime di discriminazione razziale di origini asiatiche solo nello scorso anno. Il gruppo all’inizio della pandemia aveva avviato un sito online tramite cui le persone potevano denunciare qualunque tipo di atto discriminatorio.
Dal sito di STOP AAPI hate si apprende che da marzo a dicembre 2020, il 70% dei 2808 casi denunciati erano molestie verbali, il 21.4% erano casi espliciti di isolamento di persone asiatiche, l’8,7% dei casi erano aggressioni fisiche, il 6,4% delle vittime riportava di aver ricevuto sputi e l’8% di aver subito discriminazione nel luogo di impiego o di essere stati vittima di rifiuto di alcuni servizi.
Una delle conseguenze di questa nuova ondata di razzismo verso la comunità asiatica è anche la crescita dell’attivismo. Spargendo la voce sui social media, organizzando proteste e in generale tramite un’attenzione mediatica senza precedenti si cerca di rendere sempre più persone consapevoli della violenza anti-asiatica che si sta sviluppando a livello mondiale, ma specialmente negli Stati Uniti.
La band sudcoreana BTS ha condiviso su Twitter il proprio sostegno verso la comunità asiatica raccontando che anche loro sono stati vittime di prese in giro proprio per i loro tratti somatici. Il post è stato ritwittato circa tre milioni di volte e ha ricevuto altrettanti “mi piace”.
#StopAsianHate#StopAAPIHate pic.twitter.com/mOmttkOpOt
— 방탄소년단 (@BTS_twt) March 30, 2021
Inoltre, nelle ultime settimane, proteste contro l’“anti-Asian hate” si sono tenute in Canada, Germania, Francia, Paesi Bassi e Nuova Zelanda.
Gli episodi di anti-Asian hate negli US
La strage di Atlanta è stata la svolta per ciò che concerne l’attenzione mediatica rivolta a questo nuovo e terrificante fenomeno. L’assassino, identificato come Robert Aaron Long, un ventunenne di Woodstock, ha sparato e ucciso otto donne, sei delle quali di origine asiatica, il 16 marzo 2021.
Gli omicidi sono ormai conosciuti come i “2021 Atlanta Spa shootings” in quanto si è trattato di tre sparatorie in due spa e una in un salone di massaggi.
La prima sparatoria è avvenuta verso le 17 ad Acworth, fuori dal centro di Atlanta, dove due persone sono state trovate senza vita e altre tre con ferite gravi che hanno poi condotto due di loro alla morte.
Le altre due sparatorie sono avvenute ad Atlanta, dove la polizia ha trovato quattro persone colpite a morte con un’arma da fuoco nella stessa Spa e sul marciapiede fuori dall’edificio.
Tutt’ora si sta cercando di determinare se si sia trattato o meno di un crimine d’odio razziale, dato che la motivazione razziale è molto difficile da determinare, soprattutto per quanto riguarda i casi rivolti alla comunità asiatica, ancora piuttosto “nuovi”.
Anche dopo la sparatoria di Atlanta, le aggressioni non si sono fermate. Il 19 marzo a New York un uomo dello Sri Lanka di 68 anni è stato colpito alla testa mentre era in metropolitana. Il giorno dopo un uomo asiatico di 66 anni è stato preso a pugni nel Lower East Side, a New York. Una donna asiatica di 41 anni è stata aggredita e gettata a terra a Midtown e un’altra di 54 anni è stata colpita al viso con un tubo di metallo da uno sconosciuto mentre camminava nel Lower East Side.
Molti attivisti ritengono che l’aumento di questi atti discriminatori verso la comunità asiatica negli Stati Uniti sia una conseguenza inevitabile della retorica anti-asiatica radicata negli Stati Uniti.
Per esempio, lo stesso ex-presidente Donald Trump ha perpetuato questo tipo di retorica chiamando la pandemia “China virus” (virus cinese) o “Kung flu” (pessimo gioco di parole tra la parola “flu” che vuol dire “influenza” in inglese e “kung fu”, l’ arte marziale di origine cinese).
Non a caso, durante la sua prima settimana di presidenza, Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo in cui vietava questo tipo di linguaggio nell’ambito del governo federale.
Chi sono le vittime principali di queste aggressioni?
Nell’analizzare la nuova ondata di violenza verso la comunità asiatica è importante inoltre notare che gli attacchi verso le donne sono esponenzialmente maggiori rispetto a quelli verso gli uomini.
Nel nuovo report del forum delle denunce di STOP AAPI Hate, che va dal 19 marzo 2020 al 28 febbraio 2021, il numero dei casi è salito a 3.800 e le donne sono state vittime del 68% dei casi rispetto al 29% che ha interessato gli uomini.
Il professore di studi asiatico-americani Russel Jeung presso la San Francisco State University e il fondatore del forum di STOP AAPI ha dichiarato che vi è una chiara intersezione tra razzismo e sessismo. Vista soprattutto la solidità degli stereotipi sulle donne asiatiche, etichettate come donne deboli e sottomesse, non sorprenderà quindi che la maggior parte degli attacchi abbia visto come vittime i target appunto ritenuti comunemente più deboli: le donne e le persone anziane.
Jeung ha sottolineato che le donne sono sempre state le vittime principali delle aggressioni razziste, ma la pandemia ha dato agli aggressori una nuova “scusa” per incrementare i loro abusi sulle fasce ritenute più deboli.
Recentemente, a New York, una donna filippina di sessantacinque anni è stata picchiata da un uomo mentre camminava per le strade di Manhattan, a due isolati da Times Square. Dopo aver preso la donna a pugni e calci e averla insultata con epiteti razzisti, l’uomo se n’è andato come se nulla fosse, lasciando la donna inerme sull’asfalto. La guardia dell’hotel nei pressi del quale è avvenuta l’aggressione e la cui telecamera ha registrato l’intero accaduto, non solo non è intervenuto ma ha anche chiuso le porte dell’hotel in faccia alla signora, fingendo che non fosse successo niente.
WARNING ⚠️
This poor 65 year old Filipino woman was on her way to church in NYC. Watch how the security guards respond.
There was a tweet last week asking. Do you step up and intervene or is it none of your business? #StopAsianHate #StopAAPIHate pic.twitter.com/TAvSRovJhE— Charlene (@CK1london) March 30, 2021