Instagram è un labirinto di volti, luoghi e anche inedite opere d’arte. Così capita anche di imbattersi in una bellissima scultura di Michael Jordan realizzata in plastilina. La somiglianza è assurda e spinge la curiosità, attratta e affascinata, a scoprire di più sul suo artista. Lui è Stefano Colferai, 30enne di Milano, che realizza personaggi stupendi con un materiale poco utilizzato. E sapete qual è la genialità? Li anima pure! Forse non a tutti è noto, per questo noi dello Sbuffo ci siamo avvicinati alla sua inedita personalità. Ecco quindi come l’artista ha deciso di raccontarsi in una speciale intervista. Siete pronti ad entrare nel fantastico mondo della plastilina?
Chi è Stefano Colferai nella vita di tutti i giorni?
Sono un ragazzo di 30 anni, vivo a Milano. La mia routine quotidiana è momentaneamente abbastanza limitata, in quanto spesso mi nutro di stimoli che vengono da qualsiasi evento, come mostre, concerti, una birra con amici, passeggiate. Sono un ragazzo che passa le giornate in studio a fare ricerca, tra studio, commissioni di clienti e anche a ca**eggiare.
A quanto tempo fa risale l’approccio all’arte?
Il mio primo ricordo legato all’arte è connesso manualmente alla realizzazione di caricature di calciatori mentre facevo le elementari. Digitalmente, invece, a casa dei miei nonni davanti al pc, mentre cercavo di disegnare su Paint. Risale comunque a quando avevo 7/8 anni la mia esigenza di dare sfogo alla creatività.
Perché hai scelto di lavorare con un materiale come la plastilina? Come hai imparato ad usarla?
La scoperta nasce in concomitanza con una mostra del 2011 al Pac di Milano. Era una mostra Disney e mi sono totalmente innamorato dei personaggi. Dedicavo il mio studio prima alla pittura, poi disegno, disegno vettoriale e digitale. Scoprì la plastilina perché c’erano questi modelli che mi fecero prendere troppo bene, tanto da spingermi a provare a fare lo stesso per mettere le mani su un materiale che potessi modellare. Da qui l’esigenza di tradurre ciò che facevo di digitale in tridimensionale, però fatto a mano. Ho imparato ad usarlo da solo, con molta pratica. Non ho mai fatto modellazione, non ho mai avuto a che fare con la plastilina prima dei 25 anni.
In base a che cosa scegli i personaggi da creare?
Dipende dai momenti, alterno progetti personali a commissioni. Li decido sia in base all’esigenza che ho di dare sfogo alla mia creatività in un momento, sia sulla base di un programma editoriale, dandomi delle date. In base ai personaggi che mi piacciono, rendo loro omaggio. È un 50/50, mi piace anche lavorare a personaggi che sono frutto della mia immaginazione. Utilizzo qualsiasi reference, soprattutto quelle che ricevo quando cammino per strada o mentre frequentavo diversi ambienti. Sono il mio più grande stimolo.
Quanto tempo impieghi a creare un personaggio? Come avviene il processo che porta poi al risultato finale?
Dal momento in cui mi viene un’idea parto subito con la modellazione, raramente lo sketcho, a meno che il processo non sia più complesso. Altrimenti modello subito. Per tutto ciò che devo animare realizzo un’armatura di filo di alluminio, altrimenti se sono immagini ferme non realizzo nessuna armatura, ma scolpisco sulla massa. Il tempo mi può portare da qualche ora fino a qualche giorno, in base alla complessità.
Tra tutti quelli che hai riprodotto, qual è stato il tuo preferito?
Sono affezionato a Post Malone perché ha i denti d’oro e sono venuti bene e soprattutto perché è un cantante che mi piace. Di personaggi animati, invece, direi il ragazzo e la ragazza che giocano ad “acchiappa la talpa” in un Luna Park, mentre lei mangia zucchero filato.
Hai lavorato tra gli altri con Adidas, Nike, Apple, Bally e NBA. Qual è stata la collaborazione che ti ha più soddisfatto?
Sicuramente quella che mi ha dato più soddisfazione è stata quella con Apple. In primis perché commissionato da uno dei più grandi brand al mondo, poi perché è arrivato nel momento in cui avevo appena abbandonato il mio lavoro per dedicarmi totalmente a questa attività. Infine perché è stato un progetto collettivo con diversi artisti, tutti milanesi, chiamati a celebrare Milano per l’apertura dello store di Vittorio Emanuele.
Sempre parlando ci collaborazioni, poco tempo fa hai preso parte al progetto di Enel Parole Nuove per una nuova energia, dando vita a tre parole quali ripartenza, valore condiviso e finanza sostenibile. Parliamo quindi di sostenibilità e innovazione: pensi che stiamo facendo il possibile per provare a vivere una vita più sostenibile?
Il progetto che ho sviluppato l’ho accettato perché stimolato dal poter dare il mio contributo. Sono molto attento all’impatto ambientale e alla sostenibilità della vita che posso avere. In che modo? L’unica cosa che non faccio ancora è provare a non mangiare la carne, è una cosa che sto limitando e so che è importante per tutti. Mi sposto sempre con lo sharing elettrico, faccio una spesa eco-friendly e accolgo tutto quello che comporta l’essere sensibili al tema.
Sguardo al futuro: hai qualche progetto nel cassetto?
Mi piacerebbe tantissimo cercare di costruirmi un immaginario che possa dare sfogo a diverse tecniche, come l’animazione 3D, la scultura in ceramica, il disegno e la pittura. Mi piacerebbe ampliare le mie skills per non essere monotematico. Anche se, comunque, questo materiale mi ha portato a essere uno dei pochi artisti che affronta l’animazione con tale approccio. Tuttavia, d’altra parte, alle volte mi limita anche.
Stefano Colferai è quindi un giovane artista che sta facendo conoscere sempre di più una tecnica artistica poco sondata. E i risultati sono sorprendenti, tanto che, nel vedere i personaggi animati e sposati, sembrano riflettere creature in carne ed ossa. Con la speranza che l’immaginazione e il carisma di questo artista, lo aiutino a raggiungere tutti i suoi sogni e obiettivi, noi de Lo Sbuffo facciamo un grandissimo in bocca al lupo a Stefano.
FONTI:
Intervista da parte dell’autrice