Salito alla ribalta nel gennaio 2021, Signal si sta imponendo in tutto il mondo come la più sicura applicazione di messaggistica disponibile, sfidando Telegram e gli altri, ben più famosi e utilizzati, social network. La curiosità verso la nuova creatura tecnologica made in Silicon Valley, e al suo tanto peculiare quanto geniale ideatore, è in costante crescita e sono molte le particolarità che la rendono un prodotto unico all’interno del sempre più ampio settore della comunicazione virtuale.
App Signal: se l’utente è l’unico cliente
Fondata da Moxie Marlinspike, pseudonimo con cui si fa conoscere Matthew Rosenfeld, e da Brian Action, già uno dei creatori di WhatsApp, nel 2018, la Signal Foundation ha reso disponibile l’omonima applicazione di messaggistica forte di un intento tanto programmatico quanto rivoluzionario: garantire che l’utente è l’unico cliente. Per questo motivo la società, a differenza delle principali concorrenti, si finanzia interamente con donazioni o contributi volontari resi dagli utenti che se ne servono. La sua clientela è variegata, tanto che annovera, tra gli altri, la Commissione Europea, molte aziende di rilievo globale e funzionari del governo statunitense. In seguito alle modifiche della propria policy di gestione dei dati degli utenti, che consente a WhatsApp di condividere con le altre società del gruppo Facebook i dati dei propri utenti, il colosso di Zuckerberg ha dato, involontariamente, maggiore visibilità alla creatura di Marlinspike, che tra il 6 e il 10 gennaio 2021 ha registrato un incremento del 4.200% di download, per un totale di 7.5 milioni di nuovi utenti in una settimana. Gli utenti europei, comunque, non hanno subito, almeno per ora, alcuna modifica della propria privacy, in quanto la legislazione europea, forte del Regolamento UE 2016/679, ha evitato questo rischio, ma la preoccupazione verso una maggiore protezione delle informazioni private sta cambiando le scelte degli utenti.
Signal: la storia
Signal, pur essendo lanciata da pochi anni, ha alle spalle radici molto complesse e ben salde. Figlio della cultura anarchica statunitense, Moxie Marlinspike ha, sin dai primi inizi, avuto a cuore la tutela della privacy e dell’indipendenza degli individui, poi divenuti pilastri dell’app. Programmatore giovanissimo presso una società di San Francisco, poi autostoppista girovago e fondatore di diversi siti e di un importante think tank “radicale” in materia di sicurezza informatica, il crittografo nato in Georgia nei primi anni Ottanta ha definitivamente fatto il passo decisivo verso il successo nel 2010 quando, assieme al socio Stuart Anderson, fonda Whisper Systems, società innovativa che si occupava di protocolli di sicurezza e tutela dei dati. Dopo appena un anno di attività la neonata start-up viene acquistata da Twitter che, oggi come allora, aveva seri problemi proprio riguardanti la sicurezza del suo traffico. Moxie diventa, così, capo della sicurezza di prodotto del famoso social network, iniziando a progettare un enorme sistema di crittografia da poter impiegare. La collaborazione dura, però, poco, tanto che all’inizio del 2013 il programmatore si licenzia e porta alla luce la no-profit Open Whisper System, oggi proprietaria anche della Signal Foundation.
Forte della crescita esponenziale dell’utilizzo delle applicazioni di messaggistica istantanea e dei social network, della conseguente richiesta di tutele e migliorie da parte degli utenti e dello scandalo provocato dalle dichiarazioni di Edward Snowden nel 2015, il protocollo Signal inizia a farsi strada, tanto da venire impiegato anche da società oggi concorrenti come Skype o Facebook Messenger per garantire la segretezza in alcune loro specifiche funzioni disponibili. La fuoruscita di Brian Action proprio dalla società con sede a Manlo Park, perché in contrasto con la politica dell’azienda sempre più favorevole a trarre profitto dai dati raccolti dagli utenti, ha definitivamente posto le basi per l’applicazione esistente oggi.
Critiche e punti di forza
Se, da una parte, le caratteristiche dell’applicazione sono lodate in quanto capaci di garantire sicurezza, gestione senza interferenze dei propri dati e riservatezza, tanto da essere consigliata anche dal Wall Street Journal, sono proprio la mancanza di una backdoor e la crittografia end-to-end, per i detrattori, i principali problemi: al pari di quanto criticato a servizi similari come ad esempio Telegram, infatti, in questo modo si favorirebbero terroristi, attività criminali e sovversive, che troverebbero un mezzo sicuro con cui comunicare indisturbati, e sarebbe difficile intervenire per moderare i contenuti, esponendosi all’esistenza e al proliferare di community che favoriscano la diffusione di disinformazione, odio e propaganda. Critiche più o meno costruttive che stanno portando gli amministratori a studiare nuove soluzioni per mitigare i problemi mantenendo i caratteri identificativi. È innegabile, comunque, che la richiesta degli utenti si stia sempre più orientando verso politicy di stretto rispetto della privacy e dei dati personali, forti di una maggiore comprensione e conoscenza degli strumenti utilizzati.
Signal nei vari Stati
La risposta degli Stati a Signal è, ad oggi, variegata e incerta. I governi di Cina, Iran e Russia hanno bloccato l’applicazione proprio a causa della crittografia end-to-end, così come fatto in passato con servizi simili, per evitare che possa essere utilizzata da attivisti e movimenti d’opinione: negli stati dittatoriali, del tutto o in parte, la libertà di pensiero e la riservatezza non sono mai state viste di buon occhio. Altri Paesi, come Australia e Regno Unito, invece, hanno varato leggi, ragionevoli e comprensibili, che permettono alle forze dell’ordine di intervenire in caso di seri rischi per la sicurezza. Occorre valutare quanto ampio sia il potere di controllo sulle comunicazioni private e bilanciare i principi di privacy e libertà d’opinione e la tutela della sicurezza pubblica, una questione tanto annosa e complessa quanto fondamentale e di difficile soluzione.
La protezione dei dati: tra sicurezza e morale
Sia che Signal si affermi sia che venga superata da altre applicazioni, ciò che la creazione di Marlinspike ha portato nella società tecnologica odierna è una rinnovata attenzione per la protezione dei dati privati, per la sicurezza degli utenti e per il rispetto delle loro volontà. Le notizie di fughe di informazioni, vendita di dati a imprese commerciali o fondazioni politiche e la categorizzazione sempre più precisa degli individui allarma chiunque creda che la libertà individuale, di scegliere un candidato politico o di esprimere una qualsiasi idea, sia inviolabile e ci pone un importante quesito morale: quanto siamo disposti a cedere della nostra interiorità affinché ci si possa sentire protetti e comodi? Livellare in modo adeguato pregi e difetti di questa e altre applicazioni similari sulla bilancia delle scelte, private e pubbliche, non è un’impresa semplice o immune da errori, ma è una sfida che va colta e affrontata.