Designer poliedrico e maestro delle arti applicate, Ken Scott arriva al culmine della sua carriera artistica dipingendo tessuti. Le sue creazioni tessili, manifestazione del suo amore per i motivi floreali, sono tali da attribuirgli l’appellativo “Il giardiniere della moda”. Oggi questi iconici pattern tornano a farsi ammirare, fiorendo sui capi della nuova collezione Gucci Epilogue di Alessandro Michele.
Ken Scott
George Kenneth Scott, stilista conosciuto da tutti come Ken Scott, è stato una delle più grandi personalità della moda nei suoi anni più rivoluzionari. Di origine americana, fin da subito coltiva la sua passione per l’arte e la moda, in virtù della quale si trasferisce in Europa.
Innanzitutto saranno Parigi e il New Look del dopoguerra che accoglieranno lo stilista e le sue idee innovative a braccia aperte. Aperto a nuovi stimoli e suggestioni, Ken si dedica fin da subito al textile design, liberando una creatività inaspettata per l’epoca, fatta di fiori, colori vivaci e contrasti imprevedibili. A segnare l’avvio del suo successo sarà proprio Christian Dior che, particolarmente sensibile al mondo floreale, acquisterà uno dei suoi bozzetti stampati da Abraham per la sua collezione del 1954.
La svolta per la carriera della new entry americana avviene però a Milano, verso la fine degli anni ‘60. Tutto appare nuovo, in fermento e aperto a qualsiasi stimolo che possa cambiare le regole del gioco della moda. Mentre l’haute couture sta invecchiando e il prêt-à-porter è agli albori, Ken Scott sarà proprio come una ventata d’aria fresca in una realtà troppo codificata e monocromatica.
Il “giardiniere” della moda
L’idea visionaria dello stilista americano consisteva in un mondo ricco di colori, fiori e colture provenienti da ogni stagione. Rose, peonie, angurie, zucchine, uova fritte e piselli: il motivo naturale rivisitato in chiave pop diventa, nei primi anni Sessanta, il soggetto indiscusso delle tele e degli oggetti realizzati da Scott. Le prime, le opere d’arte, venivano firmate dall’artista, mentre gli altri disegni iniziarono a essere apprezzati e destinati ai fautori della moda del periodo. Lui stesso, nel 1979, si definì un “giardiniere” capace di esportare ovunque questa sua passione per la bellezza intrinseca dei fiori. Oltre che essere cuore dei suoi tessuti, il motivo ritornava ininterrottamente sulle piastrelle di casa, in ogni oggetto dei suoi ristoranti, fino a prendere vita nei suoi cortili residenziali.
Un’opera d’arte totale a cura di un artista poliedrico che nulla lasciava al caso. Come in occasione dell’apertura del suo ristorante Eats & Drinks a Milano nel 1969: ogni dettaglio venne minuziosamente curato da lui, in una perfetta orchestrazione di elementi coordinati a ricreare il suo stile.
Tra gli altri elementi dell’estetica di Ken Scott, riconosciamo chiaramente l’influenza della pop art americana e di tutte le novità che erano già normalità oltreoceano. Formatosi alla celebre Parson School di New York, frequentò fin da subito un ambiente culturale ricco di artisti, che contribuirono alla sua sensibilità per l’arte applicata. La cultura di massa, l’arte per strada e sugli scaffali di un supermercato: qualsiasi oggetto diventa supporto e forma espressiva. Il DNA americano di Ken si insidia nel codice genetico italiano, contribuendo alla sua rinascita.
Moda e arte, un binomio perfetto
Moda e arte era uno dei tipici intrecci anni Sessanta. Se l’arte necessitava di nuovi modi per esprimersi e popolarizzarsi, in quel periodo l’abito rappresentava il supporto perfetto.
Ken sbarca in Europa proprio nel momento in cui una nuova moda stava prendendo definitivamente forma, anche grazie al supporto e alla collaborazione dei produttori tessili. Il prêt-à-porter di allora era ricco di idee e potenzialità, ma aveva bisogno di qualcuno già radicato nel settore. Quello tra creatori e tessitori era un legame sinergico: le idee dei primi prendevano forma grazie alla volontà di sperimentazione dei secondi, dando luogo a una duplice e vantaggiosa operazione pubblicitaria. Le creazioni plasmavano lo stile degli stilisti, ma allo stesso tempo era l’originalità degli imprenditori tessili che ne usciva vincente. Si trattava di una collaborazione proficua tra arte e moda, si coglievano gli stimoli dello spirito del tempo e si lasciava che gli artisti li trasportassero sulla superficie dei tessuti.
In questo contesto, il motivo floreale di Ken ebbe subito successo, tanto che fu richiesto da alcuni pionieri come Biki e Veneziani. Dopo poco lanciò un suo marchio personale, Falconetto, specializzato in tessile stampato per arredamento, per poi arrivare velocemente a firmare con il suo nome anche una linea di abbigliamento e accessori. Gli abiti avevano linee a trapezio e si prestavano a una perfetta armonia con le stampe realizzate. Perché in fondo, dietro la spavalderia cromatica di Ken, si nascondeva del minimalismo: quello delle forme semplici, pulite, pensate per mettere in risalto la sua genialità artistica. Così come l’arredo delle sue case, lineare e razionale, messo in risalto dai colori delle sue creazioni.
Uno stile intramontabile ancora oggi
Ken fu, in un certo senso, uno dei padri del total look, o quantomeno di uno stile iconico e riconoscibile ancora oggi.
Dopo la sua scomparsa nel 1991, i suoi lavori sono stati infatti raccolti in un importante archivio realizzato dalla Fondazione Ken Scott, proprietà di Mantero; sono tuttora apprezzati da qualsiasi creativo che voglia rivivere l’aura di quegli anni.
Questo è il caso di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che ha realizzato la sua ultima collezione ispirandosi direttamente ai motivi floreali del periodo anni Sessanta/Settanta. I due designer sono legati da una comune passione per le stampe floreali e i contrasti vibranti che, secondo Alessandro Michele, corrispondono con un romanticismo rivisitato in chiave pop.
gucci x ken scott campaign photographed by mack peckmezian pic.twitter.com/xWVhIKY6mR
— 𝙢𝙖𝙧𝙞𝙖 (@mlleinprada) February 21, 2021
Come l’animo di Ken prendeva vita in un total look, anche il revival delle sue stampe nella collezione Gucci Epilogue spazia dagli abiti agli accessori. Cappotti, t-shirt, felpe, camicie, gonne: qualsiasi pezzo mantiene una linea fluida per esaltare la bellezza delle stampe. Colori che ritornano poi sui classici foulard di seta, sulle sneakers e sull’intramontabile pelletteria della maison fiorentina.
Forse, anche in questo caso, il giardino di Ken Scott serve per smorzare un po’ i toni di una moda in fase di rinascita, anticipando – almeno idealmente – i colori e la vivacità di una primavera che stenta ad arrivare.