Di una sola cosa però sono assolutamente certo, a chi domanderà fra vent’anni, chi sia stato il designer più influente e importante degli anni ‘10, risponderò senza esitazione con lo stesso nome: Phoebe Philo. Solo pronunciando questo personaggio si evoca un mito, uno stile e un pensiero molto precisi. Nella mente visualizziamo immediatamente quell’estetica pulita e rigorosa che ha invaso le passerelle di mezzo mondo nella prima metà del decennio, rendendo improvvisamente giurassici i trend dei chiassosi anni 2000.
Da Coco Chanel a Elsa Schiaparelli, fino a Giorgio Armani e Gianni Versace, la moda è fatta di storie rivoluzionarie, volte a stravolgere lo stile come lo conosciamo, per mettersi continuamente in discussione. La storia della designer britanica Phoebe Philo, direttrice creativa della storica maison Céline dal 2008 al 2018, è una parabola unica nel suo genere, che ha radicalmente cambiato il guardaroba femminile degli anni Dieci del Ventunesimo Secolo. Una storia durata dieci splendidi anni, dopo i quali Phoebe Philo sembra essere sparita da ogni radar, tenendo ben segreti i suoi progetti futuri. Quel che è certo è che, per superare l’incertezza di un futuro così labile, ora più che mai sembra fondamentale volgere uno sguardo al passato. E quale passato più glorioso, se non quello di Céline di Phoebe Philo?
Daria Werbowy, Juergen Teller and Phoebe Philo pic.twitter.com/oLyX3scFFi
— mars 🫀 (@antifashun) February 4, 2019
La vita
Phoebe Philo nasce il 1 febbraio 1973 a Parigi, da genitori britannici. Trascorre la sua infanzia a Londra. Inizia a disegnare abiti sin dall’età di quattordici anni, grazie a una macchina da cucire regalatale dalla madre, designer e art director. I suoi studi proseguono presso il prestigioso Central Saint Martin College of Art and Design, dove si laurea nel 1996. La sua collezione di laurea, con influenze latine, riceverà il plauso della rivista «The Guardian». Il talento di Phoebe Philo non passa inosservato: nel 1997 viene assunta immediatamente come assistente designer di Stella McCartney per il ready-to-wear presso la maison Chloé. Nel 2001 diventa la direttrice creativa della casa di moda francese, un’avventura che durerà cinque anni. In questo periodo Philo viene definita dal «New York Times» come la nuova Coco Chanel.
Gli anni in Céline
Nel 2008 il gruppo LMVH propone alla designer di lavorare alla maison Céline, con un contratto estremamente favorevole. Phoebe Philo infatti sposterà il quartiere generale del brand (il temuto ufficio stile) da Parigi a Londra, cambiamento considerato epocale in quegli anni.
La sua collezione di debutto viene presentata con tanto clamore della critica. Ma sarà solo l’inizio di un progetto che stravolgerà lo stile estremo e arzigogolato degli anni 2000, per regalare agli abiti forme rigorose e strutturate mai viste prima.
Lo stile
I’d just thought I’d clean it up, make it strong and powerful – a kind of contemporary minimalism.
Lo stile di Phoebe Philo è sintetizzabile in una rivincita della donna della borghesia francese, incapace di essere scalfita da qualsiasi crisi od ostacolo le si ponga davanti. La collezione PE 2010 resuscita Céline da anni di intorpidimento, regalando un successo senza precedenti: imperversano toni neutrali, che richiamano atmosfere desertiche. Le forme degli abiti sono estremamente pulite, sembrano quasi seguire un perfetto rigore geometrico. Alcuni minidress sembrano corazze, l’andatura delle modelle quasi militare.
La nuova donna Céline è una lavoratrice, in grado di gestire ogni aspetto della sua vita, proprio come quello della sua designer. Sembra essere finita l’era di skinny jeans a vita bassa, abiti striminziti e tacchi alti. Phoebe Philo ridefinisce il concetto di confort, fondendolo con i principi minimalisti dei primi anni Novanta, in una chiave assolutamente pragmatica e attuale. Gli abiti trasudano una nuova sensualità, lontana dallo stile esplicito di Tom Ford: la donna disegnata da Phoebe Philo non ha bisogno di assecondare frivoli cliché maschili per sentirsi sexy. La sensualità esula da un paio di tacchi vertiginosi e minigonne attillate, ma è un appeal sussurrato, con una connotazione fortemente femminista.
Ma il minimalismo non è tutto: in molte collezioni la designer ha tratto ispirazioni dai libertini anni Settanta per dar vita a sontuosi giochi di stampe, senza eccessi, eco del suo passato in Chloé.
#POETUIT CÉLINE SS 2014 – Gracias Phoebe Philo por existir. pic.twitter.com/SgPIrpEutB
— CHRISTIAN MALIBRÁN (@cmalibran) June 14, 2015
Il marketing
Il successo di Céline in quegli anni è decisamente figlio del disegno visionario di Phoebe Philo, ma non solo. Dietro un grande creativo si cela sempre (o quasi) una strategia marketing di successo.
Le collezioni hanno forme confortevoli e semplici, apparentemente parlano a ogni donna. Non c’è sfarzo, occasione speciale, gli abiti sono versatili e adatti a tutte le ore del giorno e spesso a ogni forma del corpo. Ma sono pur sempre capi soggetti a una forma di esclusività tipica dei brand di lusso. Le collezioni erano acquistabili unicamente in boutique; è solo da pochi anni che la vendita di Céline avviene anche su store online. Inoltre, il corso degli anni ha aumentato nettamente il valore dei capi, sempre più rari, che vengono venduti alle adepte di Old Céline, chiamate dagli addetti al settore le Philophiles. Ad oggi, è Instagram la piattaforma online dove i pezzi di Phoebe Philo hanno più mercato, grazie a numerose pagine di reselling come Old Celine Market.
L’eredità
Nel 2018 la Philo lascia la maison Céline dopo dieci anni di onorato servizio e successi a pioggia. A sostituirla entra in scena il designer francese Hedi Slimane, noto per il suo stile estremamente riconoscibile che applica a ogni brand per cui lavora, stravolgendone e, spesso trascurandone, l’heritage. Se Céline sembra aver abbandonato il lussuoso minimalismo che lo ha caratterizzato per un decennio, Daniel Lee, braccio destro di Phoebe Philo, ne ha raccolto gli stilemi fondamentali e li ha utilizzati per attuare il restyling di Bottega Veneta. Il brand ha rivoluzionato il suo approccio al fashion. La manifattura di altissima qualità non è più in primo piano, ma lascia il posto a sperimentazioni di materiali, colori e mix di generi che pongono Bottega Veneta – definita anche “New Bottega”– al centro di tutte le tendenze attuali. Daniel Lee è riuscito a interpretare ciò che ha imparato dalla sua insegnante, per costruire un immaginario sensuale con occhio ben vigile sullo sportswear, regalando al brand un successo senza precedenti.
I find mediocrity hard. I find that whole area difficult. I’m a very passionate person; I care very much about what I do. I believe I give it a lot, so it’s gotta be good; otherwise, what’s the point?
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