Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese. Umberto Eco
Heroes & Villains
Il principale miraggio che la società può delineare nei pensieri e nei gesti degli uomini è l’illusione della libertà. Perfino in un governo progressista e democratico come quello italiano è possibile riscontrare un doppio approccio politico nei confronti dei “non italiani”.
Da una parte ci sono le retoriche pubbliche a favore dell’integrazione degli stranieri, dall’altra le pratiche repressive di respingimento o detenzione. Questo, però, rischia di portare a quell’inevitabile distinzione tra i buoni, ovvero i regolari, che hanno dunque il diritto di accesso all’integrazione e ai servizi, e i cattivi, che invece devono essere espulsi o segregati.
Il travestimento comico della realtà: Genesi
In un Paese che sta imboccando la pericolosa strada verso un razzismo esplicito, aggressivo e istituzionale, l’opera di Walter Leoni offre un’accattivante parodia del panorama inerente alla retorica del Multiculturalismo, seminando anche un fertile terreno di riflessione e sperimentazione sulle possibili future derive a cui è destinato il nostro Paese.
Cresciuto a pane e fumetti come Mafalda e Calvin & Hobbes, l’artista orvietano, a partire dal 2003, quando ancora frequentava la Scuola Romana dei Fumetti, ha trasformato la sua vocazione in arte, realizzando strisce e vignette satiriche per diversi quotidiani e settimanali, come Par Condicio, Smemoranda, Veleno e Fanpage, diventando via via popolare anche sui social attraverso la sua pagina Facebook: Totally Unecessary Comics.
Il Mangiafuoco dei persiflage
All’interno dell’universo satiresco basato su strip singole costruite sulla modalità botta e risposta, Leoni è riuscito addirittura a ritagliarsi uno spazio fatto di non partigianeria e franca schiettezza dei personaggi. Da fine fumettista, è stato capace di moltiplicare sia i persiflage tra i protagonisti che il numero di vignette, giungendo così al raccontino sequenziale.
Al contrario dei satiristi classici, che risolvono spesso le loro battute con un gioco di parole, Leoni ha dato vita a una sorta di avanspettacolo teatrale, in cui i personaggi, dai semplici cittadini ai giornalisti fino ai politici, vengono presi e trasformati dall’autore in marionette contraddistinte da dialoghi spumeggianti. Il tutto affiancato da un disegno lineare ma ricchissimo di colori, gusto e sapienza.
La schiettezza si fa trend
Dopo aver calzato per lungo tempo il ruolo di disegnatore di sottobosco, creando panel come Sergio l’Orso Bipolare, o vignette con icone fumettistiche come l’Uomo Ragno e Hulk, l’irriverente penna di Walter Leoni ha deciso di cimentarsi per la prima volta in una graphic novel edita Dentiblù, grazie alla quale si è aggiudicato l’ambito e prestigioso premio Gran Guinigi come miglior esordiente alla fiera del Lucca Comics 2020, che a causa della pandemia ha dovuto rielaborare il programma svolgendosi quasi interamente online.
SS Tata si manifesta quindi anche come un inno alla libertà creativa, grazie al quale Leoni ha potuto finalmente pubblicare una storia raccontata dal suo punto di vista, con i suoi personaggi, andando oltre la quotidiana striscia satirica. A partire da una gag di sole due tavole basata sulla battuta Segui le avventure di SS Tata, ha creato una pungente cartina di tornasole per discorsi teorico-disciplinari molto più ampi.
Gag del veterano nazista
Che si tratti di un fumetto satirico lo si capisce già dal titolo, citazione quasi esplicita al noto programma televisivo Sos Tata. Quello che non si può immaginare, però, è lo schiaffo secco nei confronti del pensiero dell’italiano medio reso grazie ad alcune vignette nel corso della storia. Moderno e irriverente, l’autore riesce a conquistare sin da subito l’attenzione del lettore con un brevissimo antefatto dedicato al suo lavoro di creazione, terminato a inizio 2020, proprio ai primordi della pandemia Covid 19.
Sulla scia di un manifesto pressoché nazista, la storia si apre sul personaggio di Klaus Von Truppen, un vegliardo scienziato del Reich, fedele ai suoi esperimenti sekretissimi und importantissimi e la sua ossessione di voler riportare in vita Hitler, clonandolo a partire dai baffetti acquistati a caro prezzo da una bancarella in Perù.
Il buonsenso del Nazismo Solidale
Attraverso una leggerezza intelligente che fa riflettere, la narrazione si fa scorrevole, leggera e talvolta citazionista, inframmezzata da affondi sagaci di satira, resi attraverso slogan sovranisti e istinti razzisti visti come comportamenti socialmente accettati e normali in un Italia distopicamente antinazista e democratica.
La crisi casus belli arriverà quando al macchiettistico nazista viene affidata, senza preavviso, la bis-bis nipotina “cromaticamente svantaggiata”, di nome B.Yonze. Con temerarietà intellettuale, capace di mettere a nudo ipocrisie e perbenismi alla: Io non sono nazista, ma…, utilizzato come mantra autogiustificativo all’interno della società distopica fedele all’ideale 100% made in Italy, Leoni prende in giro il nazismo dimostrandoci come l’ironia sia l’arma più potente di cui siamo in possesso.
La svolta della crisi casus belli
Il tempo trascorso con quella piccola fonte di caos, tra bandiere del Reich trasformate in pannolini e piagnistei paragonabili al frastuono di attacchi aerei, è stato in grado di trasformare perfino l’idealismo morale del più devoto dei nazisti. Quella dello scienziato Von Truppen, però, non deve essere intesa come una redenzione, bensì come una forma di conversione, non tanto in termini religiosi, ma più come capacità propria di una persona di saper mettersi in discussione a tal punto da ribaltare completamente la propria visione del mondo. La coerenza, infatti, molto spesso si accompagna al fanatismo e alla pretesa di giudicare gli altri partendo dal presupposto di essere dalla parte della ragione.
Il paradosso politico senza filtri
Certamente, non è stata una storia facile da scrivere, soprattutto per il rischio di essere fraintesi, ponendo al centro della vicenda il nazismo come iperbole narrativa in grado di raccontare gli e(s)quilibri che l’Italia moderna trova difficili da mantenere. La sua comicità trasgressiva, infatti, è riservata esclusivamente a un pubblico di mentalità aperta, avvezza più al linguaggio esplicito infarcito di svastiche e humor nero senza filtri, che al cappio dittatoriale celato dal politically correct.
Celebri i suoi pungenti attacchi trasversali, tanto al razzismo di destra quanto all’immobilismo di sinistra, con cui ha cercato di stigmatizzare il cinismo con il quale i nostri partiti politici non si fanno scrupoli a prendersi gioco dei bassi istinti della gente per il loro tornaconto. Populismo, scorrettezza intellettuale, qualunquismo, violenza, atteggiamenti che riconosciamo e condanniamo subito quando ad adottarli sono avversari politici, ma che spesso ci rifiutiamo di vedere o siamo pronti a utilizzare quando ci tornano utili per far prevalere le nostre ragioni.
50 shades of (m)paternity
I disegni caricaturali, in linea con lo stile vignettistico per cui l’autore è rinomato, sono un perfetto esempio di narrativa per immagini, sommaria e funzionale al racconto. La costruzione dinamica delle tavole, l’uso saggio e accorto dei colori come meccanismo narrativo, le citazioni e i rimandi alla cultura pop, che vanno da Heidi a Frozen, aggiungono quel tocco di quotidiana paternità verso cui il lettore può immedesimarsi. Il continuo passaggio dal bianco e nero al colorato presente in alcune sequenze di vignette, infatti, è servito a Walter Leoni per delineare la sua visione della vita pre e post figlio.
Prima vedeva colori morbidi ed eleganti, con basse saturazioni e tinte autunnali. Poi sono arrivati i pupazzi, le copertine e i Playmobil, che lo hanno travolto, al pari di Klaus Von Truppen, con uno shock cromatico di colori accesi, violenti e fluorescenti. C’è in fondo la consapevolezza che la cura di un bimbo ti costringe a fare i conti con cose che prima non sempre prendevi in considerazione, in particolare nei confronti del futuro a lungo termine, come lo vorresti e come potresti contribuire a migliorarlo o a peggiorarlo, facendo i conti con te stesso e con quello che si è stati.
Il cimelio della fanciullezza
Peculiarità singolare è anche la simpatica illustrazione legata al valore della memoria, intesa come categoria del pensiero e dell’essere che, attraverso l’essenzialità e l’immediatezza del segno fumettistico, è riuscita a garantire la presenza di un personaggio altamente risolutivo, ma che non appare mai, se non per i suoi Wof! Wof! Il cane Auf Wiedersehen, infatti, accompagna Klaus Von Truppen fin dall’infanzia, al pari di uno Snoopy o un Idefix, aiutandolo nei momenti di estrema necessità, da perfetto deus ex machina all’apice della comicità.
All’interno di SS Tata molte citazioni provengono dal background dell’artista, dalle sue conoscenze e soprattutto dagli interessi legati alla sua generazione. Un esempio è lo chef Massimo Bottura, oppure la battuta “Mi aveva già convinto al Guten Morgen“, una citazione rivisitata del film Jerry McGuire di Cameron Crowe.
È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva
In un’Italia che si rifiuta ancora di affrontare il proprio passato coloniale, assicurando così ancora più spazio alla negazione, alla distorsione storica e all’idea che gli italiani non sono razzisti ma… In un Paese in cui i “neri italiani” esistono solo nella propaganda politica, nella riforma della cittadinanza, nell’immigrazione fuori controllo e nei barconi, mentre i politici apertamente razzisti sono invitati a esprimere le loro opinioni non democratiche in TV per il bene della “libertà di parola”.
Finché lo stolto punterà il dito verso ciò che ritiene minaccioso e contaminante, la satira ferocemente polemica e spietata di SS Tata trionferà a lungo sul podio degli evergreen. A dispetto del titolo, infatti, non si limita soltanto a fornire delle indicazioni sulla segregazione razziale, ma offre anche un esauriente commento sulle tendenze ideologiche conservatrici e reazionarie della società contemporanea. Come un’inesauribile gramigna emotiva si è dimostrata abile nel plasmare stravaganti connubi tra critica sociale, sentimento umano e dissacrante umorismo fumettistico.
Continuate il nostro Insight Trip all’insegna della segregazione razziale. Altre curiosità vi aspettano nel prossimo articolo della sezione di Roma, che esaminerà la questione in termini di disciplina sportiva, a partire dalle Olimpiadi del 1936.
CREDITS
Copertina a cura di Giulia Raffaelli
Immagini 3-11 a cura di Giulia Raffaelli