È arrivato il momento di iniziare a scrivere il primo capitolo della moda italiana 3.0, senza cercare il talento fuori dai confini. C’è voglia di nuovo e noi tifiamo per loro
La Milano Fashion Week si è appena conclusa e, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia in corso, si è dimostrata un vero successo. Se le vecchia guardia ha dimostrato ancora una volta che dalle ceneri si può risorgere più forti di prima, una ventata di aria fresca ha regalato alla Fashion Week un’iconicità indimenticabile. Sto parlando di una squadra di giovani designer che hanno acceso le passerelle milanesi con creatività, materie di prima qualità, sostenibilità e un incredibile tocco Made in Italy. Collezioni diverse tra loro, ma tutte con forti ispirazioni e riferimenti culturali, che fanno sperare in un futuro brillante per la Moda. Des Phemmes, Calcaterra, Christian Boaro, Alessandro Vigilante, Vitelli e Andrea Adamo sono i brand selezionati per parlare della rivoluzione giovanile tutta Italiana.
Des Phemmes
È il brand di Salvatore Rizza. Le dichiarazioni di intenti sono fin troppo chiare: la ricerca di un look contemporaneo per un guardaroba che va oltre il tempo e i trend del momento, creando nuovi e diversi stereotipi di femminilità. Un equilibrio sbilanciato, formato dalla ricerca di tessuti, dettagli, mescolanze di mille universi possibili. La sfilata, dedicata ai diari di Kurt Cobain, riflette proprio sul titolo “Come as you are”, celebre testo dei Nirvana.
In questi periodi bui, ci può essere qualcosa che riesce a ricordarti chi sei e chi potrai essere? Des Phemmes non propone un’unica versione, ma propone una collezione con base grunge, mescolata ad abiti fluidi. Il nero è accompagnato da colori accesi e paillettes. Una sensualità che fa incontrare gli anni Novanta e gli anni Settanta in note futuristiche. Un esperimento eccellente.
You said that I remind you of yourself tomorrow
Calcaterra
La moda italiana deve tornare alla sapienza, alla cultura e alla qualità che ci ha contraddistinto e fatto conoscere in tutto il Mondo. Quel “saper fare” che tanto ci invidiano all’estero e che rappresenta la vera eccellenza della nostra penisola
L’inno di Calcaterra è per i sognatori. Abiti che abbandonano il suolo terrestre per portarci in una dimensione che prescinde spazio e tempo. Un mood sofisticato, quello di Daniele Calcaterra, che, per la Fashion Week, si ispira alla decadente borghesia milanese di fine anni Ottanta. Tra nostalgie e speranze per il futuro, il brand non smette di concentrarsi sulla costruzione di una silhouette femminile contemporanea.
Christian Boaro
Non credo che un designer possa davvero innovare ancora, e probabilmente troverete dei riferimenti alla storia della moda nella mia collezione. Ma puoi sempre offrire qualcosa di nuovo, presentando i vestiti in chiave contemporanea
Christian Boaro vanta un’esperienza presso Versace, Dolce&Gabbana, MSGM e Gianfranco Ferrè. Il suo occhio da fotografo gli permette di avere una visione unica della moda, che trascende gli schemi precostituiti e si abbandona alla fluidità. I suoi riferimenti agli anni Novanta abbracciano l’unicità dell’individuo in sé, rendendo ogni pezzo desiderabile. Trench in vinile che ci rimandano a Monica Vitti nell’iconica pellicola “Una ragazza con la pistola”, impeccabili tuxedo, top trasparenti e pantaloni in seta sono solo alcuni dei capi protagonisti della sua collezione, un manifesto della moda genderless.
Alessandro Vigilante
Il designer, nella sua nuova collezione “ATTO I – TALKING BODY”, si ispira al corpo umano, ponendolo al centro della scena. Lo studio si concentra sul corpo e sui movimenti, sulla comunicazione, sui gesti. L’approccio è dichiaratamente voyeuristico: arte di osservare una donna che a sua volta osserva il suo corpo dettagliatamente. Gli abiti vengono riportati alla loro natura primordiale, avvolgono come una seconda pelle. Quale materiale migliore del lattice per regalare questa sensazione?
Nella nuova collezione la donna ritrova la sua sensualità, Vigilante gioca con tagli inusuali e materiali sofisticati, rigorosamente sostenibili. La drammaticità si fonde con la praticità, rendendo noti i riferimenti a Merce Cunningham e Pina Bausch. In un gioco di contrasti, Alessandro Vigilante mette la donna perfettamente a suo agio con l’esplorazione del corpo e delle sue potenzialità.
Vitelli
Vitelli is a unicorn in the sometimes homogenized Italian fashion industry.
Vitelli è il brand di Mauro Simionato, fondato nel 2016. L’intento è di rappresentare la gioventù italiana con la realizzazione di una collezione knitwear di grande creatività, grazie alla collaborazione con lavoratori indipendenti in Veneto e un dichiarato intento di sostenibilità. La nuova collezione rappresenta la libertà senza confini delle nuove generazioni.
Simionato disegna giovani hippies genderless grazie alla scelta di colori vivaci, che non temono esplorazioni, abbinamenti di texture diverse e un sapiente uso dei materiali. Attinge all’estetica della Gioventù Cosmica (da cui il titolo della collezione) degli anni Ottanta, scena ispirata dalla musica Afro-cosmica, suonata nei club di tutto il Nord Italia.
Andrea Adamo
Il fit universale ovvero il fit che non esiste, perché è di tutti.
Il lock-down ha spinto Andrea Adamo, con lunga esperienza nel campo moda presso brand come Elisabetta Franchi e Roberto Cavalli, a creare il suo omonimo brand. Creazioni ispirate alla sua infanzia crotonese e la nonna, che lo ha sempre incoraggiato, come musa ispiratrice.
Se i materiali utilizzati incoraggiano ad avvolgere dolcemente il corpo come un sottile guanto, il designer decide di non utilizzare i colori per le sue collezioni, per riflettere sul dibattuto tema della diversità di genere. Bluse, leggings, pencil skirts declinate in colori neutri, definiti “NUDO 1”, “NUDO 2” e così via. Anche qui le forme degli abiti gridano una sensualità ritrovata, accompagnata da un casting che incoraggia diversità e body positivity, per disegnare una nuova armonia a cui tutti dovremmo aspirare.
Designer diversi tra loro, con tratti distintivi che li rendono riconoscibili, come un urlo tra le masse. Questa esplosione di talento ci fa capire che la moda ha bisogno di cominciare un nuovo ciclo all’insegna del rinnovamento e di voci che rappresentano una nuova generazione, così differente dalle precedenti, con nuovi progetti e obiettivi. Primi fra tutti, l’impegno per un ecosistema più sostenibile e la valorizzazione dell’individuo in quanto tale, senza etichette.