Ti lascio per riprendermi è un libro molto curioso e chi lo ha scritto deve esserlo altrettanto: gli autori devono averne passate parecchie o, almeno, se le sono fatte raccontare. É anche divertente, molto divertente, è un manuale praticomico per affrontare la separazione.
Quando “vivi in un mondo tutto tuo fatto di fiumi di miele, case di marzapane e pusher di ossitocina” pensi che non vi lascerete mai, o meglio, non ci pensi affatto. Pensi che questa volta è la persona giusta e durerà per sempre, dimenticando che è la stessa cosa che hai pensato tutte le altre volte. Questo è quello che pensano più o meno tutti. Per questo Giovanna Donini e Andrea Midena hanno scritto il manuale, perché sbagliando non s’impara o, se si impara, qualcun altro sbaglierà per te e a quel punto la miglior medicina sarà l’ironia che, insieme a dei buoni consigli, fa passare (quasi) tutto.
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Elizabeth Taylor, autrice della prefazione del libro, sostiene che:
Io sono la dimostrazione primo: che ti dimentichi spesso delle cazzate che fai e quindi tendi a ripeterle; secondo: che chiodo schiaccia chiodo (a volte anche lo stesso chiodo) […] Ma è meglio se, tra un chiodo e l’altro, leggi questo manuale.
Perché chiodo schiaccia lo stesso chiodo? Perché Elizabeth si è sposata otto volte e di mariti ne ha avuti sette, perché uno, dice, con l’abito stava particolarmente bene e se lo è sposata due volte.
Altrettanto fantastiche sono le storie che il libro racconta. Come ogni manuale che si rispetti presenta degli esempi, in questo caso sono delle storie (e se i libri di matematica fossero scritti in questo modo potremmo amarla tutti e riderci sopra). Ma siccome è un manuale praticomico, vi presenta non solo le storie vere ma anche quelle che si fantasticano, quelle che si sognano. E leggere la fantasia, il film americano, a fianco della realtà, della vita che si vive a Mulazzano, non può che farvi sorridere.
Un esempio è quello della storia di Marta e Giorgio: Marta esce e a casa rimangono Giorgio (il compagno di Marta) e Alex (un amico). L’appuntamento di Marta salta e quando rientra non c’è più nessuno che gioca alla Play. Trova una scia di vestiti, i due amici sono nella doccia e sapete che dice Giorgio? Dice che “non è come sembra”. E “Alex aggiunge che stavano facendo la doccia in due solo per risparmiare l’acqua, che glielo ha chiesto il pianeta”.
Parlare d’amore è sicuramente più difficile che parlare di matematica, e raccontare di storie che finiscono riuscendo a far sorridere è a dir poco raro. Gli scrittori potrebbero cimentarsi a scrivere anche un manuale praticomico su come affrontare la matematica, che poi potrebbe benissimo essere il secondo volume di questo libro; una volta che ci si è lasciati conoscere la matematica diventa essenziale per la separazione dei beni.
Nel libro sono spiegati anche i sintomi di un amore finito, perché si sa, quando capita si è parecchio confusi. Ne anticipo uno, il quinto:
Desiderio ai minimi storici
Per riuscire a farlo dovete incrociare le agende. Quando ti dice che non ha voglia, fingi di dispiacerti poi vai nella stanza accanto e fai un trenino di Capodanno senza vagoni.
I sintomi possono essere utili per capire te stesso, per capire “l’altro”, per battere sul tempo il compagno/avversario, uomo o donna che sia. Ma il libro non si limita a questo, spiega anche i metodi per lasciare o per farsi lasciare. Uno dei migliori è quello del reiterato fastidio. Come per ogni argomento trattato nel libro, anche per questo ci sono degli esempi praticomici. Si parla anche di chi, dopo la separazione, se ne va e di chi resta: ad esempio delle diverse sistemazioni possibili. La cosa migliore sarebbe trovarsi una casa ma, non essendo così semplice, gli autori del libro spiegano il perché, stilando una lista di chi potrebbe ospitarvi e dei rischi che correte. Se convivere per qualche tempo con il vostro amico ambientalista vi sembra la soluzione migliore, Giovanna e Andrea hanno elencato per voi alcune semplici regole da rispettare:
1. L’acqua della pasta non si butta, si conserva per lavarsi i denti.
2. Per l’igiene dentale è vietato l’uso di spazzolini di plastica. Si consiglia l’uso del dito indice avvolto in una foglia di salvia (meglio se già usata per insaporire la cena)
5. Il lavaggio di frutta e verdura viene effettuato con l’acqua piovana. In periodi di siccità si ricorre all’acqua della pasta come al punto uno.
7. La lavatrice si accende solo il primo lunedì di ogni mese.
E infine:
Tempo max di permanenza consigliato: un giorno sperando che sia il primo lunedì del mese così almeno puoi farti una lavatrice.
Il capitolo nono, La lista della separazione, si apre invece così:
Che assurdità la vita.
Quando ti sposi e già sei felice perché hai trovato l’altra metà della mela, fai una grande festa, tutti ti riempiono di doni, sorrisi e soprattutto soldi. Ora invece che sei a pezzi perché quella mezza mela è finita nell’umido, ti chiudi in te stesso e nessuno ti regala niente. È in questo momento, invece, che servirebbero doni, sorrisi e soprattutto soldi.
Sarebbe, quello della separazione, un momento da celebrare e nel libro si trova un magnifico esempio di come, anche senza separation planner, programmare una simile cerimonia. Questo è il primo punto:
ore 11.00
Corteo verso il compro oro ove si svolgerà la cerimonia della fusione della fede.
Questo libro prende in considerazione ogni aspetto della separazione e studia anche le diverse possibili coppie. É un libro per per Lui e Lei, per Lei e Lei o per Lui e Lui, con tanto di esempi per capire quali sono le piccole differenze che fanno la differenza, ma sempre ricordando che l’amore è una legge universale che, a differenza della legge, è uguale per tutti.
Un’altra cosa uguale per tutti è l’amico (o l’amica) che si sente un po’ Paolo Fox e troverà negli astri la causa della separazione. E se quando ti chiedono l’ascendente vorresti andartene ma poi pensi che potrebbe essere un modo per sdrammatizzare, bene, il libro ha pensato anche a questo: a un breve prontuario per poter annuire con aria consapevole alle grandi verità astrologiche che inevitabilmente ti verranno propinate. Ovviamente il prontuario include l’analisi di tutti i segni e la loro frase tipica.
Un’altra chicca del libro è il capitolo “Dimmi che mestiere fai e ti dirò come lasci”. Uno dei migliori è sicuramente il telecronista che se la cava dribblando e saltando paranoie.
Ti lascio per riprendermi è un libro che fa ridere, ma è pur sempre un manuale che insegna molte cose, non ultima la chimica dell’amore (rigorosamente senza formule). Che tu ti sia appena lasciato o che tu sia single da una vita ha poca importanza, c’è un capitolo che parla veramente a tutti. Parla di quanto l’amore sia sopravvalutato:
Terzo giorno di scuola: «Allora chi ti piace, ce l’hai il fidanzatino?». E sei solo alle elementari. […]
Cena in famiglia: «Allora con chi stai?». Oppure, ancora peggio: «Ma com’è che tu non riesci a trovare nessuno? […]
Se poi stai con qualcuno solo perché non ne potevi più di sentirti chiedere se stessi con qualcuno, sei uno sfigato stellato. […]
Anche quando vai al ristorante il cameriere ti viene incontro, guarda il vuoto dietro di te e ti chiede: «Da solo?» con quel tono che sembra dire: «Sfigato?» […]
Non c’è niente da fare, se non sei accoppiato non sei normale, sei come un elemento figurativo ben riconoscibile in un quadro di Pollock. Felicemente o infelicemente non importa, l’importante è che tu sia accoppiato.
Dopo aver smentito elegantemente queste frottole il libro provvede anche a consigliarvi come passare questo momento (o questa vita) di solitudine.
Per concludere c’è un epilogo bello, bello perché leggendolo non potrete non fare il tifo per uno dei protagonisti e sul finale gioirete insieme a lui; è una storia che potrebbe piacere a prescindere dalla situazione in cui ci si trova. Così come, d’altronde, il libro vi farà sorridere sia che siate single sia che siate in coppia (o chissà, magari in tre) regalandovi (si fa per dire, il libro va pagato) tanti piccoli consigli, geniali soluzioni e moltissime risate.
FONTI
Giovanni Donini, Andrea Midena, Ti lascio per riprendermi, Solferino, 2021
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