La protesta dei navigator: chi sono e che cosa vogliono
La protesta dei navigator si inserisce in quel macro quadro di discussione politica-popolare riguardante il reddito di cittadinanza. Era il marzo del 2019 quando il MoVimento 5 Stelle, capitanato da Beppe Grillo, riuscì ad ottenere il sì e l’approvazione di tale misura. Un provvedimento di “politica attiva del lavoro”, che mira a contrastare la povertà. Ma non solo, anche le disuguaglianze sociali, il gap culturale, in modo da facilitare l’ascesa sociale. Nel concreto si tratta di un sostegno economico, che ha lo scopo di “fare da integratore” ai redditi familiari.
Il reddito viene poi associato a un percorso di reinserimento lavorativo e sociale, di cui i beneficiari sono protagonisti. Sottoscrivendo un Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale, i cittadini sono “obbligati” a seguire un percorso personalizzato avente due obiettivi: da una parte garantire l’inserimento lavorativo, e dall’altro promuovere una vera e propria inclusione sociale.
La protesta dei navigator: il ruolo sociale
Chi si fa carico di questi passaggi fondamentali è appunto il navigator. Colui che – come definito da Luigi Di Maio – ha il compito di “seguire chi ha perso il lavoro, formarlo e reinserirlo nel mondo del lavoro”. Dunque si tratta di un tutor, che ha un ruolo determinante nel guidare passo dopo passo il beneficiario del reddito di cittadinanza tra le proposte di lavoro. E in più si fa carico di un’abilità, mista a responsabilità, davvero importante: far risparmiare tempo alle società che sono alla ricerca di nuovi impiegati. Una risorsa che risulta quindi utile e cruciale nelle fase di coordinazione e gestione tra domanda e offerta.
A questo poi va aggiunto il compito della formazione. Formare professionalmente un candidato sotto diversi aspetti è sempre più necessario: serve per rimanere competitivi con il mercato. Il compito del navigator è pensare ai momenti per attuare un costante “lifelong learning” o apprendimento permanente, nei centri dell’impiego, in sedi private o aziende.
La protesta dei navigator: la fine dei contratti
Tuttavia, la recente protesta dei navigator non nasce contro l’etica, i cardini e i princìpi della misura. Viene subito recepita come “una giornata di mobilitazione, realizzata nella forma del presidio in forma statica”; appare come il classico sit-in in piazza Montecitorio, davanti al Parlamento. La protesta dei navigator è legata al “problema” del contratto. I contratti dei collaboratori coordinati e continuativi (co-co-co) infatti vedranno la parola “fine” il prossimo 30 aprile 2021. L’annuncio di una proroga era nell’aria, soprattutto dopo le dichiarazioni della ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ma la proposta è poi caduta nel vuoto. A fianco dei 2.700 navigator, probabilmente senza contratto né futuro dal primo maggio, hanno trovato spazio le voci dei sindacati UilTemp, Nidil Cgil e Felsa Cisl.
Le ragioni intrinseche della protesta dei navigator sono legate essenzialmente al mancato confronto, più volte richiesto alle istituzioni, in merito alla questione del rinnovo dei contratti. Inoltre – viene fatto notare – che tale “mancanza” non avrebbe ripercussioni solo sul singolo in termini di occupazione, ma anche sull’intero progetto legato al reddito di cittadinanza.
Durante la protesta, alcuni navigator fanno infatti presente che “seguiamo circa un milione di beneficiari del reddito di cittadinanza e da aprile questi resteranno senza un punto di riferimento. I Centri per l’Impiego sono sottodimensionati a tal punto da non poter svolgere questo lavoro come la normativa richiederebbe“– e aggiungono– “si rischia il naufragio della politica attiva collegata al reddito di cittadinanza, così come è stato un fallimento il Patto di Servizio per chi prendeva il REI“. Per poi concludere: “I livelli essenziali di prestazione vanno garantiti e senza 2.700 operatori sarà impossibile farlo. Chiediamo al Governo di discutere una proroga del contratto, tra l’altro in un periodo di piena emergenza in cui il numero dei disoccupati è destinato a salire”.
La protesta dei navigator: tra lavoro e fallimento
I navigator sono quindi figure fondamentali di “accompagnamento” dal mondo della disoccupazione a quello dell’occupazione. E di questi tempi (forse) una figura ancor più necessaria: tutti i cassaintegrati potrebbero infatti richiedere aiuto ai navigator per il ricollocamento lavorativo.
E a tutto ciò si aggiunge la pandemia, tra crisi, blocchi e limitazioni. Il problema, sottolinea Gabanelli sul Corriere – è che se il conflitto tra ANPAL e Regioni non viene risolto, difficilmente i navigator troveranno una collocazione, una volta che sarà per loro scaduto il contratto a fine aprile. “Una misura di politica attiva” può “tenere”, solo quindi se ci sono gli strumenti e le giuste sinergie, per ora del tutto assenti.