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I Grammy e i suoi grandi dimenticati: Producer of the Year

Per quanto un artista possa essere bravo, si sa, non lavora quasi mai da solo nella creazione di un disco (a meno che non si tratti del progetto Tame Impala, ma quello è un altro discorso). L’Academy lo sa bene e, infatti, sarebbe un vero peccato non riconoscere i meriti di chi si occupa della cura meticolosa dei dettagli di una canzone: il produttore. Come candidature ufficiali ai Grammy di quest’anno abbiamo:

Jack Antonoff

Dan Auerbach

Dave Cobb

Flying Lotus

Andrew Watt

Dimitra Gurduiala, Caposezione

SOPHIE

L’anno 2021 è già iniziato malissimo, per quanto riguarda il mondo della musica: è infatti venuta a mancare l’artista e produttrice SOPHIE, già candidata ai Grammy 2019 per il miglior album dance/elettronico dell’anno. Più che per un lavoro nello specifico, sarebbe una figura da stimare e premiare per la sua intera carriera, poiché grazie a lei possiamo ascoltare capolavori che altrimenti non esisterebbero.

Ha potuto vantare collaborazioni con artisti di ogni calibro, da Madonna al gruppo Let’s Eat Grandma, passando per Rihanna e Arca. Le sue collaborazioni più segnanti, però, sono state decisamente quelle con Charli XCX: oltre ad aver partecipato alla creazione del suo EP Vroom Vroom, SOPHIE ha letteralmente formato quella che poi sarebbe diventata la regina dell’elettropop.

Sono poi da menzionare le produzioni da lei svolte prima della sua prematura scomparsa, soprattutto quella di 24HRS delle ITZY (uno dei gruppi coreani più popolari del momento), nonché la sua contribuzione all’ALIAS EP di SHYGIRL. Possiamo quindi ricordare SOPHIE come una delle artiste che più ci ha dato nell’ultimo decennio, nonostante il poco tempo che ha avuto a disposizione.

Stefania Berra, Redattrice

Rick Rubin

Se è vero che le canzoni vengono interpretate dagli artisti, non dobbiamo di certo dimenticare tutto il lavoro nelle retrovie fatto di suggerimenti, aggiustamenti, relazione con il mondo del mercato musicale. Per tale motivo, il produttore discografico è un ruolo importante, se non fondamentale, nel processo di realizzazione di un disco. A tal proposito, tra le nomination come miglior produttore di questo 2020, non figura Rick Rubin, produttore di spicco nel panorama musicale statunitense e non solo che ha collaborato fra gli altri con artisti del calibro di Johnny Cash, Red Hot Chili Peppers, AC/DC, Linkin Park e vincitore di ben dieci Grammy

Il 10 aprile scorso però è uscito il sesto album dei The Strokes, gruppo musicale indie rock che ha alle spalle diverse premi e riconoscimenti. The New Abnormal è il titolo del disco prodotto per l’appunto da Rick Rubin e registrato interamente nel suo studio di registrazione a Malibu, in California. Accolto positivamente dalla critica internazionale, si tratta di un album che vede una fusione perfetta tra rock e pop, ballate e brani da live, una rassegna di temi attuali e scottanti, un connubio di maturità e consapevolezza dopo ben sette anni di silenzio totale per i newyorkesi. 

E la mano di Rubin si nota. Lui, che di musica se ne intende, ha riportato in auge questo gruppo, collaborando nella creazione di The New Abnormal che appare una sorta di rinascita per i The Strokes. Alla base troviamo delle idee ben solide e consolidate, rispetto a quanto fatto finora, è decisamente un lavoro che ha dato alla band nuove occasioni nel panorama musicale. Non meritava dunque un’altra possibilità anche Rick Rubin?

Giulia Ascione, Redattrice

Kid Harpoon

Nel giro di un anno, Kid Harpoon ha collaborato in veste di produttore a due dei progetti più interessanti della scena pop internazionale. Il primo riguarda alcuni singoli estratti dall’album Fine Line di Harry Styles, Adore You e Falling. Il secondo, invece, tocca il pezzo d’esordio del quarto album in studio di Shawn Mendes, Wonder. Soprattutto in questo caso, si sente l’estrema ricercatezza di suoni che danno vita all’atmosfera eterea del pezzo, complice anche il potente Intro che sfocia in un crescendo.

Classe 1982, Kid Harpoon è riuscito ormai da anni a costruirsi un nome nell’industria musicale grazie alla produzione di numerosi brani e dischi di successo. Florence + The Machine, Shakira e Meghan Trainor sono solo alcuni nomi che si possono citare. A conferma di ciò, a dicembre 2020 la rivista statunitense Variety l’ha nominato come uno degli Hitmakers dell’anno dati i grandi risultati raccolti nel giro di poco tempo durante la sua carriera. Evidentemente questi traguardi non sono sembrati sufficienti alla giuria degli imprevedibili Grammy 2021. Speriamo di vedere comparire il nome di Harpoon prima o poi.

Federica Terragnoli, Redattrice

Tyler Johnson

Abbiamo già avuto modo di parlare di Fine Line, l’ultimo album del cantautore Harry Styles, a cui è stata negata la nomination nella categoria Album of the Year. L’interpretazione e la scrittura dell’artista sono fondamentali, certo, ma la voce e la presenza sul palco non sono tutto. Dietro ad ogni grande brano c’è un enorme lavoro di produzione, ed è così che ci si avvicina ad un’altra, forse non abbastanza riconosciuta, categoria premiata agli Academy: si tratta del produttore dell’anno, tra i quali non figura Tyler Johnson.

Produttore musicale e autore di pezzi, Johnson ha lavorato per alcuni dei più grandi nomi del panorama musicale attuale. Oltre al sopra citato Harry Styles, si annoverano alla sua lista Sam Smith, Meghan Trainor, Keith Urban, Cam, Taylor Swift e Ed Sheeran. Questi ultimi due gli hanno procurato due nomination ai Grammy, rispettivamente nel 2012 con Red e nel 2015 con X. Purtroppo, il grande lavoro di Johnson è stato premiato con la vittoria solo una volta, nel 2016 ai Nashville Songwriters Association International grazie a Burning House di Cam. 

Come si intuisce dagli artisti con cui ha lavorato, Johnson è particolarmente abile con la musica pop, ma è inevitabile percepire la presenza del genere rock. Il lavoro di produzione che si cela dietro a questi grandi pezzi, se non interi album, è notevole, ma forse l’Academy non lo ha percepito. 

Andrea Ciattone, Redattore

Nick Mira

Forse potrebbe essere una proposta troppo azzardata per la sua giovane età ma tra i potenziali candidati nella categoria Producer of the year vedrei bene Nick Mira, che è probabilmente il volto di spicco della nuova generazione di produttori. Nonostante i suoi soli 20 anni può annoverare partecipazioni in album molto importanti, come Hollywood’s Bleeding di Post Malone, Tickets To My Downfall di Machine Gun Kelly e 17 di XXXTentacion ma è noto soprattutto per la sua stretta collaborazione con Juice WRLD.

Il suo 2020 è stato molto soddisfacente grazie alla produzione di brani per gli album Legends Never Die di Juice WRLD, The Goat di Polo G, il già citato album di Machine Gun Kelly e, in particolare, per il progetto B4 the Storm targato Internet Money, crew di producer di cui Mira è il massimo esponente, in cui spicca la hit mondiale Lemonade

Il nome di Mira è molto conosciuto tra i giovani sul web in quanto con la sua crew pubblica periodicamente video tutorial su YouTube ed effettua live su Twitch in cui aiuta gli aspiranti producer alle prime armi ad avvicinarsi al mondo della produzione. Per quest’anno è andata così ma tra non molti anni potremmo vedere il suo nome nella lista dei candidati.

Francesco Pozzi, Redattore

Metro Boomin

Forse il principale artefice del successo della trap statunitense, Metro Boomin è, ormai da anni, il produttore discografico di riferimento per la scena hip-hop contemporanea che vanta collaborazioni con tutti gli esponenti di spicco della stessa. Future, Young Thug, Drake e Gucci Mane sono solo alcuni dei rapper che hanno avuto modo di lavorare con il produttore del momento. Nel 2016, con il socio 21 Savage (vincitore di un Grammy con il brano A lot), ha dato vita a Savage Mode, uno dei progetti più interessanti della nuova generazione americana (sebbene 21 Savage sia nato in Inghilterra).

Il 2 ottobre 2020 è uscito Savage Mode II. Il secondo capitolo del progetto collaborativo si è rivelato un successo e ha raggiunto la certificazione di disco d’oro negli Stati Uniti. Le produzioni di Metro Boomin sono caratterizzate da un suono ipnotico, oscuro. L’atmosfera grigia e tetra creata dai beat accompagnano alla perfezione la voce profonda di 21 Savage, che si conferma come partner ideale del produttore di St. Louis. Runnin è la vera hit del disco: nel video viene mostrato il Grammy vinto da 21 Savage, portato ad Atlanta come simbolo di un successo partito dal basso. 

Se l’hip hop oggi conta così tanto a livello internazionale, il merito è in gran parte di Metro Boomin, il quale meriterebbe ogni anno di potersi almeno giocare il riconoscimento. 

FONTI

Academy

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