L’età moderna ha portato l’uomo a vivere sempre più in connessione con gli altri e con il mondo che lo circonda. L’inclusione è arrivata a costituire la base da cui partire per creare una società più giusta e al passo con i tempi. Per dar vita a questo fenomeno è opportuno partire dalle categorie più fragili come, per esempio, i disabili. Chi è affetto da disabilità trova davanti a sé un muro insormontabile: ostacoli burocratici e pregiudizi sono solo due dei tanti elementi che complicano la loro vita già messa a dura prova.
L’ambito che si è mostrato più sensibile alla tematica dell’inclusione dei soggetti disabili è stato quello artistico. L’arte, in tutte le sue sfaccettature, abbraccia la disabilità attraverso numerose idee e progetti portati avanti da musei e fondazioni private.
Il Museo Tattile Statale Omero
Nel 1993, da un’idea di Aldo Grassini, nasce il Museo Tattile Statale Omero sito in Ancona. Cieco dalla nascita, Grassini, ha sentito l’esigenza di aprire un museo dedicato alla fruizione dell’arte per non vedenti.
Attraverso il tatto l’ospite del museo è portato a vivere un’esperienza sensoriale di cui altrimenti non potrebbe usufruire. Toccare volti, corpi, gesti, espressioni, scoprire volumi e prospettive attraverso le proprie mani diventa un canale di conoscenza intimo, spesso inesplorato anche dal non vedente stesso. Il tatto, rispetto alla vista, ha una carica affettiva superiore: guardare, molto spesso, implica un approccio più distante e freddo. Al contrario, il tatto annulla questa distanza permettendo al visitatore di percepire l’anima dell’opera.
L’antimuseo
L’Antimuseo: così viene definito nella puntata del programma Che ci faccio qui di cui Domenico Iannacone è autore e conduttore. Si tratta di un’accezione che fa riferimento ad un museo alternativo che propone ciò che in altri siti è vietato: toccare. Sono presenti all’interno del Museo Tattile circa centocinquanta opere, tutte riproduzioni dei grandi capolavori d’arte: dal Discobolo, alla Venere di Milo.
La condizione del non vedente è tale da far avere a un individuo, che sia vedente o meno, una propria concezione di bellezza: non è bello solo ciò che si vede ma anche, e soprattutto, ciò che si vive. Questa è la lezione più importante che da sempre le persone che soffrono di questo tipo di disabilità vogliono insegnare agli altri. La vita passa dalle mani, e attraverso queste è possibile creare cose meravigliose.
Il buio fa paura. Ma dal buio possono nasce tante cose.
Così si esprime Felice Tagliaferri, scultore e realizzatore dell’opera Cristo rivelato presente, come prodotto artistico, al Museo Tattile Omero. La sua opera, come tutte quelle esposte al museo, fa parte di una collezione accessibile e fruibile tattilmente. Vengono offerte, inoltre, descrizioni in braille e pedane mobili con scale per l’esplorazione delle sculture più alte.
Progetto Musae
L’arte, dunque, contribuisce in maniera decisiva a combattere l’emarginazione. Oltre al Museo Tattile Omero di Ancona ci sono altri numerosi progetti che affiancano il disabile nel mondo dell’arte.
Come per esempio il progetto Musae (Musei, Uso Sociale e Accessibilità come contrasto all’Emarginazione) presentato dall’associazione Key & Key Communications, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. L’obiettivo di tale progetto è quello di costruire di percorsi attivi per le persone con disabilità al fine di garantire l’accessibilità e la fruibilità degli spazi pubblici e in particolare di quelli dedicati ai patrimoni storico-artistici e culturali in Umbria.
Il progetto Musae si prefissa di lavorare sull’abbattimento dell’esclusione dalla vita quotidiana e di comunità in cui molte persone disabili si ritrovano, al fine di rendere gli spazi museali e gli stessi patrimoni storico-artistici e culturali veicoli per il contrasto all’emarginazione. Punto forte di questo progetto è l’incontro tra cittadinanza e persone che vivono esperienze di cecità, sordità e demenza. Questo permette ai fruitori del progetto di entrare nel vivo delle opere, attraverso una testimonianza diretta e del tutto significativa.
L’inclusione di queste persone, dipinte come fragili dagli occhi distratti di questa società, deve essere portata avanti proprio per dimostrare quanta unicità esiste nelle differenze.
Il primo Comma dell’Articolo 3 della Costituzione Italiana recita così:
Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Queste poche righe spiegano il motivo per il quale è doveroso creare una società dove tutti abbiano pari dignità e dove tutti siano messi nella condizione di potersi esprimere al meglio.
Nella diversità c’è tanta bellezza. Quella bellezza che rende speciale ogni esistenza.
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