Un matrimonio americano è il quarto romanzo della scrittrice statunitense Tayari Jones, che con questo libro ha vinto nel 2019 il Women’s Prize for Fiction. Il romanzo, portato in Italia da Neri Pozza, è ispirato da una conversazione che la scrittrice ha sentito per sbaglio mentre si trovava ad Harvard per condurre una serie di ricerche sull’incarcerazione di massa. La conversazione era uno scambio di battute tra una donna, che Jones descrive come stupenda, e un uomo: “Sai che non mi avresti aspettato sette anni” dice la donna, “Tutto questo non sarebbe potuto succedere a te a prescindere” risponde l’uomo.
Anche i protagonisti del romanzo sono un uomo e una donna, Roy e Celestial. Si sono sposati da poco, vivono ad Atlanta e stanno ponendo le basi per la loro vita insieme quando decidono di intraprendere un viaggio che si rivelerà fatale. Si recano in Louisiana per far visita ai genitori di Roy e, imbarazzati dall’idea di dormire insieme sotto il loro stesso tetto, decidono di prendere una camera in hotel per la nottata, che non passa affatto bene.
I due infatti litigano e Roy lascia momentaneamente la stanza per prendere del ghiaccio. Tornato in camera fa pace con Celestial e passa con lei la notte, almeno finché la polizia non fa irruzione per arrestarlo. Infatti durante la sua escursione fuori dalla stanza ha scambiato qualche parola con una donna che ora lo accusa di averla poi raggiunta nella propria camera per stuprarla. È un crimine che Roy non ha commesso, il lettore che conosce tutti i suoi spostamenti lo sa benissimo, ma a suo sfavore gioca il fatto di essere nero davanti al sistema giudiziario americano, per di più in uno stato del Sud. Roy viene quindi condannato a dodici anni di carcere.
Tayari Jones ha dichiarato che questo libro è, in un certo senso, in relazione con l’Odissea: è la storia di un uomo che cerca di tornare a casa da una moglie che lo aspetta e che non sa quanto le sia permesso di ricostruire la propria vita in assenza del marito. Allo stesso tempo, però, tra Celestial e Penelope non c’è paragone, Celestial infatti ha dei pretendenti molto più difficili da ingannare rispetto ai Proci: le proprie ambizioni e la propria voglia di vivere la sua vita appieno.
Durante il tempo che Roy passa in prigione, documentato al lettore tramite l’intimità delle lettere che i giovani coniugi si scambiano, vediamo come il loro amore sbiadisca per lasciare spazio alla rabbia e al risentimento. Dopo aver scontato “solo” sette anni, Roy riesce a uscire dal carcere e vorrebbe tornare a casa, ma la verità è che fuori dalla prigione l’orologio non si è fermato, il tempo ha continuato a scorrere, Celestial è andata avanti e, anche se non ha ancora chiesto il divorzio, ha iniziato una relazione con Andre, il suo migliore amico d’infanzia e la ragione per cui lei e Roy si conoscono. La domanda quindi non è tanto come ricostruire la loro relazione, ma cosa resti da ricostruire.
Il libro non si concentra sulla vita di Roy in prigione o sulla questione razziale dietro la sua incarcerazione, non è un libro di denuncia sociale, ma questi temi restano necessariamente una presenza costante. Questo perché il pregiudizio razziale è semplicemente un fatto nella vita delle comunità nere in America, è talmente radicato da essere diventato ormai di routine. Nelle parole dell’autrice: “L’ingiustizia nel sistema penale è semplicemente nell’aria. Come gli uragani se vivi sulla East Coast o i terremoti nell’Ovest. È semplicemente qualcosa che è“.
Non si parla quindi della prigione in sé, ma degli effetti che ha sulle relazioni tra chi è dentro e chi è fuori, la prigione diventa l’occhio del ciclone verso cui tutto viene attirato e che tutto, eventualmente, distrugge. Il lettore si chiede, ancora prima dell’incarcerazione di Roy, se l’amore tra Roy e Celestial resisterà alla prova del tempo, la loro relazione infatti è già piena di conflitti: da una parte Roy ama flirtare con altre donne e risente Celestial perché la sua famiglia è più ricca e istruita della propria, dall’altra Celestial non è sicura di voler avere figli che sono invece un grande desiderio di Roy. Ma Celestial e Roy insieme hanno anche molto potenziale: ogni relazione va costruita con fatica e i due sembrano pronti a cercare di farcela insieme, si supportano a vicenda ed evidentemente si amano. Ma tutto questo non può essere esplorato perché la loro storia viene bruscamente interrotta, il lettore non può fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo altrimenti, sicuramente questo sarebbe stato tutt’altro tipo di romanzo americano.
Tayari Jones riesce a descrivere con precisione chirurgica gli stati d’animo dei personaggi e lo sfaldarsi delle loro relazioni dando voce direttamente a loro. Nel libro si alternano i punti di vista di Roy, Celestial e Andre che ci restituiscono una situazione estremamente complessa in cui è impossibile non immedesimarsi in tutti i personaggi, non si può scegliere da che parte stare.
La storia di Roy e Celestial è una storia magnetica: il lettore si sente attratto dalla tragedia di cui fin da subito si avverte la presenza. È una storia d’amore, di lutto, di separazione, si innesta su un quadro politico più ampio, ma non scade mai in commenti banali e non è mai moraleggiante. Non è quindi un caso che i giudici del Women’s Prize for Fiction abbiano scelto questo libro, pur dovendo escludere le vincitrici del Man Booker Prize Anna Burns e Pat Barker e l’amatissima Madeline Miller.
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